I tagli di gas serra promessi dai Paesi del mondo non bastano a salvarci dalla catastrofe climatica

Rapporto completo di sintesi NDC: alcuni progressi, ma la preoccupazione è grande

[20 Settembre 2021]

L’United Nations framework convention on climate change (Unfccc) ha pubblicato una sintesi dei Nationally Determined Contributions (NDC) di tutti i Paesi del mondo e purtroppo ne viene fuori che  «Sebbene vi sia una chiara tendenza alla riduzione delle emissioni di gas serra nel tempo, se vogliono prevenire aumenti della temperatura globale rispettando l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di ben al di sotto dei 2° C – idealmente 1,5° C – entro la fine del secolo,  le nazioni devono urgentemente raddoppiare i loro sforzi per il clima».

L’Unfccc ricorda che «Il Rapporto di Sintesi è stato richiesto dalle Parti dell’Accordo di Parigi per assisterle nella valutazione dei progressi dell’azione per il clima in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) di questo novembre a Glasgow, in Scozia. Il rapporto include informazioni provenienti da tutte le 191 parti dell’accordo di Parigi basate sui loro ultimi NDC disponibili nell’interim NDC registry  al 30 luglio 2021, comprese le informazioni di 86 NDC aggiornate o nuove presentate da 113 Parti. Gli NDC nuovi o aggiornati NDC coprono circa il 59% delle parti dell’accordo di Parigi e rappresentano circa il 49% delle emissioni globali di gas serra».

Per il gruppo di 113 parti con NDC nuovi o aggiornati, l’Unfccc prevede che nel 2030  le emissioni di gas serra diminuiranno del 12% rispetto al 2010 ed evidenzia che «Questo è un passo importante verso le riduzioni identificate dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che ha stimato che limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5° C richiede una riduzione delle emissioni di CO2 del 45% nel 2030 o una riduzione del 25% entro il 2030 per limitare il riscaldamento a 2° C».

All’interno del gruppo di 113 Parti, 70 Paesi hanno indicato obiettivi di carbon neutrality verso la metà del secolo che potrebbero portare a riduzioni delle emissioni ancora maggiori, di circa il 26% entro il 2030 rispetto al 2010.

Commentando il rapporto di sintesi, la segretaria esecutiva dell’Unfccc, Patricia Espinosa, ha detto: «Mi congratulo con tutte le parti che hanno presentato NDC aggiornati o nuovi. La sintesi dimostra che i Paesi stanno facendo progressi verso gli obiettivi della temperatura dell’Accordo di Parigi. Questo significa che il meccanismo integrato stabilito dall’Accordo di Parigi per consentire un graduale aumento dell’ambizione sta funzionando».

Ma il bicchiere è molto meno che mezzo pieno: un numero considerevole di NDC dei Paesi in via di sviluppo contiene impegni condizionali per ridurre le emissioni, che possono essere attuati solo con l’accesso a maggiori risorse finanziariee ad altri tipi di sostegni. Il rapporto suggerisce che «La piena attuazione di questi componenti potrebbe consentire il picco delle emissioni globali entro il 2030». Per quanto riguarda le azioni di adattamento, che sono anche coperte da molti degli NDC disponibili, i finanziamento sono essenziali e la Espinosa ha evidenziato che «Questo dimostra quanto sia centrale la questione del sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Dobbiamo raggiungere il picco di emissioni il prima possibile, prima del 2030, e sostenere i Paesi in via di sviluppo nella costruzione della resilienza climatica. L’impegno a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 è stato fondamentale per rafforzare l’azione per il clima da parte dei Paesi in via di sviluppo. L’impegno assunto nel processo Unfccc più di 10 anni fa non è stato ancora rispettato. E’ tempo di farlo: la COP26 è il posto giusto per farlo. I Paesi in via di sviluppo hanno bisogno di questo sostegno per agire nel modo più ambizioso possibile».

Ma, al di là dell’ottimismo della ragione e della perseveranza, è indubbio che il rapporto è dsegnato  da alcuni risultati preoccupanti: «Gli NDC disponibili di tutte le 191 parti prese insieme implicano un aumento considerevole delle emissioni globali di gas serra nel 2030 rispetto al 2010, di circa il 16% – fa notare l’Unfccc – Secondo le ultime scoperte dell’IPCC, un tale aumento, a meno che non vengano intraprese azioni immediate, potrebbe portare a un aumento della temperatura di circa 2,7° C entro la fine del secolo».

La Espinosa conferma: «L’aumento del 16% è un enorme motivo di preoccupazione. E’ in netto contrasto con le richieste della scienza per riduzioni rapide, sostenute e su larga scala delle emissioni per prevenire le conseguenze e le sofferenze climatiche più gravi, in particolare dei più vulnerabili, in tutto il mondo, Il rapporto mostra chiaramente che il quadro degli NDC sta aiutando le parti ad avanzare verso l’adempimento dei loro impegni nell’ambito dell’accordo di Parigi. Le parti possono presentare gli NDC o aggiornare gli NDC già presentati in qualsiasi momento, anche in vista della COP26. In questo caso e al fine di garantire che la  COP disponga delle informazioni più recenti, UN Climate Change rilascerà un aggiornamento per coprire tutti i NDC presentati entro il 12 ottobre 2021. La pubblicazione dell’aggiornamento è prevista per la il 25 ottobre 2021. Sapendo quanto lavoro è stato fatto per migliorare gli NDC, invito nuovamente tutte le parti che non l’hanno ancora fatto a presentare NDC nuovi o aggiornati. Ma anche quelle parti che hanno già presentato osservazioni hanno l’opportunità di rivedere i loro NDC per aumentare il loro livello di ambizione. Il tempo rimasto prima della COP26 è breve, ma spero che potremo ancora vedere molti altri NDC»

Il presidente britannico della COP26 Unfccc, Alok Sharma, ha dichiarato: «Questo rapporto è chiaro: un’azione ambiziosa per il clima può evitare gli effetti più devastanti del cambiamento climatico, ma solo se tutte le nazioni agiscono insieme. Quelle nazioni che hanno presentato nuovi e ambiziosi piani climatici stanno già piegando al ribasso la curva delle emissioni entro il 2030. Ma senza l’azione di tutti i Paesi, soprattutto delle maggiori economie, questi sforzi rischiano di essere vani. Possiamo cambiare in meglio il corso della storia. Possiamo e dobbiamo agire, per noi stessi, per le comunità vulnerabili e le generazioni future».

La buona notizia è che gli NDC nuovi o aggiornati mostrano un netto miglioramento della qualità delle informazioni presentate, sia per quanto riguarda la mitigazione che per l’adattamento, e tendono ad allinearsi ai più ampi obiettivi di sviluppo a lungo termine e alle basse emissioni, al raggiungimento della carbon neutrality, e alle leggi/regolamenti/processi di pianificazione e altri quadri internazionali come gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Inoltre, gli attori non statali e altre parti interessate sono sempre più coinvolti nei processi di pianificazione e attuazione degli NDC.

La  presidente della COP25, Carolina Schmidt, ha concluso: «Mi congratulo con i Paesi che hanno compiuto uno sforzo per allineare i loro nuovi NDC con quel che la scienza ci chiede. Ma questo sforzo deve essere fatto da tutte le parti. Rivolgo un appello esplicito, soprattutto ai maggiori emettitori, di mantenere i loro impegni in modo che insieme possiamo evitare che la temperatura aumenti di oltre 1,5° C. Il rapporto dell’Ipcc ci mostra che possiamo farcela, ma solo se tutti lavoriamo con decisione nella stessa direzione».