Emission Gap Report 2020, punto di svolta: la ripresa post Covid-19 potrà essere solo verde (VIDEO)
E’ essenziale per colmare il gap di azione climatica e arrivare nel 2030 all’obiettivo di 2 - 1,5° C
[10 Dicembre 2020]
Secondo l’Emissions Gap Report 2020 pubblicato dall’United Nations environment programme (Unep), «Una ripresa verde dalla pandemia verde potrebbe ridurre fino al 25% le emissioni di gas serra previste per il 2030 e avvicinare il mondo al raggiungimento dell’obiettivo dei 2° C dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici».
Ogni anno, l’Emissions Gap report valuta il divario tra le emissioni previste e i livelli coerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale entro questo secolo ben al di sotto dei 2° C e raggiungere gli 1,5° C. l’Emissions Gap report 2020 sottolinea che nel 2019 le emissioni totali di gas serra, compreso quelle causate dal cambiamento nell’uso del suolo, hanno raggiunto un nuovo massimo di 59,1 gigatonnellate di CO2 equivalente (GtCO2 e). Dal 2010, le emissioni globali di gas serra sono aumentate in media dell’1,4% all’anno, con un aumento più rapido del 2,6% nel 2019 a causa di un forte aumento degli incendi boschivi. Quest’anno, come risultato della riduzione degli spostamenti, della minore attività industriale e della minore produzione di elettricità a causa della pandemia, si prevede che le emissioni di anidride carbonica diminuiranno fino al 7%, ma questo calo si traduce solo in una riduzione di 0,01° C del riscaldamento globale entro il 2050. Intanto gli NDC approvati dai diversi governi restano inadeguati.
Infatti, il rapporto annuale dell’Unep rileva anche che «Nonostante il calo delle emissioni di anidride carbonica del 2020 causato dalla pandemia di Covid-19, il mondo si sta ancora dirigendo verso un aumento della temperatura superiore a 3° C in questo secolo. Tuttavia, se i governi investono nell’azione climatica come parte della ripresa dalla pandemia e consolidano gli impegni emergenti net zero con impegni rafforzati nel prossimo meeting climatico, che si terrà a Glasgow nel novembre 2021, possono portare le emissioni a livelli sostanzialmente coerenti con l’obiettivo di 2°C».
L’Emissions Gap Report 2020 evidenzia che «Combinando una ripresa verde dalla pandemia con che includa i nuovi impegni net zero e i Nationally Determined Contributions (NDC) (NDC) aggiornati ai sensi dell’Aaccordo di Parigi e facendo seguire un’azione rapida e più forte, i governi potrebbero ancora raggiungere l’obiettivo più ambizioso di 1,5° C».
Presentando il rapporto, Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, ha ricordato che «Il 2020 è destinato a essere uno degli anni più caldi mai registrati, mentre incendi, tempeste e siccità continuano a provocare il caos. Tuttavia, l’Emissions Gap report dell’Unep dimostra che una ripresa green dalla pandemia può ridurre un’enorme fetta delle emissioni di gas serra e aiutare a rallentare il cambiamento climatico. Esorto i governi a sostenere una ripresa verde nella prossima fase degli interventi fiscali per il Covid-19 e ad aumentare in modo significativo le loro ambizioni climatiche nel 2021».
Una ripresagreen post Covid-19 potrebbe ridurre fino al 25% le emissioni di gas serra attese per il 2030 sulla base delle politiche in atto prima della pandemia: «Una ripresa verde – spiega ancora l’Unep – porterebbe le emissioni nel 2030 a 44 GtCO2 e, invece delle previste 59 GtCO2 e, superando di gran lunga le riduzioni delle emissioni previste negli NDC non condizionati, che lasciano il mondo sulla strada per un aumento della temperatura di 3,2° C. Un tale recupero ecologico collocherebbe le emissioni entro il range che fornisce una probabilità del 66% di mantenere le temperature al di sotto dei 2° C, ma sarebbe comunque insufficiente per raggiungere l’obiettivo di 1,5° C».
Le misure per dare la priorità alla ripresa fiscale green comprendono il sostegno diretto alle tecnologie e alle infrastrutture a emissioni zero, la riduzione dei sussidi ai combustibili fossili, la non costruzione di nuove centrali a carbone e la promozione di soluzioni basate sulla natura, tra le quali ripristino del territorio e il rimboschimento su vasta scala.
Il rapporto fa notare che «Finora, l’azione per una ripresa fiscale verde è stata limitata. Circa un quarto dei membri del G20 ha dedicato quote della propria spesa, fino al 3% del PIL, a misure low.carbon. Ciononostante rimane una significativa opportunità per i Paesi di attuare politiche e programmi verdi. I governi devono cogliere questa opportunità nella fase successiva degli interventi fiscali post Covid-19».
Inoltre, l’Emission Gap Report rileva che «Il numero crescente di Paesi che si impegnano a raggiungere obiettivi di emissioni net zero entro la metà del secolo è uno sviluppo significativo e incoraggiante».
Mentre il rapporto veniva completato, 126 Paesi che sono responsabili del 51% delle emissioni globali di gas serra avevano adottato, avevano annunciato o stavano prendendo in considerazione l’approvazione di obiettivi nazionali net zero. L’Unep avverte che «Per rimanere fattibili e credibili, tuttavia, questi impegni devono essere urgentemente tradotti in forti politiche e azioni a breve termine ed essere riflessi negli NDC. I livelli di ambizione dell’accordo di Parigi devono ancora essere approssimativamente triplicati per il percorso dei 2° C e aumentati di almeno 5 volte per il percorso degli 1,5° C».
Ogni anno l’Emissions Gap report esamina anche il potenziale di specifici settori e l’edizione 2020 prende in considerazione il comportamento dei consumatori e il trasporto navale e quello aereo che rappresentano il 5% delle emissioni globali e che «richiedono attenzione. I miglioramenti nella tecnologia e nelle operazioni possono aumentare l’efficienza del carburante, ma l’aumento previsto della domanda significa che ciò non si tradurrà in decarbonizzazione e riduzioni assolute di CO2. Entrambi i settori devono combinare l’efficienza energetica con una rapida transizione dai combustibili fossili».
Secondo il rapporto Unep, un’azione climatica più forte deve includere cambiamenti nei consumi sia da parte del settore privato che degli individui: «Quando si utilizza la contabilità basata sui consumi, circa due terzi delle emissioni globali sono legate alle famiglie private».
E i ricchi hanno la responsabilità maggiore: «Le emissioni dell’1% più ricco della popolazione mondiale rappresentano più del doppio della quota complessiva del 50% più povero – denuncia il rapporto – Per restare in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, questo gruppo dovrà ridurre la propria impronta di un fattore 30.
Per l’Emissions Gap report Unep, possibili azioni per sostenere e consentire un minor consumo di carbonio includono la sostituzione dei voli nazionali a corto raggio con i viaggi in treno, gli incentivi e le infrastrutture per consentire l’utilizzo della bicicletta e del car-sharing, il miglioramento dell’efficienza energetica degli alloggi e le politiche per ridurre lo spreco alimentare.