Con un aumento del riscaldamento a lungo termine, i rischi aumentano drasticamente

Il superamento anche temporaneo degli obiettivi climatici potrebbe far aumentare il rischio di tipping points a cascata

«La nostra azione nei prossimi anni può decidere la traiettoria futura delle calotte glaciali per secoli o addirittura millenni a venire»

[29 Dicembre 2022]

Secondo lo studio “Global warming overshoots increase risks of climate tipping cascades in a network model”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori del  Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (PIK), dell’ University of Exeter e della Stockholms universitet,  «Il superamento temporaneo dell’obiettivo climatico delle Nazioni Unite di 1,5 – 2 gradi Celsius potrebbe aumentare il rischio di tipping points per diversi elementi del sistema terrestre di oltre il 70% rispetto al limite di riscaldamento fissato nell’Accordo di Parigi sul clima. Questo tipping risk aumenta anche se, a lungo termine, la temperatura globale si stabilizzarà all’interno del range di Parigi. Evitare un superamento della soglia limiterebbe quindi i rischi».

Il Fifth Assessment Report  dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) del 2014 definisce i tipping points come «Criticità dei sistemi ambientali a partire dalle quali si originano cambiamenti ambientali rapidi, significativi ed irreversibili che vanno ad interessare anche il sistema climatico globale».

Il principale autore dello studio, Nico Wunderling del PIK, spiega: «Dimostriamo che il rischio di alcuni eventi tipping potrebbe aumentare in modo molto sostanziale in determinati scenari di superamento del riscaldamento globale. Anche se riuscissimo a limitare il riscaldamento globale a 1,5° C dopo un superamento di oltre 2° C, questo non sarebbe sufficiente in quanto il rischio di innescare uno o più punti di non ritorno  globali sarebbe comunque superiore al 50%. Con un aumento del riscaldamento a lungo termine, i rischi aumentano drasticamente».

Secondo un altro autore dello studio, Jonathan Donges, co-responsabile del FutureLab on Earth Resilience in the Anthropocene del l PIK, «Per prevenire efficacemente tutti i rischi tipping, l’aumento della temperatura media globale dovrebbe essere limitato a non più di 1° C:  attualmente siamo già a circa 1,2° C. L’ultimo rapporto dell’IPCC dimostra che molto probabilmente siamo sulla strada per superare temporaneamente la soglia di temperatura di 1,5° C».

Per arrivare a questi risultati, gli scienziati, insieme ai coautori della Earth Commission, un gruppo di eminenti scienziati riuniti da Future Earth, hanno utilizzato diversi scenari di superamento del riscaldamento globale con temperature di picco comprese tra 2 e 4° C e li hanno applicati a una serie di 4 elementi tipping  interagenti: la calotta glaciale della Groenlandia, la calotta glaciale dell’Antartide occidentale, l’Atlantic meridional overturning circulation (AMOC) e la foresta pluviale amazzonica. Poi  hanno applicato «Un approccio di analisi del rischio basato su milioni di simulazioni di modelli per riflettere le incertezze nei parametri rilevanti come l’incertezza nelle soglie di temperatura critica, nonché i punti di forza dell’interazione e la struttura dell’interazione». Al PIk evidenziano che «Una tale quantità di simulazioni sarebbe computazionalmente troppo costosa da eseguire sulla base di simulazioni del modello del sistema terrestre completamente accoppiate. Per i diversi scenari di overshoot, il team di ricerca ha quindi analizzato il rischio di superare le soglie critiche e il potenziale di innescare interazioni a cascata tra i 4 elementi, a seconda dell’entità e della durata dell’overshoot, nonché del riscaldamento residuo a lungo termine».

Wunderling spiega ancora: «Abbiamo scoperto che il rischio per l’emergere di almeno un evento tipping aumenta con l’aumento della temperatura di picco. Già a una temperatura di picco di 3° C, più di un terzo di tutte le simulazioni ha mostrato un evento tipping anche quando le durate degli overshoot erano fortemente limitate».

Ricarda Winkelmann, Earth Commissioner e Co-Lead of the FutureLab on Earth Resilience in the Anthropocene, ha aggiunto che «A una temperatura di picco di 4° C, questo rischio si estende a più della metà di tutte le simulazioni. Soprattutto la Groenlandia e la calotta glaciale dell’Antartide occidentale sono a rischio tipping anche per piccoli superamenti, sottolineando che sono tra gli elementi più vulnerabili ai tipping. Anche se ci vorrebbe molto tempo prima che la perdita di ghiaccio si dispieghi completamente, i livelli di temperatura a cui si innescano tali cambiamenti potrebbero già essere raggiunti presto. La nostra azione nei prossimi anni può quindi decidere la traiettoria futura delle calotte glaciali per secoli o addirittura millenni a venire».

Gli altri due elementi tipping presi in considerazione dallo studio, l’AMOC e la foresta pluviale amazzonica, hanno soglie di temperatura critica più elevate ma reagirebbero molto più rapidamente una volta iniziato il processo di non ritorno. «Pertanto, è molto più difficile fermare il loro processo tipping una volta avviato da un temporaneo superamento del riscaldamento globale», avvertono i ricercatori.

E  La Winkelmann  conclude: «Si prevede che le attuali politiche di mitigazione porteranno a 2 – 3,6° C di riscaldamento globale entro la fine di questo secolo. Quel che facciamo non è abbastanza. Anche se un temporaneo superamento della temperatura sarebbe sicuramente meglio che raggiungere una temperatura di picco e rimanervi, alcuni degli impatti del superamento possono portare a danni irreversibili in una zona ad alto rischio climatico ed è per questo che i superamenti a bassa temperatura sono fondamentali. Ogni decimo di grado conta. Dobbiamo fare il possibile per limitare il riscaldamento globale il più rapidamente possibile».