Il Covid fa calare le emissioni di gas serra, ma non basta per raggiungere gli obiettivi climatici
JRC: le emissioni globali di gas serra dovrebbero essere riviste al ribasso tra il 2 e il 9% nel 2030
[4 Febbraio 2021]
Secondo il rapporto “Global Energy and Climate Outlook 2020: A New Normal Beyond Covid-19” (GECO) del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, «Le riduzioni delle emissioni senza precedenti alimentate dalla pandemia di CovidD-19 possono aiutare a interrompere il trend delle emissioni globali di gas serra in continua crescita, ma deve essere fatto molto di più per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi».
Il GECO sottolinea che «Le restrizioni alla mobilità per il Covid-19 hanno portato alla più grande contrazione della domanda di mobilità nella storia recente. Le riduzioni delle emissioni dei trasporti rappresentano la maggior parte delle riduzioni complessive delle emissioni nel 2020».
Inoltre, nel rapporto si legge che «La pandemia di Covid-19 accelera alcune tendenze sottostanti ai modelli di investimento, il cambiamento di comportamento, l’adozione tecnologica e l’azione politica che spingono il sistema energetico globale verso il “New Normal” rispetto a una situazione di base senza Covid-19». I ricercatori JRC dicono che le emissioni globali di gas serra dovrebbero essere riviste in modo significativo al ribasso (tra il 2 e il 9% in meno di emissioni nel 2030). Ma aggiungono che «Lo scenario “New Normal” presentato nel rapporto è però solo un potenziale percorso di sviluppo futuro tra i tanti possibili. Potrebbe anche verificarsi una divergenza maggiore (o minore) dallo scenario di base. Nonostante la grande incertezza, il senso delle tendenze indotte sulla domanda di energia e sulle emissioni di carbonio sembra qualitativamente robusto».
Nello studio si legge che «Lo scenario “New Normal” differisce dallo scenario Baseline in tre gruppi di parametri modellati: prima di tutto, parametri macroeconomici (in particolare, il PIL globale è del 6,3% al di sotto del Baseline nel 2030); quindi, i cambiamenti nei trasporti e nella mobilità (TC), che riflettono principalmente le tendenze accelerate dalla pandemia come la digitalizzazione più rapida (telelavoro, videoconferenza) e cambiamenti di comportamento (passaggio alla mobilità dolce, mobilità condivisa) e l’accorciamento delle catene di approvvigionamento; nuove politiche che potrebbero essere rafforzate dopo la pandemia (in particolare, sostenendo l’adozione della mobilità elettrica e una moratoria sulla costruzione di nuove centrali a carbone inefficienti)».
I ricercatori ricordano che «Nel trasporto su strada, si prevede che nel prossimo decennio il mercato dei veicoli elettrici registrerà una forte crescita sostenuta, di circa il 65% all’anno nel periodo 2020-2030. Si prevede che i veicoli elettrici (ibridi plug-in e completamente elettrici a batteria) raggiungeranno una quota di mercato del 34% nelle vendite di veicoli leggeri nel 2030 e del 16% della flotta (rispettivamente circa il 3% e l’1% per i veicoli pesanti). Nell’aviazione e nel trasporto marittimo, si prevede che soluzioni tecnologiche come gli aerei elettrici, i combustibili sintetici liquidi e l’idrogeno avranno un impatto solo oltre il 2030; entro il 2030, le revisioni delle proiezioni di attività e le misure di efficienza energetica sono i principali driver alla base delle proiezioni delle emissioni di New Normal».
Il rapporto prevede che «Se questi nuovi modelli verranno sostenuti, le emissioni globali di gas serra potrebbero non andare mai oltre il loro massimo storico registrato nel 2019. Tuttavia, un ritorno alle tendenze normali vedrebbe aumentare nuovamente le emissioni».
Però i ricercatori JRC avvertono: «Anche se questi cambiamenti “new normal” potrebbero essere sufficienti per interrompere la tendenza alla crescita delle emissioni globali di gas serra, non sono sufficienti per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Le proiezioni mostrano che la pandemia ha alterato in modo significativo le precedenti tendenze delle emissioni, ma le riduzioni hanno solo colmato il di circa il 35% il gap di emissioni per limitare l’aumento della temperatura a 2° C. Ciò dà un forte segnale che sono necessarie azioni più ambiziose per mantenere la variazione della temperatura globale ben al di sotto dei 2° C entro il 2100, come previsto dall’Accordo di Parigi».
Il rapporto evidenzia anche le importanti sfide che i Paesi devono affrontare quando puntano a realizzare grandi riduzioni delle emissioni senza causare danni alle attività economiche. Ma gli autori restano fiduciosi: vedono la pandemia ei cambiamenti che ne derivano come un’opportunità per i governi per sostenere una ripresa green e per accelerare gli investimenti nell’energia pulita e nell’efficienza energetica.