Greenpeace: «I grandi inquinatori scrivono le norme sui limiti di emissioni dell’Ue»
Il rapporto Smoke & Mirrors: limiti per l’inquinamento da carbone più bassi che in Cina
[6 Marzo 2015]
L’Unione europea sta definendo i nuovi standard di emissioni per le centrali a carbone, ma secondo il rapporto “Smoke & Mirrors – How Europe’s biggest polluters became their own regulators”, l’intero processo sarebbe nelle mani dell’industria del carbone, con il risultato che i limiti che sta per mettere l’Ue potrebbero essere molto blandi e che alle centrali a carbone esistenti potrebbe essere consentito di inquinare molto di più di quello che potrebbero e dovrebbero fare adottando le migliori tecnologie pulite già esistenti sul mercato. Ma Greenpeace sottolinea un altro aspetto clamoroso: «Le norme Ue sarebbero significativamente più deboli rispetto a quelle imposte in altre parti del mondo, compresa la Cina».
Invece per gli ambientalisti l’aggiornamento dei limiti di emissione europei dovrebbe essere in linea con le migliori tecniche di disinquinamento possibili. Ma, basandosi sulla bozza di proposta Ue, il rapporto “Smoke & Mirrors” dimostra che «I limiti di inquinamento atmosferico industriale dell’Ue attualmente considerati nel processo sono molto più deboli rispetto alle norme in vigore in Cina, Giappone e Stati Uniti» ed aggiunge che già oggi le centrali a carbone esistenti all’interno e all’esterno dell’Unione europea hanno già limiti e controlli più stringenti di quelli che prevederebbe il progetto di direttiva dell’Ue.
Greenpeace ricorda che «Le centrali a carbone sono la maggiore fonte di biossido di zolfo e di emissioni di mercurio in Europa ed una delle più grandi fonti industriali di emissione di ossidi di azoto, arsenico, piombo e cadmio. L’inquinamento atmosferico dalle centrali elettriche a carbone dell’Ue ha causato una stima di 22.300 morti premature nel 2010, inoltre ha esacerbato l’asma e contribuisce ai livelli pericolosi di mercurio presenti nel sangue di migliaia di bambini nati in Europa».
Le nuove norme Ue sull’inquinamento dell’aria da parte degli impianti industriali dovrebbero essere pronte già questo mese e il processo dovrebbe proporre le definizioni delle migliori tecniche disponibili (BAT) e limiti di inquinamento connessi. La BAT vengono definite nei cosiddeti BAT reference documents (BREF). Stati membri dell’Ue dovranno approvare la proposta entro la fine di quest’anno e poi adottarla formalmente entro i primi mesi del 2016. Le nuove definizioni della BAT e dei relativi limiti di emissioni devono essere inclusi nelle autorizzazioni ambientali aggiornate entro 4 anni dalla data di adozione. Entro marzo dovrebbe essere proposto anche il BREF per grandi impianti di combustione (LCP BREF) che definisce il tetto dell’inquinamento delle centrali a carbone.
La prima parte del rapporto di Greenpeace confronta le norme BREF proposte dall’Ue per i 4 inquinanti altamente dannosi, SO2, NOx, PM2.5 e Hg, con varie norme nazionali per gli impianti nuovi ed esistenti, e con alcuni dei migliori risultati degli impianti già operativi in tutto il mondo e secondo gli ambientalisti ne viene fuori che «Gli standard BREF proposti per le centrali a carbone esistenti permetterebbero loro di emettere: il 30% in più di SO2, l’80% in più di NOX rispetto agli standard cinesi equivalenti e di più rispetto alla media di tutti gli impianti che operano in Giappone. Ancora più scioccante, gli operatori potrebbero i costruire nuove centrali a carbone in Europa con la produzione di 5 volte in più SO2, 2,5 volte più NOX, 2 volte più particolato, 5 volte più mercurio dei migliori impianti attualmente in funzione in tutto il mondo. Il progetto di proposta permetterebbe molto più inquinamento di quanto risulterebbe dall’utilizzo delle migliori tecniche disponibili. L’adozione di queste norme permetterà enormi impatti sulla salute, tra i quali migliaia di morti, che potrebbero essere evitate con la tecnologia esistente».
Greenpeace non ha dubbi: sono le industrie inquinanti a gestire il processo di regolamentazione delle emissioni nell’Ue: «Tra i vari organismi coinvolti nella stesura, revisione e proposta dei nuovi standard, il più importante è il gruppo di lavoro tecnico (TWG), presieduto dall’Ufficio europeo dell’Ipcc» dice Greenpeace, che però ha scoperto che «Il gruppo di lavoro tecnico è dominata dal settore energetico: infatti, in totale, almeno 46 rappresentanti nelle delegazioni governative sono lobbisti dell’industria, alla testa dei 137 rappresentanti formali del settore partecipanti. Ciò significa, che gli inquinatori stanno progettando le norme volte a disciplinare la loro industria».
Greenpeace fa gli esempi delle delegazioni più infiltrate dai lobbysti industriali: la Gran Bretagna con 5 su 9 dei sui rappresentanti nominati da grandi inquinatori, compresi gli operatori di centrali elettriche a carbone RWE, EDF e E.ON e della raffineria petrolifera Stanlow; la delegazione della Grecia è composta interamente da rappresentanti della compagnia energetica nazionale, che gestisce alcune delle più inquinanti centrali elettriche a lignite in tutta l’Ue, e di Ellenic Petroleum; la delegazione spagnola su 12 componenti ne ha 8 che gestiscono centrali elettriche, come Endesa e Iberdrola, e dell’associazione dei produttori di energia elettrica UNESA.
Ma anche alcuni rappresentanti “indipendenti” degli altri Paesi Ue sono noti per essere molto vicini alle posizioni delle industrie inquinanti e per dichiarare cose che sono direttamente copiate da quelle dei rappresentanti dell’industria energetica fossile. Greenpeace racconta alcuni casi particolarmente eclatanti: «I delegati del ministero dell’ambiente spagnolo e dell’Environmental Protection Agency irlandese hanno sostenuto limiti di emissione più deboli con una dichiarazione che era identica ad un commento presentato da Eurelectric ed RWE. Hubert Bramberger, che rappresenta l’Agenzia per l’ambiente bavarese nella delegazione tedesca, ha chiesto limiti più deboli per le emissioni di SO2 per gli impianti a lignite, con un commento scritto identico a quelli inviati da diversi rappresentanti dell’industria. Richard Chase, che rappresenta l’Agenzia per l’Ambiente del Regno Unito, ha utilizzato un commento scritto identico a quelli fatti da Eurelectric e RWE per sostenere che certe tecniche di efficienza energetica sono troppo costose».
La maggior parte delle osservazioni filo-fossili, che cercano di indebolire ulteriormente i limiti delle emissioni, vengono da 7 delegazioni: Polonia, Repubblica Ceca, Grecia, Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. Le uniche delegazioni a fare osservazioni che cercano di tutelare la salute prima degli interessi delle industrie sono Austria, Olanda e Svezia e sono anche gli unici Paesi che hanno delegazioni interamente composte da rappresentanti dei governi.
Greenpeace lancia un preoccupato allarme: «L’Europa sta permettendo agli inquinatori di fissare i propri standard, con la maggioranza dei delegati che rappresentano le industrie che dovrebbero regolamentare. Se si permette che questo continui, le nostre centrali a carbone resteranno molto indietro rispetto ai Paesi leader e causeranno gravi ed evitabili conseguenze sulla salute».
Greenpeace chiede all’Ue di liberare il procedimento da conflitti di interesse, inutili ritardi, deroghe ed esenzioni, e di portare gli standard BREF in linea con le reali migliori tecniche disponibili, come richiesto dagli stessi ministri dell’ambiente europei, dai parlamenti nazionali e dal Parlamento europeo, che a questo punto devono intervenire nel processo e prendere alcune decisioni ed iniziative: «Assicurare la tempestiva adozione: l’adozione e pubblicazione delle migliori definizioni tecniche disponibili e dei limiti di emissione per i grandi impianti di combustione deve avvenire al più tardi entro gennaio 2016. Standard robusti: l’attuazione del BREF da parte degli Stati membri dovrebbe fissare standard altrettanto forti per tutte le centrali. Gli standard dovrebbero essere vincolanti per tutti gli Stati membri e non consentire deroghe. Il BREF ed i relativi valori limite di emissione dovrebbero essere basati sulle migliori performances internazionali. Prescrivere la misurazione in continuo del mercurio e di altre emissioni per tutte le categorie di impianti, al fine di verificare la conformità. Smetterla con i conflitti di interesse: fine della inclusione formale dello staff a libro paga delle industrie colpite dalla direttiva sulle emissioni industriali nelle delegazioni degli Stati membri dell’Ue».