I repubblicani Usa all’assalto delle leggi ambientali di Obama. Sarà un boomerang?
[11 Novembre 2014]
Sono passati pochi giorni dalle elezioni di medio termine ma i repubblicani, ora che hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato Usa, sono già al lavoro per smontare le leggi e le norme ambientali approvate dall’amministrazione Obama e tra queste la più invisa dalla lobby fossile che li ha munificamente finanziati è quella sulle emissioni di carbonio.
All’inizio di quest’anno, l’Environmental Protection Agency (Epa) ha presentato i regolamenti per ridurre le emissioni di gas serra nelle centrali elettriche esistenti e nuove e Barack Obama ha predisposto un Piano per rispettare i (deludenti) impegni internazionali degli Usa che prevedono entro il 2020 una riduzione del 17% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 2005. Sono questi i bastioni che i repubblicani vogliono demolire a partire da gennaio, quando avranno in pugno il Comngresso Usa.
Già il 6 novembre il senatore repubblicano Mitch McConnell, che probabilmente diventerà il leader della nuova maggioranza al Senato, ha detto che sente la «Profonda responsabilità» di bloccare le norme sulle centrali elettriche e che la sua priorità sarà «Di cercare di fare tutto il possibile per ottenere che l’Epa tiri le redin». Il 9 novembre la neosenatrice Shelley Moore Capito (R-WV) ha detto a News Sunday’s Chris Wallace che sarà «Estremanmente aggressiva» per annullare i regolamenti Epa: «Secondo me, le politiche del presidente sono “disenfranchising” per il Paese. Abbiamo scelto un perdente e non ho intenzione di stare con lui. Annullare le normative Epa è il modo per farlo».
Secondo quanto scrive The Hill, l’attacco dei repubblicani si dispiegherà ben oltre le normative sulle centrali elettriche dell’Epa: «I parlamentari repubblicani stanno progettando un assalto a tutto campo nell’agenda ambientale di Obama, comprese le norme relative al mercurio e ad altre sostanze tossiche emesse nell’aria dalle centrali elettriche, limiti dell’ozono troposferico che causa smog, le restrizioni all’estrazione mineraria sulle cime delle montagne ed il tentativo dell’Epa di ridefinire la sua giurisdizione sui corsi d’acqua e gli stagni». Nel mirino dei repubblicani e dei loro amici/ispiratori della Biog Oil ci sono anche le nuove regole del Dipartimento degli interni sulla fratturazione idraulica sulle terre pubbliche e per proteggere i corsi d’acqua dai reflui del fracking».
Un vecchio collaboratore del Grand Old Party (Gop, come chiamano gli americani il Partito repubblicano) ha confermato a The Hill che la destra metterà in atto uno sforzo congiunto fatto di stanziamenti, vincoli di bilancio, processo legislativo e di controllo per mettere sotto pressione l’amministrazione Obama prima che possa mettere a punto le nuove regole per il fracking e per smantellare quelle dell’Epa «e poi, una volta che avremo finito, se saranno ancora onerose, uccideranno i posti di lavoro e saranno dannose per l’economia, allora le combatteremo ancora»
I repubblicani hanno a disposizione diverse armi: la prima è il Congressional Review Act che, come fa notare il Center for American Progress, «dà al Congresso gli strumenti per bloccare i principali “rulemakings” nel periodo di tempo che intercorre tra il loro annuncio e la finalizzazione. Ciò richiederebbe un voto di disapprovazione a maggioranza in entrambe le camere, al Congresso e al Senato, e i democratici non sarebbe in grado di utilizzare l’ostruzionismo». Quindi i regolamenti Epa saranno bloccati almeno fino alla metà del 2015.
L’altra arma che il Gop utilizzerà saranno certamente le commissioni parlamentari presiedute tutte da loro e che apriranno sicuramente un nuovo ciclo di indagini sulle normative Epa per rinviarne l’applicazione.
L’ultima opzione dei repubblicani è quella di togliere i finanziamenti alle energie rinnovabili, ma qui Obama potrebbe esercitare il potere di veto, vedremo se avrà la voglia ed il coraggio di farlo come sperano gli ambientalisti. Secondo David Goldston, un lobbysta ambientale del Natural Resources Defense Council, «il presidente ha chiarito che non si farà intimidire da una strategia sugli stanziamenti da parte di persone che cercano di scaricare la spesa delle bollette con disposizioni che l’opinione pubblica non sostiene e quindi ci aspettiamo che non sia ancora una volta così».
Mary Anne Hitt, direttrice dalla Beyond Coal Campaign di Sierra Club, pensa che i repubblicani potrebbero sbagliare i loro calcoli e che la loro politica anti-ambientalo potrebbe rvelarsi un boomerang: «Le elezioni hanno conseguenze, questo è un luogo comune politico che sentiamo dopo ogni elezione, ed è vero. Ma è anche vero che l’inquinamento ha delle conseguenze e che colpisce gli americani direttamente dove vivono, dai bambini con l’asma ai fiumi pieni dell’inquinamento da carbone, all’agricoltura nella morsa della siccità senza fine aggravata dal cambiamento climatico».
Ai nuovi senatori repubblicani la Hitt ricorda il rapporto di sintesi dell’Ipcc e che sarà con quei dati drammatici che comunque dovranno fare i conti nei prossimi 2 anni. Poi si rivolge al movimento ambientalista e progressista statunitense: «Per questo, ora non è il momento della la disperazione, per noi è il momento di raddoppiare e rendere più efficace il lavoro strategico della nostra vita. Mentre gli americani hanno mostrato la loro rabbia e frustrazione nella cabina elettorale e mandato una nuova leadership al Congresso (…) non hanno votato per l’aria sporca, l’acqua sporca o l’energia sporca. Tuttavia, a meno che non facciamo il nostro lavoro molto bene, questo è proprio quello che avranno. Nei prossimi due anni dovremo difendere i progressi che sono stati fatti per affrontare il cambiamento climatico, allontanarsi dai combustibili fossili per andare verso le energie pulite e la tutela della salute pubblica dal pericoloso inquinamento dell’aria e dell’acqua».
Sierra Club sa bene che i negazionisti climatici repubblicani diventeranno presidenti di alcune commissioni parlamentari delicatissime e che da li spareranno a palle di cannone contro la legislazione ambientale federale ed il particolare contro l’Epa, così come sa bene che molti parlamenti degli Stati a guida repubblicana stanno approvando norme anti-ambientali e stanno rendendo la vita difficile a chi vuole mettere un pannello solare sul tetto, ma la Hitt sottolinea che «allo stesso tempo, quando si tratta dei nostri progressi a portare gli Usa fuori dal carbone, non stiamo andando indietro. In questo momento, negli Usa non ci sono nuovi impianti a carbone in costruzione, le nostre centrali a carbone esistenti sono sempre meno giovani e i livelli dell’energia in fase di installazione sono alle stelle, dato che l’eolico e il solare sono a buon mercato quanto i combustibili fossili in un numero crescente di Stati in tutto il Paese».
Inoltre il Gop trionfante dovrà fare i conti con la dura realtà: «L’inquinamento avrà ancora conseguenze – dice la Hitt – Le decisioni riguardanti l’energia continueranno ad essere prese livello locale e statale, dalle utility commissions e dai regolatori statali che di solito sono molto meno di parte e polarizzati rispetto ai loro omologhi federali e sono quelli i luoghi nei quali ognuno di noi può e deve impegnarsi. Sondaggi dopo sondaggi hanno dimostrato che l’opinione pubblica vuole aria pulita, acqua pulita e la lotta contro la crisi climatica. Noi vogliamo più investimenti nell’energia pulita, ora. Le preoccupazioni locali per la salute pubblica, l’inquinamento atmosferico e l’acqua pulita saranno ancora gli argomenti più potenti. E la gente normale, combattendo per le loro famiglie e le loro comunità, sarà ancora la forza più potente per plasmare il futuro energetico dell’America».
La Hitt conclude facendo l’esempio di Judy Bonds, una leader della lotta per porre fine allo spianamento dei monti Appalachi che, quando già era in precarie condizioni di salute, disse ai suoi amici e sostenitori che il modo migliore per onorare la sua eredità era semplice: «Lotta dura» e, parafrasando la leggendaria sindacalista Mother Jones, concluse: «Non piagnucolate: organizzatevi!».