Nel Paese della flat tax, la maggioranza sarebbe d’accordo con un aumento dell’imposta sul reddito per aiutare chi si adegua alle politiche correlate al clima
Indagine Bei sul clima: gli italiani vogliono una transizione equa, anche per i Paesi in via di sviluppo
L’80% vorrebbe sospendere sussidi e sgravi fiscali per il trasporto aereo e le società fortemente dipendenti dai combustibili fossili
[28 Novembre 2023]
La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha pubblicato la sesta edizione dell’Indagine sul Clima. Che approfondisce i punti di vista dei cittadini delle principali economie mondiali sulle questioni legate ai cambiamenti climatici. Hanno partecipato più di 30 000 persone di Unione europea, Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Regno Unito, Emirati arabi uniti, Canada e Corea del Sud. .
Secondo la BEI, i risultati dell’Indagine indicano che «Dopo un altro anno impegnativo – dovuto non solo all’inflazione ma anche alle eccezionali ondate di calore, agli incendi, alluvioni e periodi siccitosi -, gli intervistati in Italia sono diventati più consapevoli delle profonde ripercussioni dei cambiamenti climatici e dell’urgenza di interventi immediati sia nel proprio paese che nel mondo. Se da un lato il caro vita rappresenta la loro principale sfida (per il 64% degli intervistati è la prima delle tre preoccupazioni più sentite per il loro Paese, 4 punti percentuali al di sotto della media Ue), gli impatti dei cambiamenti climatici e il degrado ambientale seguono quasi a ruota: il 54% infatti li considera una grossa preoccupazione (4 punti percentuali al di sopra della media Ue)».
Se disoccupazione e le disparità economiche sono per gli italiani le principali sfide tra le 5 grandi problematiche, ben il 70% (il 2% meno della media Ue) auspica l’attuazione di politiche eque che affrontino l’emergenza climatica e sostiene che la transizione verso un’economia low-carbon può concretizzarsi solo se si trattano in parallelo anche le diseguaglianze economiche e sociali.
Per quanto riguarda le compensazioni finanziarie ai Paesi in via di sviluppo per sostenerli nell’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici, il tema centrale della 28esima conferenza delle parti sul clima (Cop28 Unfccc) che sta per iniziare a Dubai, gli intervistati italiani sono favorevoli all’idea di estendere l’aiuto al di là dei nostri confini nazionali per aiutare i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e garantire un’effettiva transizione giusta verso un futuro resiliente in tutto il mondo. Il 64% dei partecipanti italiani (il 4% in più della media Ue e il 6% in più di quella della Germania), condivide l’idea che l’Italia debba risarcire finanziariamente i Paesi extraeuropei colpiti per aiutarli nella lotta contro i cambiamenti climatici.
Stando ai risultati dell’indagine BEI, andando contro la vulgata del governo Meloni su flat tax, carbon tax e dintorni, il 62% degli italiani (il 3% in più della media Ue del 59%) sarebbe disposto ad aumentare l’imposizione fiscale sul reddito per venire in aiuto alle famiglie a basso reddito e ridurre i loro costi associati alla transizione verde. Tra gli intervistati, il 48% accetterebbe di pagare 1-2% in più di tasse sul reddito e il 14% accetterebbe un aumento del 5-10%. La maggior parte degli intervistati vedrebbe di buon grado il pagamento di altri tipi di prelievi fiscali correlati al clima. Ad esempio, l’81% appoggerebbe una riforma fiscale sui combustibili fossili che elimini sussidi e agevolazioni fiscali per il settore del trasporto aereo e per altre industrie che dipendono fortemente dai combustibili fossili.
La vicepresidente della BEI Gelsomina Vigliotti ha commentato: «Sono molto soddisfatta di vedere che gli italiani sono sempre più consapevoli impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico. Affrontare la crisi climatica nel mondo è essenziale per garantire stabilità, prosperità e sicurezza. In quanto banca del clima dell’Unione europea, siamo orgogliosi che nel 2022 più della metà dei finanziamenti del Gruppo BEI nel Paese sono stati dedicati a favore della sostenibilità ambientale e della sicurezza energetica. È un volume eccezionale che vogliamo ripetere negli anni a venire».
Resta il mistero del perché queste convinzioni virtuose non si trasformino in atti e politiche conseguenti e del perché nelle urne gli stessi elettori preoccupati per il clima votino forze politiche che negano o minimizzano il cambiamento climatico e propongono e attuano politiche di rinvio che vanno nella direzione opposta a quella che indica la maggioranza degli italiani, facendo di questo atteggiamento addirittura il cavallo di battaglia per chiedere voti alle prossime elezioni europee. Un mistero sul quale dovrebbero per prime interrogarsi le forze politiche di opposizione.