Il sistema di raffreddamento del pianeta si sta rompendo
Ghiaccio bollente, anche le Alpi si sciolgono: perso il 40% dei ghiacciai
Wwf: lo scioglimento non riguarda soltanto animali cui siamo affezionati, ma l'essere umano
[22 Settembre 2015]
Il 40% del pianeta è coperto da ghiacci e manti nevosi, un sistema di raffreddamento che si sta rompendo sulla spinta dei cambiamenti climatici: a denunciarlo, in vista della Cop 21 di Parigi, è il report “Ghiaccio bollente” del Wwf.
Pagine in cui il Panda mette in fila una mole impressionante di dati, che delinea una chiara visione planetaria sulla riduzione dei ghiacci del pianeta, e i suoi effetti su specie e uomo. Il problema non è infatti così remoto come sembra: dal ghiaccio del pianeta dipendono risorse idriche, mitigazione del clima, equilibrio degli oceani, emissioni di gas serra. Il tasso di decrescita dell’estensione della superficie ghiacciata marina nell’Artico, secondo il quinto rapporto dell’Ipcc, è tra il 3.5 e il 4.1% per ogni decennio. La massima estensione raggiunta nel marzo 2015 è stata di 14.280 milioni di km quadrati, la più bassa delle estensioni invernali mai registrate dalle rilevazioni satellitari. A questo ritmo, prima della metà del secolo il mare Artico sarà praticamente privo di ghiacci nei mesi estivi. Anche il continente di ghiaccio, l’Antartide, si è riscaldato di circa 3°C negli ultimi 50 anni: in questo arco di tempo l’87% dei suoi ghiacciai si sono ritirati e ben 9 piattaforme di ghiaccio hanno subito un significativo collasso.
Guardando ancor più vicino a noi, il ‘terzo polo’ freddo della Terra – ovvero i ghiacciai cosiddetti ‘alpini’ (Alpi e Himalaya, Patagonia, Alaska, ma anche Caucaso e Urali, Kilimangiaro e Ruwenzori in Africa, etc.) – vede una riduzione fino al 75%, in particolare quelli sotto ai 3000 metri: sulle nostre Alpi si è passati dai 519 kmq del 1962 agli attuali 368 kmq, il 40% in meno.
I ghiacciai alpini sono il serbatoio di acqua dolce durante le stagioni estive e secche, dunque fondamentali per agricoltura e industria. Se scompaiono, i danni ai sistemi economici e sociali che hanno per protagonista l’uomo non potranno che esserne danneggiati, direttamente o meno. Meno ghiaccio, infatti, significa anche più acqua.
Lo scenario peggiore per l’Ipcc al 2100 prevede un innalzamento del livello dei mari da 52 a 98 centimetri. Le ripercussioni sulle società umane sarebbero enormi: attualmente, il 60% della popolazione si trova concentrato sulle zone costiere del mondo entro i 100 km dalla costa. Moltissime città potrebbero essere sommerse per l’innalzamento dei mari e gli eventi estremi, in particolare quelle costiere. Tra le grandi città a rischio ci sono Miami, New York, Shangai, Bangkok, Mumbai, Londra, Amsterdam, Alessandria d’Egitto. Il 70% delle coste del mondo subirà forte modificazioni . L’innalzamento dei mari , dovuto alla fusione dei ghiacci, e l’aumento degli eventi meteorologici estremi, minaccia i 360 milioni di abitanti delle grandi metropoli costiere. Il 70% delle coste mondiali rischia di venire sommerso.
Anche il clima dei paesi europei che si affacciano sull’Atlantico, compresi quelli del nord, potrebbe risentire dell’effetto fusione: il nastro trasportatore naturale degli oceani, di cui fa parte la corrente del Golfo (che nasce nel Golfo del Messico), ha consentito ad esempio a Gran Bretagna, Irlanda, Francia, e paesi scandinavi di godere di un clima mite nonostante la latitudine: la composizione salina degli oceani per effetto della fusione dei ghiacci polari rischia di rompere questa pompa di calore.
L’effetto serra globale viene ulteriormente aumentato anche dallo scioglimento del Permafrost (terreno perennemente ghiacciato delle regioni artiche): il suo disfacimento libera in atmosfera metano e anidride carbonica. Oltre 1.000 miliardi di tonnellate di carbonio sono depositate nel suolo sotto la tundra artica e il riscaldamento globale potrebbe accelerare il loro rilascio sotto forma di Co2 e metano.
E’ anche la stessa catena alimentare ad essere minacciata: il cambiamento della composizione dei ghiacci ha effetti sul krill, alla base delle catene trofiche di gran parte degli ecosistemi marini.
Il ghiaccio è di vitale importanza anche per la sopravvivenza di tantissime specie: dalle enormi balene agli orsi polari. Le aree fredde del pianeta vivono oltre 67 mammiferi terrestri, 35 marini, 21.000 specie di animali, piante e funghi. E per l’uomo.
Se egoisticamente potremmo non essere toccati dal fatto che, senza ghiaccio, nel 2050 i due terzi degli orsi polari potrebbero scomparire, l’istinto di sopravvivenza dovrebbe almeno aiutare a comprendere che «lo scioglimento dei ghiacci della Terra riguarda animali cui siamo molto affezionati, ma riguarda molto vicino – come sottolineano dal Wwf – anche gli esseri umani. La lettura del quadro d’insieme è impressionante. Il 2015 è un anno cruciale per le decisioni che la comunità internazionale dovrà prendere, a partire dal summit delle Nazioni unite per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per i prossimi 15 anni (New York 25-27 settembre) e la Cop 21 di Parigi sul cambiamento climatico. Oggi possiamo agire, oggi dobbiamo agire: abbiamo le alternative ai combustibili fossili pronte, sono fonti rinnovabili e pulite; insieme all’uso razionale ed efficiente di energia e materiali, possiamo farcela e offrire a tutti nuove opportunità».