L’analisi della Fondazione Cima
Dopo un mese di pioggia e neve, la siccità in Italia è ancora un grosso problema
«Gli effetti della siccità emergono nel tempo, man mano che la scarsità d’acqua si va facendo sentire sugli ecosistemi, sulle coltivazioni, sull’approvvigionamento energetico, sulla falda acquifera e quindi sui nostri fiumi»
[12 Giugno 2023]
Nonostante l’estate sia ormai formalmente alle porte, la prima parte di giugno – come già l’intero mese di maggio – è stata caratterizzata da un meteo decisamente piovoso, spaziando dal ritorno della neve sulle Alpi alla tragica alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna. Un disastro che non ha però cancellato l’incubo della siccità, come documentano i dati messi in fila dalla Fondazione Cima.
«Maggio ha portato l’ingrediente che è mancato nel corso di tutto lo scorso inverno: le precipitazioni. Si tratta principalmente di pioggia ma, a elevate altitudini, anche di un po’ di neve», spiega Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica della Fondazione.
Ma questo non consente di dire che ora abbiamo abbastanza neve, e le ragioni sono principalmente due. Innanzitutto, la maggior parte della neve italiana si trova attualmente al di sopra dei 2.500 metri di quota, ossia in un’area molto limitata della nostra penisola (il 2% circa); inoltre, c’è stata un’elevata disomogeneità nelle nevicate, che sono avvenute in modo molto diverso nelle differenti aree italiane.
Il risultato è presto detto: a metà marzo – ovvero il momento in cui l’accumulo di neve nel Paese arriva al picco – c’era un deficit del 64% nello Snow water equivalent (Swe), cioè il parametro che descrive la quantità d’acqua contenuta nella neve, tale dato adesso è stimato ancora al -49% rispetto alla media degli ultimi 12 anni.
«Diciamo sempre che l’accumulo di neve deve essere visto come una maratona: deve perdurare nel tempo ed essere costante. Purtroppo, la stessa similitudine della maratona può essere applicata anche al fenomeno della siccità – argomenta Avanzi – Anch’essa, infatti, si sviluppa nel corso dei mesi (non bastano certo pochi giorni senza pioggia per dire che ci si trova in un periodo secco), con una mancanza di precipitazioni e un impoverimento della riserva idrica che va facendosi via via più marcato», conclude Avanzi. «E gli stessi effetti della siccità emergono nel tempo, man mano che la scarsità d’acqua si va facendo sentire sugli ecosistemi, sulle coltivazioni, sull’approvvigionamento energetico, sulla falda acquifera e quindi sui nostri fiumi».