Il vero problema è il riscaldamento dell’Artico
Il brutale inverno dell’America nord-orientale è colpa dei cambiamenti climatici?
Altre prove del collegamento tra il jet stream e freddo e siccità estremi negli Usa.
[19 Febbraio 2015]
Le prolungate ondate di freddo nell’East Coast, di siccità in California ed i mattini gelati nel sud degli Usa Sud hanno tutti qualcosa in comune: la corrente a getto atmosferica – jet stream – che trasporta i sistemi meteorologici che sembrano impazziti in tutto il Nord America. A dirlo è lo studio “Evidence for a wavier jet stream in response to rapid Arctic warming”, pubblicato su IOPScience da Jennifer Francis, dell’Institute of Marine and Coastal Sciences della Rutgers University, e Stephen Vavrus, del Center for Climatic Research dell’università del Wisconsin-Madison.
Secondo Francis e Vavrus, le modifiche del jet stream ed il riscaldamento dell’Artico, dove il cambiamento climatico sta avvenendo in maniera più rapida che in tutto il resto del mondo, sono strettamente collegati e porteranno a fenomeni meteorologici sempre più estremi nel Nord America e negli Usa in particolare.
Agli ecoscettici che dicono che il freddo terribile che sta colpendo l’est degli Usa dimostra che il riscaldamento globale è una bufala, la Francis risponde: «La vera storia è la persistenza del modello. E’ in n questo modo quasi costantemente dal dicembre 2013… Caldo a ovest, freddo a est. Pensiamo che il riscaldamento dell’Artico provochi questi tipi di modelli molto ondulati, e che, anche se probabilmente non nella stessa posizione, accadrà più spesso in futuro».
La ricerca è iniziata dopo il disastro dell’uragano Sandy, quando la corrente a getto provocò una brusca svolta della tempesta mandandola a battere sul Jersey e New York City. La Francis ed altri ricercatori dicono che la configurazione della corrente a getto è stato un ingrediente essenziale per creare la tempesta mostruosa.
«Dagli anni ’90, modelli di jet-stream molto “ondulati” si sono verificati più spesso dal 1990 – sottolinea la Francis – , ed ora stanno interessando il meteo attorno all’emisfero settentrionale. Questa ondata di freddo a metà febbraio, per esempio, che ha lasciato milioni di persone sveglie con temperature inferiori allo zero, potrebbe non essere così profonda come alcune saccature verso sud, chiamate depressioni, della corrente a getto. Ma lo schema generale è stato in circolazione per settimane ed anche responsabile delle nevicate record a Boston di questo inverno e del peggioramento della siccità negli Stati occidentali. Al contrario, un modello opposto nell’inverno 2012 portò a battere più di 3.000 record di temperature invernali negli Stati Uniti orientali. La California è ancora alle prese con l’attuale record di siccità, e l’Alaska sta avendo uno dei suoi inverni più caldi mai registrati».
Ma in Florida gli aranceti fanno i conti con le temperature più rigide degli ultimi anni e con una malattia degli agrumi che sta decimando i raccolti e che sembra collegata ad altri focolai freddo intenso a sud. Invece, sulla costa occidentale, le temperature dell’acqua dell’Oceano Pacifico al largo della California sono molto più calde del normale, fino a i 64 – 65 gradi Fahrenheit in pieno inverno, un fenomeno che sembra avere conseguenze sulla pesca del tonno rosso del Pacifico.
La Francis die che «Queste condizioni hanno senso perché i trend della temperatura dell’acqua nel Pacifico orientale sono cambiati nel decennio passato e potrebbe contribuire al clima più caldo e secco della California, mentre la corrente a getto prende la forma di un’altalena insolitamente grande a nord».
Il fenomeno chiamato Amplificazione Artica – definito come la maggiore sensibilità della regione artica al riscaldamento rispetto alle latitudini più basse – secondo lo studio, sta cambiando su vasta scala il livello dei flussi nell’atmosfera: «Guardando indietro ai dati risalenti ai tardi anni ‘40, è evidente che l’amplificazione artica del riscaldamento globale è ormai continua lungo tutte le quattro stagioni dell’anno», dicono Francis e Vavrus.
Il nuovo studio ha cercato di misurare la portata e la forza di queste onde di flusso del getto e, durante l’utilizzo di una misura tradizionale delle variazioni della temperatura dell’aria in superfici, tra le regioni artiche e le basse latitudini, i due ricercatori hanno presentare una misurazione alternativa delle temperature degli strati superiori nell’atmosfera. Anche gli scienziati che sono scettici sui loro risultati dicono che si tratta di n buono sforzo per risolvere il problema di differenziare i cambiamenti reali nel comportamento del jet stream dal “rumore di fondo”, si tratta di un problema insito nella ricerca sul clima: prendere per reali cambiamenti climatici a lungo termine la sola variabilità del tempo di anno in anno.
Francis e Vavrus non respingono in toto le critiche al loro lavoro che guarda in particolare agli ultimi anni, da quando l’amplificazione artica è emersa chiaramente, ma dicono anche che «Non ci sono dubbi sul trend dagli anni ‘90: l’Artico probabilmente non è mai stato così caldo dall’ultimo grande periodo inter-glaciale, 125.000 anni fa» e la Francis evidenzia che «Allora, la Terra era parecchi gradi più calda rispetto ad oggi e il livello dei mari era diversi metri più in alto. I recenti cambiamenti ai quali abbiamo assistito sono chiaramente collegati all’aumento dei gas serra e non c’è alcun segno di calo nel nostro utilizzo di combustibili fossili. Questo non fa ben sperare per le conseguenze di eventi meteorologici estremi e l’ecosistema nel suo complesso».
La scienziata statunitense conclude: «La sfida più grande nella nostra ricerca è il rapido riscaldamento dell’Artico iniziato molto di recente, quindi individuare una chiara risposta atmosferica e collegarla ad una causa particolare potrebbe richiedere un altro decennio. Nel frattempo, madre natura sembra in azione lì fuori».