I dossier di Agire “Emergenze e Prevenzione: prospettive di resilienza”
Giornata internazionale per la riduzione dei disastri: costi sempre più elevati. Il caso Italia
Nell'ultimo anno 346 catastrofi naturali che hanno colpito oltre 98 milioni di persone. 22.773 morti e danni per 66,5 miliardi di dollari
[13 Ottobre 2016]
Oggi si celebra la Giornata internazionale per la riduzione del rischio dei disastri naturali, promossa dall’Onu per ridurre i rischi di disastri naturali e diffondere conoscenze e consapevolezza sull’importanza delle pratiche di prevenzione e mitigazione e Agire, la coalizione di POng italiane che si occupano di cooperazione internazionale, aderisce alla campagna internazionale “Live to Tell – Vivere per Raccontare” e ha presentato il dossier “Emergenze e Prevenzione: prospettive di resilienza” che disegna in numeri lo scenario dei disastri naturali del 2015 e lo stato dell’arte della prevenzione, purtroppo ancora insufficiente in quasi tutti i Paesi più a rischio.
Nel 2015 sono state registrate 346 catastrofi naturali che hanno colpito oltre 98 milioni di persone, causando 22.773 morti e danni per un ammontare complessivo di 66,5 miliardi di dollari. Il doossier di Agire sottolinea che «Le vittime sono in netto aumento rispetto al bilancio del 2014 (6.434 morti). L’evento più devastante del 2015 è stato il terremoto in Nepal, che in aprile ha provocato 9.046 morti. È stato inoltre uno dei disastri più costosi, con oltre 5 miliardi di dollari di perdite. Anche i dati riportati in Europa segnano valori record: stupisce ad esempio sapere che una violenta ondata di calore che ha investito l’Europa tra luglio-agosto dello scorso anno, ha provocato ben 3.295 morti in Francia. Il 2015 ha infatti un altro preoccupante primato: è l’anno più caldo mai registrato».
L’Asia è stato ancora una volta il continente più colpito, sia in termini di frequenza (44%) che di decessi (72%) e di persone colpite (60%). Però a pagare il maggior costo economico dei disastri naturali è il Paese più potente del mondo, gli Stat Uniti d’America, anche se negli Usa il 56% dei danni riportati sono stati coperti da assicurazione, «cosa che ha permesso una rapida risposta alla popolazione colpita e che difficilmente avviene nei paesi a più basso reddito», sottolinea Agire.
I poveri restano comunque sempre i più colpiti: «Tra il 1980 e il 2014 – si legge nel rapporto – 850 mila persone hanno perso la vita a causa di disastri naturali, di queste il 62% disponeva di un reddito inferiore ai 3 dollari al giorno ed apparteneva pertanto alle fasce più povere della popolazione mondiale. Per questo il protocollo internazionale di riferimento per la prevenzione e riduzione del rischio – il Sendai Framework – si pone come obiettivo l’abbassamento del numero di decessi di 100.000 unità nel periodo 2015/2030, promuovendo pratiche di prevenzione e mitigazione in tutto il mondo».
Ora gli occhi sono tutti puntati su Haiti e secondo il coordinatore umanitario dell’Onu per Haiti, Mourad Wahba, «ll lavoro impressionante delle autorità, delle ONG e delle comunità haitiane in materia di prevenzione ha salvato tante vite». Morena Zucchelli, capo missione di Coopi nel poverissimo Paese caraibico e responsabile delle azioni di aiuto per le popolazioni colpite dall’uragano Matthew, sottolinea che «Il lungo lavoro di questi anni con la comunità si è rivelato di fondamentale importanza e ha evitato la perdita di vite umane. A livello di mitigazione del rischio, registriamo un altro successo: a Tabarre, dove la Riviére Grise è esondata in più punti, ha retto l’argine che abbiamo costruito».
Le Ong che fanno parte di a Agire dicono che «Le pratiche di Disaster risk reduction (Drr) sono prioritarie nelle aree ad alto rischio terremoti, alluvioni e frane. Qui la prevenzione ha un ruolo fondamentale per l’educazione della popolazione civile, i sistemi di early warning e di riabilitazione adottati». Alessandra Fantuzi, coordinatrice di Agire, ricorda che «Nel 2010 abbiamo dispiegato tutte le nostre forze per far fronte al post terremoto, inserendo le Drr nei programmi di risposta. Da allora le nostre organizzazioni non hanno mai smesso di lavorare nel Paese. Gli operatori delle Ong di Agire, nelle drammatiche ore dell’arrivo dell’uragano, hanno potuto aiutare la popolazione nelle operazioni di evacuazione e stanno ora supportando coloro che più hanno risentito del passaggio di Matthew fornendo cibo, acqua potabile e rifugi per chi ha perso la propria casa o non può momentaneamente rientrarci».
Così come dimostrato nel caso di Haiti e in altri esempi virtuosi riportati nel dossier, «Prevenire è prioritario, urgente e possibile in tutto il mondo, anche in Italia, dove un programma antisismico adeguato avrebbe evitato che il terremoto del 24 agosto si trasformasse in catastrofe». Ma l’impatto di Matthew è stato così devastante che anche Cuba, all’avanguardia nella prevenzione, questa volta ha dovuto cedere e chiedere l’aiuto del Programma alimentare mondiale, che in coordinamento con il governo comunista, fornirà c aiuti alimentari a 180.000 persone nell’est dell’isola, più duramente colpito dal ciclone..
Nel capitolo del dossier dedicato al nostro Paese si legge che «Negli ultimi 150 anni si sono verificati terremoti che hanno provocato gravi danni a persone e cose mediamente una volta ogni 5 anni. Più di 21,5 milioni di persone abitano in aree a rischio (zona 1-2), di questi 3 milioni nella zona 1, la più pericolosa. La sismicità più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della Penisola, lungo la dorsale appenninica e alcune aree settentrionali come il Friuli, parte del Veneto e della Liguria occidentale».
Il dossier ricorda che «Dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, è stato emanato un nuovo provvedimento per dare maggiore stimolo alla prevenzione sismica. In particolare l’articolo 11 della legge 77/2009 prevede che siano finanziati interventi per la prevenzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale, attraverso un fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze. La spesa autorizzata è di 44 milioni di euro per l’anno 2010, di 145,1 milioni di euro per il 2011, di 195,6 milioni di euro per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014, di 145,1 milioni di euro per l’anno 2015 e di 44 milioni di euro per il 2016». Ma secondo Agirie, «Il recente sisma ha messo in evidenza la necessità di avviare un piano di prevenzione per mettere in sicurezza il territorio, il patrimonio edilizio e i beni culturali dal rischio sismico. Secondo una recente valutazione effettuata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, per avviare un’efficiente strategia di prevenzione e contenimento del rischio servirebbero circa 100 miliardi di euro, una somma ben più elevata rispetto a quella stanziata dal fondo per la prevenzione del rischio sismico. Solo per fare un esempio, in Italia un istituto scolastico su tre si trova in zone ad elevata sismicità (zona 1 – 2) ma soltanto l’8% è stato progettato secondo la normativa antisismica. Inoltre secondo dati di Cittadinanza Attiva due terzi delle scuole non possiedono la certificazione di agibilità statica».