Disastro climatico in Sicilia, Legambiente: «Si scrive maltempo, si legge cambiamento climatico»

I geologi: pensare ad un nuovo sviluppo del Paese. ANBI. «Non si riesce neppure ad approvare la legge contro lo sfrenato consumo di suolo»

[27 Ottobre 2021]

Analizzando il disastroso evento climatico in corso a Catania, il geologo Sergio Di Marco, presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) sezione Sicilia, ricorda che « In queste ore la città di Catania e gran parte della Sicilia orientale stanno vivendo momenti di grande difficoltà a causa delle incessanti piogge che da più giorni si stanno abbattendo sul territorio. Nelle ultime 48 ore sulla città sono stati registrati 265 mm di pioggia, ovvero circa un terzo delle precipitazioni complessive annue che mediamente insistono sul territorio catanese, e le previsioni per i prossimi giorni indicano un ulteriore approfondimento del vortice di bassa pressione con il persistere della pioggia, delineando uno scenario fortemente preoccupante. Le mutate condizioni del clima, che hanno trasformato eventi metereologici eccezionali a cadenza pluridecennale in eventi frequenti che si manifestano anche più volte l’anno, richiedono un ulteriore sforzo e una progettazione che non sia solo di tipo emergenziale. La frequenza con cui si ripropongono le drammatiche scene a cui stiamo assistendo in queste ore dimostra inequivocabilmente che bisogna riprogettare lo sviluppo del territorio in un’ottica nuova cercando di rimediare ad errori di decenni di mancate e/o inappropriate pianificazioni territoriali. La fragilità del territorio etneo sta emergendo in tutta la sua drammaticità ed in particolare vorrei sottolineare come le situazioni di grave criticità si stiano manifestando non solo nelle aree maggiormente urbanizzate ma anche in quelle rurali, interessando interi bacini idrografici sia per ciò che concerne le conseguenze dei deflussi idrici di piena che la stabilità dei versanti. Ciò è segno che l’individuazione delle misure di prevenzione e mitigazione dei rischi non possono essere demandate ai singoli amministratori locali, ma richiedono una visione di insieme che attenzioni globalmente l’assetto idrogeologico e tutte le componenti che concorrono a definirlo. Come SIGEA Sicilia continueremo ad impegnarci nella salvaguardia della qualità dell’ambiente naturale ed antropizzato e nell’utilizzazione più responsabile del territorio e delle sue risorse, mettendo a disposizione degli enti preposti le nostre competenze e il nostro impegno».

Per Legambiente, «I fenomeni metereologici delle ultime settimane e in particolare quelli che nelle ultime ore stanno colpendo con violenza la Sicilia e la Calabria, sono uno dei segnali della crisi climatica in atto. Fenomeni come quelli osservati nella piana di Catania, dove si è verificata un’alluvione con ingenti danni, dispersi e purtroppo anche una vittima, sono ormai sempre più frequenti con forti ripercussioni anche sul settore agricolo. A parlar chiaro sono i dati raccolti e aggiornati dall’Osservatorio nazionale Città e Clima di Legambiente: dall’inizio del 2021 ai primi di ottobre in Italia si sono registrati 113 eventi estremi tra allagamenti dovuti a piogge intense, trombe d’aria, esondazioni fluviali e siccità che hanno provocato danni in 99 Comuni. Da segnalare inoltre 5 esondazioni fluviali e 60 casi di allagamenti».

Anita Astuto, responsabile energie clima di Legambiente Sicilia, sottolinea che «Si scrive maltempo, si legge cambiamento climatico. Non è il momento di rimandare o di fare proposte deboli e conservative, si approvi subito un piano nazionale di adattamento al clima, come già hanno fatto gli altri paesi europei e si spronino i Comuni ad approvare i Piani d’azione per l’energia e il clima (PAESC) per rendere i nostri territori più resilienti agli eventi estremi che saranno sempre più intensi e frequenti. Non dimentichiamo che la Sicilia è al centro del Mediterraneo e che lo stesso è un hot spot del cambiamento climatico».

Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, aggiunge: «Mancano pochi giorni al G20 di Roma e alla COP26 di Glasgow, si dimostri che la vita delle persone e la tutela degli ecosistemi sono una priorità per questo Paese e che non importa solo salvare i profitti delle aziende del settore oil&gas. Abbiamo bisogno che la transizione energetica faccia un grande balzo in avanti con energie rinnovabili, uniche tecnologie veramente verdi e sicure, e che Stato e Regioni facciano tutto ciò che è in loro potere per adattare i territori ai cambiamenti climatici in atto, a partire dalle aree più a rischio. La crisi climatica va affrontata nella sua complessità, non possiamo permetterci il lusso della semplificazione».

La pensa così anche Antonello Fiore, presidente Nazionale della SIGEA: «Bisogna prestare attenzione e fare presto perché sta aumentando la frequenza degli eventi estremi».

Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (ANBI), evidenzia che «Il finora sconosciuto arrivo di un cosiddetto uragano mediterraneo sulle regioni meridionali dell’Italia, creando già drammatiche conseguenze in Sicilia e Calabria, evidenzia l’urgenza, dettata dalla crisi climatica, di una politica di prevenzione civile, che deve interessare la società nel suo complesso: dai corretti comportamenti individuali in caso di eventi meteo estremi a nuove tipologie costruttive, da una più equilibrata pianificazione urbanistica ad un grande piano di investimenti per la salvaguardia del territorio. Invece, non si riesce neppure ad approvare la legge contro lo sfrenato consumo di suolo, che aumenta esponenzialmente il rischio idrogeologico».

Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, conclude: «Sono gli eventi a chiamarci a nuove responsabilità – I Consorzi di bonifica ed Irrigazione sono antenne sensibili alle trasformazioni del territorio e da questa capacità è nato il Piano di Efficientamento della Rete Idraulica del Paese, presentato nel 2019 e tassello di una politica di interventi per aumentare la capacità di resilienza delle comunità. Nel Sud Italia, in questi giorni in allarme idrogeologico, sono previsti 277 progetti definitivi, cioè ad avanzato iter procedurale: 222 interessano la manutenzione e l’adeguamento del reticolo idraulico, lungo oltre 80.000 chilometri, mentre 55 riguardano gli invasi, che sono determinanti per contenere le acque di pioggia, riducendo il rischio di allagamenti e creando, in una logica di multifunzionalità,  riserve idriche per i periodi di siccità; in questo quadro è previsto l’aumento di capacità per 45 bacini in attività, grazie all’asporto di oltre 68 milioni di metri cubi di sedime depositato sui fondali. Oltre a ciò, si prevede l’attivazione di 6 serbatoi da anni non completati e la realizzazione di ulteriori 4 per una capacità complessiva di oltre 231 milioni di metri cubi. Il tutto, grazie ad un investimento di circa 1 miliardo e 900 milioni in grado di garantire quasi 9.500 posti di lavoro. Come sempre, mettiamo la nostra capacità progettuale a servizio dei soggetti decisori, invitando a fare presto per uscire dalla sterile logica della dichiarazione dello stato di calamità che molto preoccupa anche le giovani generazioni per il loro futuro».