I profondi legami tra demografia, sviluppo sostenibile, migrazioni e clima
Progressi negli ultimi 25 anni, ma il divario tra ricchi e poveri resta enorme
[2 Aprile 2019]
Si stima che nel 2019 la popolazione mondiale raggiungerà i 7,7 miliardi di persone e che nel 2050 sarà di circa 9,7 miliardi. Secondo le proiezioni Onu, «Entro gli anni 2060, il tasso di fecondità dovrebbe raggiungere le 2,1 nascite per donna, cioè il tasso necessario perché le popolazioni si stabilizzino a lungo termine». Nel 2050 la percentuale di persone più anziane di 65 anni dovrebbe raggiungere il 28% in Europa e il 23% in America del Nord. Nei prossimi 20 anni, il 90% della crescita urbana sarà in Africa e Asia.
E’ in corso all’Onu a New York la 52esima sessione della Commission on Population and Development, che fino al 5 aprile analizzerà proprio i legami tra la crescita della popolazione e gli sforzi per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibili (Sdg). All’Onu spiegano: «Dato che la dimensione, la struttura e la ripartizione della popolazione mondiale hanno delle profonde ripercussioni sugli sforzi mondiali miranti a promuovere lo sviluppo sostenibile, durante questa sessione i Paesi valuteranno gli ultimi trend politici e programmi in materia di popolazione». La Commissione esaminerà soprattutto i progressi realizzati nell’attuazione del Programma di azione adottato 25 anni fa alla International Conference on Population and Development del Cairo, così come le lacune e le insufficienze nella realizzazione dei suoi obiettivi e impegni.
La vice-segretaria generale dell’Onu, Amina J. Mohammed, ha ricordato che «La Conferenza ha consolidato un grande cambiamento nel dibattito mondiale sulle questioni della popolazione, mettendo maggiormente l’accento sui diritti, l’uguaglianza, la dignità e il benessere degli individui di fronte agli eventi essenziali della vita, in particolare la nascita, la morte, il matrimonio, il parto e la migrazione. Il Programma d’azione resta oggi un documento vivo, capace di guidarci fino a dove ci sforziamo di raggiungere i suoi obiettivi parallelamente a quelli inscritti nell’Agenda 2030 dello sviluppo sostenibile».
La Mohammed ha evidenziato i progressi realizzati in 25 anni: «Dal 1994, meno persone vivono in povertà estrema, il rischio di mortalità materna è diminuito di oltre il 40% e l’insegnamento primaio ha ampliato gli orizzonti di milioni di persone. Ma sussistono numerosi problemi. I nostri sforzi per raggiuncere alcuni obiettivi di sviluppo sostenibile non seguono il ritmo della crescita demografica. Quando esaminiamo gli obiettivi in materia di povertà nei Paesi meno avanzati, del matrimonio di bambine o di persone che vivono in baraccopoli urbane, allora la percentuale delle persone colpite può essere in calo, ma il loro numero continua ad aumentare. I progressi sono stati ineguali. A livello mondiale, i metodi di contraccezione moderni rispondono sempre più alla richiesta delle donne in materia di pianificazione familiare, ma in 44 Paesi è soddisfatta meno della metà di questa domanda e, in m numerosi Paesi, constatiamo che le conquiste del passato sono state erose dall’indietreggiamento dei diritti delle donne». Chissà se la Mohammed pensava anche all’Italia e alle pericolose proposte integraliste e misogine avanzate dal Congresso mondiale delle famiglie di Verona?
Ma le differenze tra Paesi ricchi e poveri sono ancora enormi: anche se la speranza di vita è aumentata in tutti i continenti, lo scarto tra le regioni più sviluppate e quelle più povere è ancora di 15 anni e se il tasso di m ortalità infantile è diminuito del 50% dal 1994, il tasso di mortalità per un bambino di meno di 5 anni nato in Africa subsahariana è 15 volte più alto di quello di un piccolo nato nei Paesi più sviluppati.
Per la Mohammed, «E’ tempo che il mondo mostri un’ambizione e un’urgenza accresciute riguardo all’attuazione di Obiettivi di sviluppo sostenibile che siano pienamente allineati al Programma di Azione del Cairo. Bisogna mettere l’eguaglianza dei sessi al cento di ogni Sdg, fare molto di più per offrire un accesso universale a un’educazione di qualità, in particolare per le ragazze, e per procedere agli adattamenti sistemici necessari per evitare i grandi cambiamenti del clima del pianeta».
Maria-Francesca Spatolisano, assistente del segretario generale dell’Onu per il coordinamento delle politiche e gli affari inter-agenzie, ha richiamato attenzione sui «Quattro “megatrend” demografici che stanno modellando il mondo in modi fondamentali: crescita della popolazione, invecchiamento della popolazione, migrazione internazionale e urbanizzazione. Le ultime due tendenze, la migrazione internazionale e l’urbanizzazione, “influenzano la distribuzione spaziale della popolazione, sono collegate in vari e complessi modi al processo di sviluppo sostenibile. Anche se è giusto celebrare i risultati, dobbiamo anche prepararci per un mondo che sarà più grande, più vecchio, più mobile e più urbanizzato che mai».
Durante la sessione di apertura è intervenuta anche la famosa attrice e ambasciatrice di buona volontà per l’United Nations Population Fund Ashley Judd, che sui social media ha detto di voler essere «la messaggera delle 6,7 milioni di ragazze che saranno costrette a sposarsi quest’anno, come pure come delle 214 milioni di donne che non sono in grado di accedere alla pianificazione familiare, delle 300.000 donne che quest’anno moriranno di morti evitabili dando alla vita».
La Judd concorda sul fatto che l’International Conference on Population and Development abbia rappresentato «un cambio di paradigma per l’uguaglianza di genere, ponendo il futuro dello sviluppo mondiale saldamente nelle mani di donne e ragazze. Dobbiamo avere i diritti di prendere decisioni sui nostri corpi, per avere la nostra integrità corporea e la nostra autonomia sessuale. 25 anni di prove e pratiche continuano a sostenere questo consenso e dimostrano che questa missione è vitale ed essenziale, oggi come allora».
Nei prossimi giorni la Commissione esaminerà i vari argomenti riguardanti la popolazione che contribuiscono allo sviluppo sostenibile, comprese le politiche governative per ampliare l’accesso ai servizi di assistenza sessuale e riproduttiva, la pianificazione familiare, le politiche per migliorare la qualità e l’accesso all’istruzione e assicurare modelli sostenibili di consumo e produzione.