Uno studio dell’università di Siena
Forte e rapido aumentano dei gas ad effetto serra emessi dal bestiame
Dal 1961 al 2010, le emissioni sono aumentate del 51% in 237 nazioni e sono ancora in crescita
[17 Luglio 2014]
E’ noto che il bestiame rilascia metano attraverso i microorganismi che sono coinvolti nel processo di digestione animale, e protossido di azoto attraverso la decomposizione del letame, Dario Caro e Simone Bastianoni del gruppo di ecodinamica dell’Università di Siena, in collaborazione con Ken Caldeira della Stanford University e Steven Davis dell’uniiversità della California ha stimato le emissioni di gas serra dovute a 11 tipi di bestiame, riguardanti ben 237 nazioni e rilasciate nell’ultima metà del secolo, trovando che «Globalmente dal 1961 al 2010, tali emissioni sono aumentate del 51%. I bovini sono i maggiori responsabili di questo aumento». La cosa pè più che preoccupante, visto che i gas serra emessi dal bestiame sono responsabili di circa il 10% delle emissioni di gas serra globali.
E all’università di Siena aggiungono che «Ci si aspetta che la crescita aumenti ulteriormente visto che, per il 2050, è previsto il raddoppio della richiesta di prodotti derivanti dal bestiame, come carne, latte e uova». Il team di ricerca italo-americano ha rilevato «Una grande differenza tra le emissioni rilasciate dai Paesi in via di sviluppo, che risultano essere i maggiori responsabili di questo incremento, e i Paesi sviluppati che invece hanno raggiunto il loro livello massimo di emissioni negli anni ’70, per poi diminuire nel tempo fino ai giorni nostri».
Il dottor Caro spiega che «L’anidride carbonica rilasciata dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione rappresenta la porzione più ampia dei gas serra che hanno effetto sul cambiamento climatico, tuttavia, metano e protossido di azoto, le sostanze prodotte dal bestiame, rappresentano circa il 28% del contributo al riscaldamento globale. Se da una parte il processo di sviluppo mondiale sta portando ad una riduzione delle emissioni causate da un singolo animale, dall’altra c’è un forte aumento della richiesta di carne e altri prodotti derivanti dal bestiame. Come risultato, queste emissioni di gas continuano ad aumentare vertiginosamente sul nostro pianeta».
Secondo i risultati dettagliati dello studio «Il 74% delle emissioni mondiali è causato dai bovini. Questo è principalmente dovuto all’abbondanza di mucche da latte ma anche dalla grande quantità di metano e protossido di azoto emessi dai bovini da carne rispetto agli altri animali. Le pecore contribuiscono per il 9%, i bufali il 7%, i maiali il 5% e le capre il 4%».
Il professor Bastianoni conclude: «Possiamo riassumere così: mangiare tanta carne contribuisce al cambiamento climatico. Da un punto di vista ambientale, sarebbe meglio che la popolazione umana seguisse di più l’esempio della dieta mediterranea, ricca di carboidrati e verdura, limitando l’uso della carne. Un miglioramento si avrebbe comunque anche dal preferire carni di maiale e pollo al posto di quelle di vitello».