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Eswatini, l’ultimo regno tradizionale africano alla prova della crisi climatica

Col progetto Women and youth drivers of change, Cospe promuove uno sviluppo inclusivo per giovani e donne nelle aree rurali più in difficoltà sotto il profilo della sicurezza alimentare e idrica
 |  Crisi climatica e adattamento

Il Regno di Eswatini, ultimo regno tradizionale africano, si mostra in tutte le sue criticità tra uno scarso livello di governance e un riconosciuto decentramento istituzionale: dal piano sociale ai diritti umani, dalla libertà di espressione all’uguaglianza di genere.

Un’estrema emarginazione dalla vita politica ed economica, soprattutto di donne e giovani, ci ricorda che le aree rurali del Paese raccolgono l’80% della popolazione ed è in questi spazi che la mancanza di terre fertili e i cambiamenti climatici mostrano gli alti livelli di disoccupazione.

In più, le grandi multinazionali sfruttano queste terre e investono nelle coltivazioni intensive di canna da zucchero, danneggiando il settore agricolo e indebolendo duramente l’economia familiare. Più nel dettaglio, le due regioni maggiormente colpite sono quelle di Lubombo e Shiselweni, dove continuano a farsi sentire condizioni di siccità prolungate, che incidono sulla sicurezza alimentare e idrica rispettivamente per il 55% e il 53% della popolazione.

Con il progetto Women and youth drivers of change, finanziato dall’Unione europea, Cospe si impegna a promuovere una crescita inclusiva per giovani e donne in queste aree rurali attraverso la loro emancipazione economica e grazie a un modello di sviluppo sostenibile che dà priorità alle iniziative imprenditoriali. L’obiettivo del progetto resta quindi la resilienza delle comunità rurali, la promozione dell'imprenditorialità e l'accesso ai servizi alle imprese, esplorando settori promettenti legati in particolare alla gestione delle risorse naturale e alle catene del valore agroalimentare e turistico (comprese nicchie innovative per i giovani – si pensi a prodotti eco ed energie rinnovabili).

Ad esempio, le attività di progetto si sono concentrate nel formare e sostenere i giovani e le donne di dieci comunità rurali nelle regioni sopra citate attraverso sessioni di formazione sull’avviamento e la gestione di piccole attività imprenditoriali e con un accompagnamento nell’avvio di microimprese.

I dieci gruppi di donne e giovani, nel corso di queste formazioni, hanno elaborato delle “Agende”, una sorta di documento comunitario nel quale hanno riportato i principali problemi e le più importanti sfide giornaliere per avere accesso a risorse sociali ed economiche nelle loro comunità e, quindi, per avviare poi microimprese.

Sempre nelle Agende i gruppi hanno identificato possibili soluzioni, poi presentate e discusse in forum regionali e in occasione di incontri con le istituzioni e le organizzazioni più rilevanti.

Evento finale del progetto, concluso a fine gennaio scorso, è stato il National forum durante il quale tre delle tematiche comuni alle Agende delle dieci comunità (Partecipazione di donne e giovani ai processi decisionali a livello comunitario; Disponibilità, requisiti e procedure per poter avere accesso a prestiti e grants per l’avvio di piccole imprese in Eswatini e, infine, Barriere e modalità di allocazione della terra per l’avvio di piccole attività commerciali in Eswatini) sono state presentate e discusse da rappresentanti dei dieci gruppi comunitari insieme alle istituzioni e alle organizzazioni sul territorio.

All’evento, presenziato da una rappresentante della delegazione dell’Unione Europea e dal British high commisioner, hanno partecipato rappresentanti dei gruppi comunitari, delle autorità tradizionali e alcuni rappresentanti ministeriali.

Il prodotto finale, documento che riporta i temi discussi e le soluzioni proposte, sarà presto consegnato alle varie organizzazioni ed istituzioni nazionali, responsabili delle tematiche affrontate.

di Cospe per greenreport.it

Redazione Greenreport

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