Legambiente: «Colpa dell’estrazione del gas. La vera grande opera è la manutenzione del territorio»
Erosione costiera, il Comune di Ravenna “scopre” il problema della subsidenza
[10 Febbraio 2014]
Nei giorni scorsi l’ennesima mareggiata che si è “mangiata” una consistente fetta di arenile a Lido di Dante, a Ravenna, minacciando non solo la pineta Ramazzotti, ma lo stesso centro abitato, e il sindaco, Fabrizio Matteucci ha dichiarato che «Appare ogni giorno più evidente l’allarme erosione che sta colpendo in questi ultimi anni il tratto di costa ricompreso tra la foce dei Fiumi Uniti e la foce del Bevano». Il 7 febbraio Matteucci ha comunicato: «Abbiamo deciso questa mattina un nuovo intervento straordinario per proteggere Lido di Dante. Entro un mese saranno posizionati geo-sacchi a protezione della pineta. È un intervento che costa 80.000 euro. Rimane l’obbiettivo di dimezzare i tempi di realizzazione del progetto che prevede la “difesa tripla” del lido e della pineta, con un impegno di spesa di 2,5 milioni di euro e, in secondo luogo, quello di concentrare nelle opere di difesa tutti i soldi disponibili, rinviando tutto il resto». Ma Legambiente fa notare che il tutto avviene «Mentre da settimane il dibattito a Ravenna è cristallizzato sulle “grandi opere strategiche”: la nuova Romea, la nuova darsena, lo spostamento della stazione e così via». E il Cigno Verde chiede ironicamente: «A quando la manutenzione del territorio?»
Claudio Mattarozzi del circolo Legambiente Matelda, commenta così le parole del sindaco ravennate: «Non è mai troppo tardi, dice un vecchio proverbio, ma questa volta il danno fatto è irreparabile. Negli anni passando con Goletta Verde più volte, abbiamo consegnato alla piattaforma di estrazione Angela Angelina, ed agli amministratori locali per la loro disattenzione, la nostra “Bandiera Nera”, in contrapposizione alle varie “Bandiere Blu”, riconosciute da altri enti, denunciando la non sostenibilità di quel pozzo troppo vicino alla costa. Prendiamo atto che finalmente il sindaco di Ravenna si è accorto del problema della subsidenza della costa e ci auguriamo che prenda atto anche che la scomparsa di Lido di Dante non è dovuta solo ad eventi naturali, ma anche alle attività umane come ad esempio l’estrazione di gas sotto costa. 15 anni fa sarebbe stato necessario fare scelte indubbiamente difficili, ma oggi il risultato di quella indecisione è sotto gli occhi di tutti». Mattarozzi ricorda anche il monito lanciato nel 2004 dall’ingegner Zambon in un incontro pubblico: «Volete continuare ad estrarre gas, ebbene dovete sapere che dovrete prendendo esempio dall’Olanda, ridimensionare argini, fognature, impianti idrovori.. Nulla sarà più come prima, davanti alle spiagge dovrete costruire una diga in sassi continua, dietro cui sversare la sabbia aspirata da cave in mare, ma non avrete tutti i soldi che servirebbero per tali opere» e l’esponente di Legambiente aggiunge: «Ma purtroppo noi non siamo l’Olanda.. e tutto ciò si sta avverando».
Il Cigno Verde qualche mese fa organizzò a Ravenna un convegno al quale il sindaco dcise di non partecipare e che evidenziò come già il Piano Costa 1996 avesse messo in correlazione l’abbassamento del suolo e l’estrazione di metano a poche centinaia di metri dalla costa, mentre nello “Stato del litorale emiliano-romagnolo all’anno 2007 e piano decennale di gestione” dell’Arpa Regione Emilia-Romagna di descriveva «Il contributo alla subsidenza dovuto all’estrazione del metano dai giacimenti “Dosso degli Angeli” nella valle di Comacchio e “Angela Angelina” di fronte alla foce Fiumi Uniti, oltre che il raggio di diffusione del fenomeno nella aree circostanti».
Secondo Yuri Rambelli, presidente del circolo Legambiente A. Cederna, «Non stupisce più di tanto che non si sia voluto dar peso agli allarmi lanciati dalle associazioni ambientaliste e dai cittadini; la cosa stupefacente è che non si sia dato credito nemmeno a ciò che Arpa e Regione sostenevano già da anni e cioè che in quella zona il terreno si stava abbassando al ritmo di quasi 2 centimetri l’anno. La stessa Regione a cui adesso si chiedono fondi straordinari per la messa in sicurezza di Lido di Dante».
Ma gli ambientalisti sono convinti anche di un’altra cosa: «I recenti eventi dimostrano anche la futilità del dibattito sulle grandi opere che si è riacceso nelle ultime settimane nel ravennate: l’autostrada E-55, la nuova darsena, lo spostamento della stazione, tutti interventi di dubbia utilità e dai costi esorbitanti, mentre invece si lanciano appelli a Regione e Governo per avere un po’ di fondi per la difesa costiera».
Rambelli conclude: «Il caso di Lido di Dante, così come gli eventi di queste settimane nel modenese e in Veneto dimostrano che la vera grande opera di cui ha bisogno il nostro Paese è la manutenzione del territorio, si smetta quindi di parlare di progetti faraonici e spesso irrealizzabili e si cominci davvero a fare prevenzione e più in generale ad aver cura del nostro Paese».