Dalle infrastrutture verdi un argine al rischio clima e una svolta green all’Italia
[3 Ottobre 2013]
Anche nel 2012, in Italia e a livello globale, le temperature sono state più alte della media, e nonostante quel che dicono gli ecoscettici lo scenario descritto dal V Rapporto dell’Ipcc sul cambiamento climatico è sempre più critico. In Italia il rischio clima rappresenta un danno economico tra lo 0,12 e 0,16% del Pil al quale vanno aggiunti i danni per la perdita di biodiversità e quelli al patrimonio storico, artistico ed architettonico. Oggi a Milano, al convegno “Infrastrutture verdi e il capitale naturale” in preparazione della la Conferenza nazionale sulla biodiversità, organizzata dal Ministero dell’Ambiente, che si terrà in dicembre e che si avvale per la sua preparazione di un protocollo d’intesa siglato con Federparchi, Unioncamere e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, è stato sottolineato che si tratta di «Uno scenario rispetto al quale l’Unione Europea ha definito una strategia di adattamento con una serie di azioni tra le quali si inserisce la promozione delle “Infrastrutture verdi”, cui si legano ricadute cruciali non solo per la mitigazione degli effetti del cambiamento del clima, ma anche per la protezione della biodiversità e per dare impulso ulteriore alla Green Economy».
Inoltre è stato evidenziato che «Le infrastrutture verdi sono “un altro modo” di pensare e realizzare infrastrutture sul territorio, valorizzano le forze biologiche, cioè quei servizi ecosistemici che assicurano il mantenimento e lo sviluppo del sistema naturale dei territori, la biodiversità e il nostro benessere, sotto forma di stabilità, fertilità e produttività dei suoli, mantenimento delle falde idriche, assorbimento del carbonio, reattività agli effetti degli incendi e protezione della salute. In concreto, le “Infrastrutture verdi” realizzano reti interconnesse di spazi verdi di cui esistono ormai numerosi ed interessanti esempi in Europa e nel mondo. L’Ue nella recente Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici ha riconosciuto l’importanza delle infrastrutture verdi per la mitigazione degli effetti derivanti dal cambiamento del clima. L’Italia non si è ancora dotata della propria strategia, ma dovrà necessariamente considerare il ruolo delle infrastrutture verdi, che costituirà anche un volano per la “Green economy”, elemento strategico per il superamento della crisi economica e prospettiva di sviluppo sostenibile del Paese».
Per Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, «Il convegno sulle infrastrutture verdi – ha affermato – intende presentare esperienze e soluzioni pratiche per stimolare le imprese, il mondo del lavoro e quello della formazione a progettare differentemente gli interventi sul territorio. Con pratiche non solo capaci di dare e conservare ricchezza, ma anche di rilanciare l’occupazione. Proprio per questo motivo, la Fondazione ha aderito con entusiasmo alla richiesta di essere uno dei partner che assiste il Ministero dell’ambiente nella realizzazione della conferenza su La natura dell’Italia, biodiversità e aree protette: la green economy per il rilancio del Paese. Questo è uno dei temi di maggior interesse per la Fondazione che pone la green economy e green new deal al centro delle politiche sulla sostenibilità ambientale».
Al convegno sono stati presentati alcuni esempi concreti di “Infrastrutture verdi” presenti in Italia:
L’Autorità di Bacino dell’Arno che ha messo in atto, già dagli anni ’90, una serie di interventi per far fronte al regime delle piene, con interventi volti a migliorare la funzionalità o creazione di “casse di espansione” (ad assorbimento dei volumi di acqua in caso di piena) curando, al contempo, la realizzazione e il miglioramento di habitat e microhabitat umidi.
L’Anello verde di Mirandola, in provincia di Modena. Il piano per l’energia locale punta ad una significativa riduzione dei consumi energetici e mitigazione del cambiamento climatico (20% di riduzione di energia per il 2020) attraverso la creazione di un anello verde (green belt) intorno alla città, che contribuirà al raffrescamento ed ombreggiamento dell’ambiente urbano e alla cattura della CO2.
Ma è stato sottolineato che le potenzialità di sviluppo delle Infrastrutture verdi nel nostro Paese sono molto ampie: «secondo l’Ue, potrebbero riguardare poco meno del 50% del territorio nazionale, ossia una superficie di oltre 150mila km quadrati; un’estensione rilevante che consentirebbe di definire piani e programmi di ampia portata e rilevante ricaduta socio economica e di sostenibilità. Le infrastrutture verdi mirano non solo ad assicurare la funzione per la quale sono state progettate, ma anche a conservare e valorizzare i servizi ecosistemici offerti gratuitamente dall’ambiente e che sono non solo indispensabili per la vita e per l’economia, ma hanno anche un alto valore economico aggiunto: basti pensare che solo dalla sola rete Natura 2000, ossia il solo il 18% del territorio dell’Europa a 27, ricaviamo servizi ecosistemici per un valore economico equivalente da un minimo di 223 ad un massimo di 314 miliardi di Euro all’anno. Le esperienze finora maturare attestano il vantaggio ulteriore di promuovere nuove professionalità – legate alla progettazione sostenibile dei territori e delle infrastrutture e agli interventi di recupero – e di incrementare l’occupazione, sia in termini di addetti impegnati che di intensità del lavoro».
Le infrastrutture verdi possono essere realizzate soprattutto in 5 ambiti:
Aree Naturali Le infrastrutture verdi in questo ambito hanno scopo principale di contrastare la perdita della biodiversità e quindi rendere gli ecosistemi più resistenti e resilienti di fronte agli stress derivanti dai cambiamenti climatici. Le infrastrutture verdi richiedono quindi interventi mirati ad incrementare le probabilità di sopravvivenza delle specie, a recuperare gli habitat e ridurne la frammentazione, a rimuovere/aggirare le barriere create dalle infrastrutture grigie, nonché ad assicurare la conservazione delle torbiere e delle zone umide, che incidono direttamente sui sistemi di regolazione del clima.
Suolo Il suolo è un elemento chiave nel ciclo del carbonio. Si stimano circa 70-75 miliardi di tonnellate di carbonio organico solo nei suoli europei. Il consumo di suolo (circa100 h/g, un consumo che ha portato ad aumentare di 5 volte le aree occupate nell’arco di 50 anni), che mette a rischio la biodiversità e riduce la matrice ambientale funzionale alla produzione agricola, è una delle emergenze italiane. Le “infrastrutture verdi” potranno meglio tutelarlo attraverso interventi conservativi o di miglioramento di boschi alluvionali per prevenire l’erosione e aumentare lo stoccaggio di carbonio; attraverso la conservazione o l’aumento della sostanza organica, che rende più produttivo il suolo e aumenta la capacità di assorbire e stoccare carbonio; mediante la tutela degli habitat per la produzione di biomasse per fini energetici; attraverso gli interventi per garantirne la permeabilità contro i rischi alluvioni.
Verde urbano Esso costituisce una grande infrastruttura verde che svolge una funzione essenziale per la qualità della vita. Spazi verdi urbani ed extraurbani attenueranno i rischi dei fenomeni climatici estremi che avranno pesanti conseguenze economiche e sociali, anche a causa delle ripercussioni sulle infrastrutture e sulla salute. Il verde urbano ha anche un effetto raffrescante: intorno a un parco cittadino la temperatura è mediamente più bassa di 0.94°C. I tetti verdi urbani poi riducono i rischi inondazione (nel centro di Manchester e nelle parti densamente edificate attorno alla città i tetti verdi hanno ridotto lo scorrimento superficiale di 20 mm di pioggia, pari a circa il 20% ) e permettono di ridurre i consumi energetici per il condizionamento di un edificio del 10/15%.
Rete idrografica – Asset fondamentale non solo per gli equilibri degli ecosistemi, ma anche per l’economia, per la salute e per la stabilità dei suoli. Le politiche comunitarie sollecitano gli Stati membri affinché i piani di gestione dei bacini idrografici tengano conto degli impatti dei cambiamenti climatici che aggraveranno i fenomeni di siccità (negli ultimi 30 anni ha prodotto danni per 100 miliardi di euro), faranno diminuire la disponibilità delle risorse idriche e la loro qualità, e incrementeranno i fenomeni meteorologici estremi (negli ultimi 80 anni in Italia ci sono stati 5.400 alluvioni e 11.000 frane). Questi fenomeni possono essere contrastati aumentando la permeabilità dei suoli per ricaricare le falde e ridurre la portata delle cosiddette “bombe d’acqua”, progettando interventi sui corsi d’acqua mirati a migliorare la conservazione della risorsa e i processi di autodepurazione, ricostituendo o recuperando le zone umide.
Aree costiere – L’innalzamento del livello del mare occuperà territori oggi emersi, l’incremento dell’intensità dei fenomeni ondosi aumenterà l’erosione, il cuneo salino si estenderà verso l’interno. In Italia le coste sono un territorio particolarmente sensibile: il 60% della popolazione vive sulla fascia costiera e ogni anno oltre 600 milioni di persone (presenze/giorni) si affacciano sul mare durante i mesi estivi. Il 42% delle coste italiane però è sottoposto a processi di erosione Anche le dune stanno scomparendo: oggi in Italia restano solo 330 km di dune ancora ‘selvagge’. Proprio interventi di conservazione delle dune e delle paludi salmastre sono considerati idonei per contrastare gli effetti degli eventi meteorologici estremi. Un esempio di infrastruttura verde che protegge contro le alluvioni è stato il piano di riallineamento dell’area di Alkborough Flats sull’estuario dell’Humber nel Regno Unito che ha ridotto e posticipato le spese legate alla protezione delle coste con costruzioni di arginamento (si stima che il piano consenta di risparmiare annualmente 465.000 Euro per le spese di protezione contro le alluvioni).