I nuovi negazionisti climatici. Dal negazionismo totale alla disinformazione per ritardare l’azione
Social media e produttori di contenuti traggono profitto diffondendo nuove forme di negazionismo climatico
[18 Gennaio 2024]
Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato. Miliardi di persone hanno dovuto affrontare incendi, inondazioni, caldo insopportabile e siccità senza precedenti che stanno diventando la normalità in tutto il mondo
E’ difficile negare il semplice fatto che il nostro clima sta cambiando in modi prevedibili e tuttavia, ancora oggi, scioccanti. I negazionisti climatici non possono più fingere che il cambiamento climatico non stia avvenendo, quindi hanno cambiato la loro strategia. Infatti, mentre la maggioranza ragionevole cerca di evitare la catastrofe climatica si trova continuamente a dover affrontare un’ondata di disinformazione progettata per ritardare l’azione. Queste bugie, accolte con favore, consentite e spesso finanziate dai magnati del petrolio e del gas che ne traggono vantaggio finanziario, vengono cinicamente utilizzate dai leader politici per spiegare perché restano ostinatamente incapaci di intraprendere azioni correttive urgenti.
Il nuovo studio “The New Climate Denial” pubblicato dal Center for Countering Digital Hate (CCDH), basato sull’intelligenza artificiale, dimostra che «Le narrazioni del che mirano a indebolire il movimento, la scienza e le soluzioni climatiche, costituiscono il 70% dei contenuti del negazionismo climatico su YouTube nel 2023».
In questo innovativo rapporto, per la prima volta, i ricercatori del CCDH hanno quantificato il sorprendente e importante aumento negli ultimi 5 anni di ciò che viene chiamato “New Denial” che rappresenta l’abbandono della negazione diretta del cambiamento climatico di origine antropica per passare agli attacchi contro scienza e scienziati del clima e a una retorica che cerca di minare la fiducia nelle soluzioni climatiche. Ora le affermazioni dei nuovi negazionisti rappresentato il 70% di tutto il negazionismo climatico su YouTube, 6 anni fa erano il 35%.
Lo studio è incentrato sull’analisi dei dati eseguita da CARDS, uno strumento di intelligenza artificiale sviluppato da Travis Coan e Mirjam Nanko (università di Exeter), Constantine Boussalis (Trinity College Dublin), John Cook (università di Melbourne) e i ricercatori evidenziano che «L’intelligenza artificiale ci ha permesso di quantificare la frequenza dei diversi tipi di affermazioni negazioniste climatiche in un testo». Il CCDH ha identificato le mutevoli tattiche dei negazionisti climatici su YouTube analizzando migliaia di ore di trascrizioni di video, dal 2018 in poi in 96 canali della piattaforma.
i ricercatori ricordano che «Nel 2018, affermazioni apertamente negazioniste come “il tempo è freddo” e “stiamo andando verso un’era glaciale” erano popolari tra i negazionisti climatici – ma con l’aumento delle temperature e delle prove del riscaldamento globale, quelle narrazioni non sono più così efficaci». L’analisi di 4.458 ore o quasi 186 giorni di contenuti YouTube dimostra che «Le affermazioni degli “Old Denial” secondo cui il cambiamento climatico di origine antropica non sta avvenendo sono scese dal 65% di tutte le affermazioni nel 2018 a solo il 30% delle affermazioni nel 2023».
Al CCDH sottolineano che «E’ fondamentale che coloro che sostengono l’azione per evitare il disastro climatico prendano atto di questo sostanziale passaggio dalla negazione del cambiamento climatico di origine antropica alla minaccia della sfiducia sia nelle soluzioni che nella scienza stessa e spostino di conseguenza la nostra attenzione, le nostre risorse e le nostre contronarrazioni. Il passaggio narrativo da “Old Denial” a “New Denial” cerca di minare le soluzioni per mitigare la crisi climatica e di ritardare l’azione politica. Un fallimento nel modificare le nostre strategie sarebbe enormemente dannoso».
Imran Ahmed, CEO e fondatore del CCDH, riassume efficacemente la battaglia culturale, informativa e politica che abbiamo di fronte: «Gli scienziati hanno vinto la battaglia per informare l’opinione pubblica sul cambiamento climatico e sulle sue cause, motivo per cui coloro che si oppongono all’azione climatica hanno cinicamente spostato l’attenzione per minare la fiducia nelle soluzioni e nella scienza stessa. I giovani trascorrono moltissimo tempo su piattaforme di condivisione video come YouTube. Queste nuove forme di negazionismo climatico, che hanno proliferato rapidamente negli ultimi 6 anni, sono progettate per confondere e indebolire il sostegno dell’opinione pubblica all’azione per il clima nei prossimi decenni. E’ ipocrita che le social media companies affermino di essere ecologiche ma poi monetizzino e amplifichino le bugie sul clima. E’ giunto il momento che le piattaforme digitali mettano i soldi dove dicono. Dovrebbero rifiutarsi di amplificare o monetizzare il cinico negazionismo climatico che mina la fiducia nella nostra capacità collettiva di risolvere la sfida più urgente dell’umanità».
I ricercatori sottolineano che «Questo rapporto è un invito all’azione rivolto ai sostenitori della lotta al cambiamento climatico, ai finanziatori, ai politici che stanno facendo il duro lavoro per rendere più verdi i nostri modelli economici e i nostri incentivi, per garantire che il loro lavoro contrasti efficacemente ciò che i nostri oppositori stanno facendo ora, non 6 anni fa».
Proprio uno dei politici chiamati in causa dal rapporto, il senatore democratico statunitense Sheldon Whitehouse ha dichiarato che «Nel 2023, l’anno più caldo dell’umanità, le piattaforme di social media hanno facilitato la propaganda del negazionismo climatico da parte dell’industria dei combustibili fossili, e lo hanno fatto per soldi. Queste piattaforme devono assumersi la responsabilità delle falsità e delle malefatte che propagano. La posta in gioco è troppo alta per aiutare e favorire, metre il tempo per agire sta per scadere, le narrazioni di disinformazione climatica “nuove e migliorate” degli inquinatori. Inquinare l’atmosfera informatica per aiutare chi inquina l’atmosfera fisica è una scelta sbagliata».
Il “New Denial” si è evoluto per concentrarsi su tre narrazioni sempre più diffuse: “Le soluzioni climatiche non funzioneranno” – passata dal 9% al 30%; La scienza climatica e il movimento per il clima sono inaffidabili” – passata dal 23% al 35%; “Gli impatti del riscaldamento globale sono benefici o innocui” – passata dal 4% al 6%
Le narrazioni del nuovo negazionismo climatico sono state rese popolari da personaggi online come Jordan Peterson (7,62 milioni di abbonati) e sono state sostenute su canali come BlazeTV (1,92 milioni di abbonati) e PragerU (3,21 milioni di abbonati ). I ricercatori hanno anche scoperto che YouTube pubblicava annunci per marchi noti come Hilton Hotels e Nike su video contenenti negazionismo climatico, nonché annunci a pagamento di organizzazioni non profit come International Rescue Committee e Save the Children.
«I risultati del rapporto segnalano una grande sfida per coloro che cercano di ottenere il sostegno dell’opinione pubblica all’azione climatica», ha affermato il CCDH. Un sondaggio del Pew Research Center, pubblicato a dicembre 2023, ha rilevato che YouTube è la piattaforma di social media più utilizzata tra i ragazzi statunitensi di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Il 71% degli adolescenti afferma di utilizzare quotidianamente la piattaforma di condivisione video, compreso il 16% che dichiara di essere sul sito quasi costantemente. E un nuovo sondaggio condotto questo mese da Survation per il CCDH ha rilevato che: Il 31% dei giovani statunitensi tra i 13 e i 17 anni ritiene che “gli impatti del riscaldamento globale siano benefici o innocui”, compreso il 39% degli adolescenti; Il 33% dei giovani afferma che “le politiche climatiche causano più danni che benefici”, compreso il 40% degli adolescenti; Il 30% ha affermato che “non ci si può fidare della scienza del clima e del movimento climatico”, compreso il 37% degli adolescenti; Il 31% ritiene che il cambiamento climatico sia “una bufala per controllare e opprimere le persone”, compreso il 41% degli adolescenti; Il 45% degli adolescenti afferma che “i politici stanno esagerando l’urgenza delle politiche climatiche” e il 44% ritiene che gli scienziati del clima stiano “manipolando i dati”; Il 34% di tutti gli adolescenti ha affermato che “La Terra sta in realtà entrando in una nuova era glaciale”, rispetto solo al 23% degli adulti (+18).
A fronte di tali risultati, un portavoce di YouTube ha contattato la nostra redazione affermando che «la nostra policy sul cambiamento climatico impedisce di pubblicare annunci su contenuti che contraddicono il parere scientifico ampiamente consolidato sull’esistenza e sulle cause del cambiamento climatico. Sono consentiti dibattiti o discussioni sui temi del cambiamento climatico, incluse quelle riguardanti le policy pubbliche o la ricerca. Tuttavia, quando il contenuto sconfina nella negazione del cambiamento climatico, smettiamo di riprodurre gli annunci su quei video. Inoltre, mostriamo pannelli informativi sotto i video pertinenti con l’obiettivo di fornire ulteriori informazioni sul cambiamento climatico e sul contesto da parte di terzi».
Charlie Cray, senior strategist di Greenpeace Usa, commenta: «Google/YouTube devono smettere di consentire e trarre profitto dalle nuove forme di negazionismo climatico. I negazionisti climatici hanno ora accesso a un vasto pubblico globale attraverso le piattaforme digitali. Consentire loro di intaccare costantemente il sostegno pubblico all’azione climatica – soprattutto tra gli spettatori più giovani – potrebbe avere conseguenze devastanti per il futuro del nostro pianeta. il negazionismo climatico totale è diventata insostenibile quanto fumare all’interno del pronto soccorso di un ospedale. Ma l’indagine del CCDH mette in luce le nuove tattiche che si sono metastatizzate negli ultimi anni: ritardi, deviazioni e attacchi fasulli a soluzioni come l’eolico offshore. Google/YouTube e le altre piattaforme devono aggiornare e applicare le loro politiche per frenare il discorso malato che continua ad avvelenare il consenso dell’opinione pubblica per ostacolare il tipo di transizione verso l’energia pulita di cui il nostro pianeta e le nostre comunità hanno così disperatamente bisogno».
Michael Khoo, direttore del Climate Disinformation Program di Friends of the Earth, è d’accordo e conclude: «Big Tech e Big Oil diffondono contenuti che stanno fermando l’azione climatica. In passato abbiamo fatto pressioni su Google affinché smettesse di sostenere il negazionismo climatico, ma hanno fatto poco. Il rapporto New Climate Denial mostra un cambiamento preoccupante nelle tattiche utilizzate per far fallire le azioni necessarie per evitare ulteriori disastri. Piattaforme come YouTube hanno miliardi di utenti e il monopolio dell’attenzione dei giovani. Questo potere non dovrebbe essere utilizzato per promuovere il negazionismo climatico riempiendo al tempo stesso le tasche degli estremisti di destra e delle aziende produttrici di combustibili fossili. Le social media companies devono smettere di amplificare e trarre profitto dal negazionismo climatico che minaccia l’azione sulla crisi più urgente della storia umana».