A Pisa il dibattito su “L’Europa e il mondo di fronte all’emergenza climatica”
È sul clima che si consuma la frattura politica, tra unità sovranazionale e divisione nazionalista
Contro i cambiamenti climatici serve Ue più forte e un’Organizzazione mondiale per l’ambiente
[11 Dicembre 2019]
In occasione della Cop25 a Madrid si è discusso a Pisa su “L’Europa e il mondo di fronte all’emergenza climatica” – su iniziativa di Movimento federalista europeo, Gioventù federalista europea, l’Associazione mazziniana italiana, la Domus mazziniana e il Centro studi CesUe, nell’ambito del progetto Jean Monnet WeEU –, evento che s’inserisce in un più ampio ciclo di dibattiti (il prossimo sulla Brexit all’indomani delle elezioni britanniche, sempre presso la Domus mazziniana lunedì 16 dicembre alle 18).
Nell’introduzione il sottoscritto (in qualità di direttore del CesUE e segretario del Mfe-Pisa) ha sottolineato che anche sull’emergenza climatica si manifesta la nuova spaccatura politica tra unità sovranazionale e divisione nazionalista, ben rappresentati dai discorsi all’Assemblea Onu di Greta Thunberg e Donald Trump. Il movimento giovanile del ’68 non incontrò il federalismo, mentre solo a livello europeo era possibile costruire una società più libera, e finì per radicalizzarsi producendo anche frange violente. La stessa sfida vale per il movimento giovanile per l’ambiente: per avere politiche mondiali contro il cambiamento climatico servono istituzioni mondiali dotate di poteri. Sperare nella cooperazione spontanea di quasi 200 Stati sovrani è illusorio.
Guido Montani (Università di Pavia e Mfe) ha sottolineato che l’unità politica dell’umanità è legata alla sua possibile autodistruzione per via bellica (dopo l’invenzione della bomba atomica) o ambientale. C’è un precario equilibrio di potenze per gestire il primo rischio, mentre il cambiamento climatico è una bomba a orologeria già innescata, molto più pericolosa. L’umanità deve calcolare il tempo della sua sopravvivenzae sviluppare una strategia volta a disinnescare la bomba climatica. Serve una sovranità dell’umanità, cioè istituzioni democratiche mondiali.
I giovani oggi rischiano di non diventare vecchi a causa cambiamento climatico. L’Ue deve diventare un potere geopolitico per promuovere politiche mondiali contro il cambiamento climatico. Per questo la Conferenza sul futuro dell’Ue deve riformare le istituzioni europee per affrontare le sfide globali. È importante che la Banca europea per gli investimenti (Bei) investa solo sulle fonti rinnovabili e sulle reti energetiche; ma l’azione dell’Ue non basta, perché riguarda il 10% delle emissioni CO2 mondiali. L’Ue deve proporre una riforma globale su moneta, finanza e commercio in chiave verde.
La minaccia all’umanità non viene più dalle armi, ma dal clima. Nel mondo si spende circa il 2% del Pil in armi, bisogna spostarne metà per la sicurezza climatica, finanziando un Piano mondiale contro il cambiamento climatico.
Alfredo De Girolamo (presidente Cispel) ha messo in guardia da eccessive aspettative sulla Cop25, che è spinta a ratificare e finanziare gli Accordi di Parigi di 5 anni fa, mentre Usa e Brasile sono usciti dall’Accordo. A livello nazionale i partiti sovranisti e populisti non hanno risposte, ma neanche quelli progressisti. La Commissione von der Leyen con il piano di 500 miliardi di euro in investimenti e la scelta della Bei dà invece priorità vera. E bisogna scorporare gli investimenti nazionali green dal Patto di stabilità.
I problemi ambientali sono molti e collegati: riscaldamento globale; acidificazione degli oceani; buco dell’ozono; uso dei suoli (deforestazione e cementificazione); cambiamento cicli biogeochimici (concimi, ecc.);eccessivo uso d’acqua (0,6% acqua è dolce/potabile nel mondo); inquinamento di aria/acqua/suolo(plastica, metalli pesanti, ecc.); perdita biodiversità. Le possibili soluzioni legate a maggiore informazione e consapevolezza (inclusi media e social), transizione energetica (efficienza edifici e industrie, rinnovabili); riforma dei trasporti (economia circolare; treni, ciclabili, ecc.); riforma agricoltura e cibo (meno carne, più agricoltura bio); diverso ciclo di consumi e rifiuti (economia circolare; in Toscana il 45% va ancora in discarica, meglio dunque sarebbero termovalorizzatori grandi, pubblici, controllati); migliore utilizzo dell’acqua (ciclo: usata, depurata, potabilizzata, sana). Creare città/comunità resilienti, sia per salvare la nostra storia (Venezia, New York, Paesi Bassi), sia per la popolazione (in 50 anni raddoppiata a 7,4 miliardi).
Nel vivace dibattito sono emersi vari temi, tra cui il rischio che in assenza di adeguate risposte sul piano delle istituzioni e delle politiche il pacifico movimento giovanile possa essere egemonizzate da frange più radicali e violente come ExtinctionRebellion e sulla necessità di costruire una democrazia multi-livello, fino al livello mondiale, affinché i giovani e i cittadini del mondo possano davvero contare e mettere in campo politiche pubbliche mondiali efficaci e solidali di contrasto ai cambiamenti climatici.
di Roberto Castaldi per greenreport.it