Ecco quali Paesi sono storicamente responsabili del cambiamento climatico (VIDEO)

Primi Usa, seconda Cina, terza Russia. L’Italia 19esima per emissioni storiche

[6 Ottobre 2021]

L’enfasi messa dai Paesi sviluppati occidentali nei negoziati pre-COP26 Unfccc sulle emissioni di gas serra Cina e India (soprattutto Cina) cerca di distogliere l’attenzione da un tema molto caro ai Paesi in via di sviluppo e agli ambientalisti:  la responsabilità storica del cambiamento climatico e la giustizia climatica.

Come scrive Simon Evans nell’analisi “Which countries are historically responsible for climate change?” pubblicata da CarbonBrief , «la storia conta perché la quantità cumulativa di anidride carbonica (CO2) emessa dall’inizio della rivoluzione industriale è strettamente legata agli 1,2° C di riscaldamento che si è già verificato. In totale, dal 1850 gli esseri umani hanno pompato nell’atmosfera circa 2.500 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2), lasciando meno di 500 GtCO2 del bilancio di carbonio rimanente per restare al di sotto di 1,5° C di riscaldamento. Questo significa che, entro la fine del 2021, il mondo avrà bruciato complessivamente l’86% del budget del carbonio per una probabilità 50 – 50 di rimanere al di sotto di 1,5° C, o l’89% del budget per una probabilità di due terzi».

CarbonBrief esamina la responsabilità nazionali delle emissioni storiche di CO2 dal 1850 al 2021, aggiornando l’analisi pubblicata nel 2019. Quindi l’analisi non contempla l’Unione europea (e Regno Unito) nel suo complesso, che storicamente rappresenta il secondo più grande emettitore di gas serra con emissioni globali cumulative pari al 22%, subito dopo gli Usa e prima della Cina.

Per la prima volta, l’analisi include le emissioni di CO2 da utilizzo del suolo e silvicoltura, oltre a quelle da combustibili fossili, che alterano significativamente la top 10.

Al primo posto di questa sporca classifica ci sono gli Stati Uniti che dal 1850 hanno rilasciato più di 509Gt CO2, con circa il 20% del totale globale. Al secondo posto c’è la Cina, ma a solo l’11%, seguita da Russia (7%), Brasile (5%) e Indonesia (4%). Brasile e Indonesia devono questa posizione in classifica tra i 10 maggiori emettitori storici alla CO2 proveniente dai loro terreni.

Germania (4%) e Regno Unito (3%) sono gli Stati europei più storicamente inquinanti, ma le loro emissioni storiche sono depurate dalle emissioni causate all’estero durante il loro dominio coloniale. L’Italia si piazza al 19esimo posto: dopo la Thailandia e prima dell’Iran, con emissioni storiche quasi interamente costituite da quelle dei combustibili fossili,

L’analisi di CarbonBrief dimostra che «Dal 1850 gli esseri umani hanno emesso nell’atmosfera circa 2.504 GtCO2», una cifra che si allinea con quelle presentate dall’IPCC e dal Global Carbon Project, un’iniziativa  internazionale per quantificare le emissioni e gli assorbimenti annuali di carbonio. Le missioni storiche cumulative di CO2 corrispondono a un riscaldamento di circa 1,13° C e le temperature nel 2020 hanno raggiunto circa 1,2° C in più rispetto ai livelli preindustriali. .

Negli ultimi due secoli le emissioni derivanti dall’utilizzo del suolo e dalla silvicoltura sono aumentate dalle circa 3GtCO2  del 1850 alle circa 6GtCO2 odierne, nonostante gli enormi cambiamenti nel tempo nei modelli regionali di deforestazione. Al contrario, le emissioni di combustibili fossili sono raddoppiate solo negli ultimi 30 anni, quadruplicate negli ultimi 60 anni e aumentate di quasi 12 volte nell’ultimo secolo. Le 0,2 GtCO2 emesse nel 1850 ammonta a solo meno dell’1% dei circa 37 GtCO2 che probabilmente saranno emesse nel 2021 dai combustibili fossili. Comunque, altre attività antropiche, come la deforestazione, hanno dato un contributo significativo al totale cumulativo: «Il cambiamento nell’uso del suolo e la silvicoltura hanno aggiunto circa 786 GtCO2 nel periodo 1850-2021, pari a quasi un terzo del totale cumulato, con i restanti due terzi (1.718 GtCO2) da combustibili fossili e cemento – scrive  Evans – In termini di attribuzione della responsabilità nazionale per l’attuale riscaldamento, è quindi impossibile ignorare l’importante contributo delle emissioni di CO2 dovute al cambiamento nell’uso del suolo e alla silvicoltura.

La questione di chi è responsabile del bilancio del carbonio messo così male è cruciale nel contesto dei dibattiti sulla giustizia climatica: evidenzia la responsabilità di affrontare l’impatto del cambiamento climatico e di chi dovrebbe fare di più per prevenire un ulteriore riscaldamento. L’analisi di CarbonBrief guarda soprattutto alle emissioni territoriali nazionali cumulate, poiché questo è il modo in cui vengono presentati i dati disponibili.

In passato, durante l’industrializzazione, come Usa e Germania, hanno svolto un ruolo simile a quello odierno della Cina. Ma le sorprese vengono dalle emissioni pro-capite: al promo posto c’è la Nuova Zelanda 5,764 tonnellate cumulative di CO2 pro-capite, al secondo il Canada (4,772 tCO2), al terzo l’Australia (4,013 tCO2), seguiti da Usa (3,820); Argentina (3,382); Qatar (3,340); Gabon (2,764); Malaysia (2,342); Repubblica del Congo (2,276) e Nicaragua (2,187). Cina, India e tutti i Paesi Ue non sono nemmeno tra i primi 20 in classifica

Un modo per tentare di risolvere questo problema è normalizzare i contributi dei Paesi alle emissioni cumulative di CO2 in base alle loro popolazioni relative, e in questa classifica nel 2021 è primo il Canada (1,751tCO2), poi ci sono Usa (1,547); Estonia (1,394); Australia (1,388); Trinidad e Tobago (1,187); Russia (1,181); Kazakistan (1,121); Regno Unito (1,100); Germania (1,059); Belgio (1,053).  Cina, India e Italia non sono nei primi 20 posti. I piccoli Paesi con elevate emissioni pro capite sono poco importanti per il riscaldamento generale e per questo la classifica non comprende paesi con una popolazione sotto il milione di abitanti come Lussemburgo, Guyana, Belize e Brunei.

Pierre Friedlingstein, un matematico dell’università di Exeter  spiega su Carbon Brief che «A differenza delle emissioni storiche cumulative, che si riferiscono direttamente al riscaldamento attuale, queste cifre pro-capite non sono immediatamente rilevanti per il clima. Ciò che conta per l’atmosfera e il clima sono le emissioni cumulative di CO2. Sebbene le emissioni cumulative pro capite siano interessanti, non dovrebbero essere interpretate come quote di responsabilità del Paese perché non sono direttamente rilevanti per il clima. Si dovrebbe moltiplicarle per la popolazione del Paese per creare quel legame con il riscaldamento».

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