Global carbon budget 2022: nessun segno di diminuzione delle emissioni globali di CO2
Le emissioni globali di CO2 restano a livelli record. Così è impossibile limitare il riscaldamento a 1,5° C
[14 Novembre 2022]
Secondo il rapporto “Global Carbon Budget 2022”, pubblicato su Earth System Science Data da un team internazionale di oltre 100 scienziati del Global Carbon Project, «Se gli attuali livelli di emissioni persistono, ora c’è ora una probabilità del 50% che il riscaldamento globale di 1,5° C venga superato in 9 anni».
Il 17esimo Global Carbon Budget prevede che nel 2022 le emissioni globali di CO2 raggiungeranno i 40,6 miliardi di tonnellate (GtCO2) e spiega che «Questo è alimentato dalle emissioni di CO2 fossile che si prevede aumenteranno dell’1,0% rispetto al 2021, raggiungendo 36,6 GtCO2, leggermente al di sopra dei livelli pre-Covid-19 del 2019. Nel 2022, le emissioni dovute al cambiamento dell’utilizzo del suolo (come la deforestazione) dovrebbero essere 3,9 GtCO2. Le emissioni previste di carbone e petrolio sono superiori ai livelli del 2021, con il petrolio che è il principale contributore alla crescita delle emissioni totali. La crescita delle emissioni di petrolio può essere in gran parte spiegata dal rimbalzo ritardato dell’aviazione internazionale a seguito delle restrizioni della pandemia di Covid-19».
Per quanto riguarda i principali emettitori, il quadro del 2022 è eterogeneo: il rapporto prevede che le emissioni diminuiranno in Cina (-0,9%) e Unione europea (-0,8%) e aumenteranno negli Stati Uniti (+1,5%) e in India (+6%), con un aumento dell’1,7% nel resto del mondo messo insieme.
Il risultato è che «Il restante carbon budget per avere una probabilità del 50% di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C si è ridotto a 380 GtCO2 (che sarà superato dopo 9 se le emissioni rimangono ai livelli del 2022) e 1230 GtCO2 per limitare a 2° C (30 anni ai livelli di emissioni del 2022). Per raggiungere l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050 sarebbe ora necessaria una diminuzione di circa 1,4 GtCO2 all’anno, paragonabile al calo delle emissioni osservato nel 2020 a seguito dei lockdown da Covid-19», il che evidenzia la portata dell’azione richiesta e di quanto ci sia già costata e ancor più ci costerà l’inazione.
La buona notizia è che «La terra e l’oceano, che assorbono e immagazzinano carbonio, continuano a assorbire circa la metà delle emissioni di CO2. I pozzi di CO2 oceanici e terrestri stanno ancora aumentando in risposta all’aumento di CO 2 atmosferica, sebbene il cambiamento climatico abbia ridotto questa crescita di circa il 4% (pozzo oceanico) e il 17% (pozzo terrestre) nel decennio 2012-2021».
Il rapporto dimostra anche che «Il tasso di aumento delle emissioni fossili a lungo termine è rallentato. L’aumento medio ha raggiunto il picco di +3% all’anno durante gli anni 2000, mentre la crescita nell’ultimo decennio è stata di circa +0,5% all’anno.
Il team di ricercatori ha accolto con favore questo rallentamento, ma ha sottolineato che «E’ lontano dalla riduzione delle emissioni di cui abbiamo bisogno» qualcosa che non sembrano ancora ben comprendere i leader mondiali riuniti alla COP27 Unfccc in Egitto.
Il principale autore del rapporto, Pierre Friedlingstein del Global Systems Institute dell’unversità di Exeter, ha commentato: «Quest’anno assistiamo all’ennesimo aumento delle emissioni globali di CO2 fossile, quando abbiamo bisogno di un rapido declino. Ci sono alcuni segnali positivi, ma i leader riuniti alla COP27 dovranno intraprendere un’azione significativa se vogliamo avere qualche possibilità di limitare il riscaldamento globale vicino a 1,5° C. Le cifre del Global Carbon Budget monitorano i progressi dell’azione climatica e in questo momento noi non di vede l’azione richiesta».
Una delle climatologhe più note del mondo e autrice del rapporto, Corinne Le Quéré del Tyndall Centre for Climate Change Research della School of Environmental Sciences dell’University of East Anglia, ha sottolineato che «I nostri risultati rivelano la turbolenza nei modelli delle emissioni quest’anno a causa della pandemia e delle crisi energetiche globali. Se i governi risponderanno con il turbo degli investimenti in energia pulita e piantando, non tagliando, alberi, le emissioni globali potrebbero iniziare rapidamente a diminuire. Siamo a un punto di svolta e non dobbiamo permettere agli eventi mondiali di distrarci dalla necessità urgente e continua di ridurre le nostre emissioni per stabilizzare il clima globale e ridurre i rischi a cascata».
Dal rapporto emerge chiaramente che i cambiamenti nell’utilizzo del suolo, in particolare la deforestazione, sono una fonte significativa di emissioni di CO”: circa un decimo della quantità proveniente dalle emissioni fossili. L’Indonesia, il Brasile e la Repubblica democratica del Congo contribuiscono per il 58% alle emissioni globali del cambiamento dell’utilizzo del suolo. La rimozione del carbonio attraverso il rimboschimento o nuove foreste controbilancia la metà delle emissioni della deforestazione e i ricercatori affermano che «Fermare la deforestazione e aumentare gli sforzi per ripristinare ed espandere le foreste costituisce una grande opportunità per ridurre le emissioni e aumentare gli assorbimenti nelle foreste». In molti vedono nella vittoria di Lula contro il neofascista Bolsonaro una speranza per una nuova politica forestale globale.
Il Global Carbon Budget conclude prevedendo che nel 2022 le concentrazioni atmosferiche di CO2 raggiungeranno una media di 417,2 parti per milione, oltre il 50% al di sopra dei livelli preindustriali. La proiezione di 40,6 GtCO2 di emissioni totali nel 2022 è vicina alle 40,9 GtCO2 del 2019, che è il totale annuale più alto di sempre.