Dicembre senza neve in Svizzera: il mese peggiore per il turismo sciistico degli ultimi 100 anni
La stagione sciistica si è accorciata di un mese in 4 anni, cambiano i modelli delle nevicate
[11 Gennaio 2017]
Una siccità mai vista a dicembre ha rovinato l’avvio della stagione sciistica in Svizzera e in molte altre località turistiche delle Alpi. L’ondata di freddo arrivata a gennaio sta migliorando la situazione, ma per alberghi, piste e impianti di risalita la situazione è sempre più difficile, mentre i turisti stanno rivedendo l’abituale pianificazine delle settimane bianche.
Alla situazione svizzera e alpina in generale Bloomberg dedica un reportage, a firma Chiara Albanese, Fabio Benedetti Valentini e Catherine Bosley, dal quale emerge che ormai le vacanze di Natale non sono più il momento giusto per andare a sciare nel cuore montuoso dell’Europa. «Dopo che le tempeste precoci nel mese di novembre avevano sollevato false speranze nelle Alpi- si legge su Bloomberg – dicembre ha prodotto il minimo neve in Svizzera», almeno da quando è si sono cominciati a tenere i dati sulle nevicate più di 100 anni fa. Nel compendio sciistico del Jungfrau, con località famose come Wengen e Grindelwald, c’è stato un calo del 25% del turismo dall’inizio della stagione fino al 2 gennaio. Il recente maltempo ha portato copiose nevicate a gran parte dell’Europa, interessando inusualmente anche il sud dell’Italia e portando temperature antartiche nei Balcani. E’ nevicato anche sulle Alpi, soprattutto in Austria e nella Svizzera orientale, ma più a ovest località come Chamonix e la Val d’Isère hanno avuto solo una spolverata.
Secondo Cie Des Alpes, che gestisce gli impianti di risalita della Val d’Isère e ha una quota in quelli i Chamonix, la prospettiva stagionale resta solida grazie alle prenotazioni post-invernali. Agnes Pannier-Runacher, vice amministratore delegato di Cie Des Alpes, ha detto a Bloomberg che «Nella maggior parte dei nostri villaggi, siamo in grado di proporre lo sci d’alta quota e, fino a quando il tempo è buono, le richieste dei clienti vengono soddisfatte. La tendenza può essere invertita in un breve lasso di tempo».
Se aumenta il freddo, le stazioni sciistiche più in alto possono produrre la neve artificiale per migliorare la copertura delle loro piste e le previsioni dicono che nei prossimi giorni sono in arrivo altre nevicate. Ma comunque il manto nevoso sulle Alpi dovrebbe rimanere ben al di sotto delle medie stagionali alle quali eravamo abituati.
Agli ambientalisti non piace per nulla questa artificializzazione dello sci e chiedono che venga limitato lo scialpinismo e in particolare l’elisky in alta quota. Ma soprattutto che si impadisca la costruzione di nuove piste e di impianti di risalita dove ormai nevica sempre più raramente.
Mauro Loss, direttore della Scuola Giorgo Graffer di alpinismo e scialpinismo di Trento ha detto ad Albanese, Benedetti Valentini e Bosley: «Quest’anno, i miei sci sono ancora nella loro box. A 2.500 metri le scarpe si ricoprono di polvere. E’ tempo di reinventare le attività invernali in montagna».
I climatologi dicono condizioni le condizioni meteorologiche sempre meno prevedibili, come l’alta pressione che ha provocato la siccità sulle Alpi a dicembre – per non parlare del caldo record al Polo Nord – potrebbero essere segnali di una “nuova normalità”, mentre i cambiamenti climatici stanno mostrando tutte le conseguenze previste dagli scienziati.
Reto Knutt, dell’Istituto per gli studi atmosferici e climatici dell’ETH. Zürich, ha sottolineato. «Non possiamo aspettarci che le cose tra 50 anni restino come sono ora» ed è confinto che alla fine di questo secolo la linea della neve sarà da 500 a 700 metri più in alto rispetto ad oggi, con periodi innevati che saranno tra 4 e 8 settimane più brevi. Nelle località sotto i 3.000 metri, i giorni di inverno piovosi saranno sempre più frequenti.
Martine Rebetez, dell’università di Neuchâtel, che con il suo team hanno studiato i dati di 40 anni di rilevamenti in 11 stazioni meteorologiche alpine, conferma che già oggi la stagione della neve inizia 12 giorni dopo e termina 26 giorni prima rispetto agli anni ’70.
Se nelle Alpi i grossi operatori turistici del nord Europa cercano di correre ai ripari spostando i turisti da una località all’altra, seguendo i caporicci del tempo, con simili dati climatci, il turismo sciistico negli Appennini sembra destinato a diventare presto un ricordo.
Wolfgang Pfefferkorn, responsabile di progetto per il settore clima ed energia alla Cipra International, è più che consapvole che Anche nelle Alpi si assisterà a un cambiamento delle condizioni climatiche: le temperature continueranno a crescere, ci sarà sempre meno neve, l’innevamento si sposterà verso l’alto e nelle Alpi meridionali durante l’estate ci sarà meno acqua a disposizione. Città, comuni e regioni, agricoltori, selvicoltori e operatori turistici, solo per citare alcuni attori, dovranno adottare opportuni provvedimenti. Quanto prima lo faranno, tanto meglio sarà e a costi inferiori. Infatti ogni adattamento che oggi trascuriamo, domani ci costerà molto di più».
Pfefferkorn dice che «Alcune regioni dell’arco alpino ne hanno preso coscienza. Una di queste è la Surselva, nel Canton Grigioni, in Svizzera. In un processo partecipativo i responsabili di diversi settori si sono confrontati su come potranno competere con successo in un futuro dalle mutate condizioni climatiche; hanno quindi elaborato un kit di strumenti che consentirà loro di fare di necessità virtù. L’adattamento ai cambiamenti climatici può anche essere un motore per l’innovazione regionale».
Pfefferkorn conclude: «Ora che quasi tutti gli Stati alpini hanno elaborato strategie di adattamento nazionali, dovranno essere avviati programmi di attuazione a livello regionale su piccola scala e declinare il tema a scala locale, perché il cambiamento climatico è una questione che riguarda tutti! Esempi in tal senso possono essere considerati il programma pilota di successo dell’Ufficio federale svizzero dell’ambiente o in Austria il programma appena rinnovato “Klar! Klimawandel-Anpassungs- Modellregionen” (Klar, Adattamento al cambiamento climatico-Regioni modello). Non dobbiamo tuttavia dimenticare una questione centrale: con tutti gli adattamenti avviati in modo esemplare, non si possono e non si devono trascurare gli sforzi per ridurre le emissioni serra!»