È Alessandro Modiano l’Inviato speciale per il cambiamento climatico dell’Italia

Massimiliano Atelli al vertice della commissione tecnica Pnrr-Pniec che si insedia il 18 gennaio

[17 Gennaio 2022]

Il ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio,  quello della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, hanno nominato il ministro plenipotenziario Alessandro Modiano Inviato Speciale per il Cambiamento climatico, una figura la cui nomina, vista anche la debolezza dell’Italia ai tavoli di negoziazione climatica – dimostrata anche alla COP26 Unfcccc di Glasgow nonostante ne fosse co-organizzatrice – veniva chiesta da tempo da parte di diverse associazioni ambientaliste e forze politiche.

Gli sessi Di Maio e Cingolani spiegano in una nota congiunta che «La decisione di dotarsi di un Inviato Speciale per il clima deriva dal peso sempre maggiore della diplomazia climatica, ormai componente fondamentale della politica estera dell’Italia e dell’Unione Europea, e dal ruolo da protagonista a livello internazionale assunto dall’Italia con la Presidenza del G20 e la partnership della Presidenza del Regno Unito della COP26.

L’Inviato Speciale per il Cambiamento climatico, scelto dal ministro della Transizione Ecologica come Direttore Generale per l’attività europea e internazionale del MiTE, svolgerà un’importante azione di raccordo tra MAECI e MiTE e sarà il riferimento per la dimensione esterna delle politiche di contrasto al cambiamento climatico delle varie Amministrazioni italiane».

Per Di Maio, «Con la nomina di un Inviato Speciale per il Clima, l’Italia conferma così il suo impegno nella lotta ai cambiamenti climatici e la volontà di confermare la propria leadership su uno dei temi decisivi per la sopravvivenza del nostro Pianeta così come lo conosciamo».

Secondo Cingolani, «Questa nomina rafforza ulteriormente la leadership dell’Italia nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un ulteriore importante strumento grazie al quale il nostro Paese può affrontare l’emergenza del riscaldamento globale. In quest’ottica, la collaborazione MiTE MAECI emerge come un’opportunità straordinaria all’interno di una partita di portata mondiale».

Commentando la nomina, Monica Frassoni, ex portavoce europea dei Verdi e già candidata a ricoprire la carica oggi di Modiano da alcuni attivisti ambientali, ed ex AD di Sustainable Energy for All e rappresentante speciale del Segretario generaledell’Onu per lenergia sostenible, e da  Cristina Figueras, ex segretaria esecutiva Unfccc,  tiene subito a sgomberare il campo da ogni possibile equivoco, su un suo interesse personale: «Ho anche sempre pensato che in un governo come quello attuale, che fa la transizione ecologica senza ecologisti, (e quindi la fa poco e male) il mio profilo non era quello accettabile per i due ministri coinvolti; quindi il mio commento sulla nomina di Alessandro Modiano a inviato per il clima, dopo molti mesi e dopo che G20 e Glasgow sono dietro di noi non ha veramente nulla a che vedere con la mia modesta persona».

E il commento dell’esponente Verde non è positivo: «La scelta di un diplomatico di lungo corso, senza alcuna competenza in materia se non quella legata ai negoziati del G20 e quindi molto indiretta, evitando personalità competenti che pur esistono nella amministrazione italiana, dimostra che il clima – ivi compresa la diplomazia climatica – rimane saldamente nelle mani della macchina dei ministeri, che i ministri – molto poco ambiziosi- se ne interessano il giusto e che questa figura voluta da Draghi nel mezzo della presidenza del G20 e prima di Glasgow, sarà solo un fedele esecutore degli ordini di scuderia che non disturberà i manovratori».

La Frassoni conclude: «Tra l’altro noto che è stato nominato un uomo. Contrariamente a quanto affermato all’inizio da Di Maio. Ovviamente spero di sbagliarmi. Ma, ripeto, non si fa la transizione ecologica né’ si combatte davvero a livello globale sui cambiamenti climatici senza ecologisti, che non è naturalmente solo una etichetta di partito».

Intanto il MiTE annuncia che il 18 gennaio la Commissione Tecnica PNRR PNIEC, l’organismo che svolgerà le funzioni di valutazione ambientale di competenza statale dei progetti compresi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, di quelli finanziati a valere sul fondo complementare e dei progetti attuativi del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC).

La Commissione sarà presieduta da Massimiliano Atelli, al vertice da gennaio 2021 anche della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA VAS, proprio in un’ottica di garanzia di impiego di criteri di uniformità di giudizio sui dossier trattati dall’una e dall’altra Commissione.

L’organismo si comporrà di un massimo di quaranta esperti individuati nell’ambito del personale di ruolo delle amministrazioni statali e regionali, delle istituzioni universitarie, del Collegio nazionale delle Ricerche (CNR), del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e dell’Istituto superiore di sanità (ISS).

Cingolani evidenzia che «La Commissione rappresenta un passo avanti fondamentale per l’attuazione del PNRR e imprime un’ulteriore accelerazione in particolare nella realizzazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, indispensabili per il compimento della transizione ecologica».