Indizi sul futuro dalla ricostruzione di un secolo e mezzo di riscaldamento dell’oceano
Dal 1871 ad oggi gli oceani hanno assorbito circa 1.000 volte il consumo umano annuale di energia primaria in tutto il mondo
[10 Gennaio 2019]
A causa della scarsità di dati, la maggior parte delle stime globali del riscaldamento oceanico inizia solo negli anni ’50, ma ora lo studio “Global reconstruction of historical ocean heat storage and transport”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS) da un team di ricercatori britannici e statunitensi è riuscito a ricostruire il cambiamento della temperatura oceanica dal 1871 al 2017.
All’università di Oxford spiegano che «Nel secolo scorso, l’aumento delle emissioni di gas serra ha dato luogo a un eccesso di energia nel sistema terrestre. Oltre il 90% di questa energia in eccesso è stata assorbita dall’oceano, causando un aumento delle temperature oceaniche e l’innalzamento del livello del mare, moderando il riscaldamento della superficie terrestre».
Secondo il team multidisciplinare di scienziati «Dal 1871 ad oggi si è verificato un riscaldamento globale degli oceani di 436 x 1021 Joule (circa 1.000 volte il consumo umano annuale di energia primaria in tutto il mondo) e un riscaldamento comparabile si è verificato nei periodi 1920-1945 e 1990-2015.Le stime supportano la prova che gli oceani assorbono la maggior parte dell’energia in eccesso nel sistema climatico derivante dai gas serra emessi dalle attività umane».
Laure Zanna, del Dipartimento di Fisica dell’università di Oxford, che ha guidato il team di ricercatori, ha evidenziato che «La nostra ricostruzione è in linea con altre stime dirette e fornisce prove del riscaldamento oceanico prima degli anni ’50».
La tecnica dei ricercatori per ricostruire il riscaldamento dell’oceano si basa su un approccio matematico sviluppato originariamente da un altro autore dello studio, Samar Khatiwala, del Dipartimento scienze della terra dell’università di Oxford, per ricostruire l’assorbimento di CO2 da parte dell’oceano. E Khatiwala spiega a sua volta: «Il nostro approccio è simile a” dipingere “diversi pezzi della superficie dell’oceano con tinture di colori diversi e monitorare come si diffondono nel tempo al suo interno. Possiamo quindi applicare tali informazioni a qualsiasi altra cosa, ad esempio le anomalie del carbonio o del calore provocate dall’uomo, che vengono trasportate dalla circolazione oceanica. Se sappiamo qual è stata l’anomalia della temperatura della superficie del mare nel 1870 nell’Oceano Atlantico settentrionale, possiamo capire, per esempio, quanto contribuisce al riscaldamento dell’Oceano Indiano profondo nel 2018. Un’idea del matematico inglese George Green che risale a quasi 200 anni fa».
La nuova stima suggerisce che fino a metà del riscaldamento osservato negli ultimi 60 anni e dell’aumento del livello del mare associato alle basse e medie latitudini dell’Oceano Atlantico è dovuto a cambiamenti nella circolazione oceanica. Gli scienziati sottolineano che «Durante questo periodo, più calore si è accumulato a latitudini più basse di quelle che avrebbe fatto se la circolazione non stesse cambiando». Mentre hanno identificato un cambiamento nella circolazione oceanica, i ricercatori dicono di non poterlo attribuire unicamente ai cambiamenti indotti dall’uomo e aggiungono: «Rimane ancora molto lavoro da fare per convalidare il metodo e fornire una migliore stima dell’incertezza, in particolare nella prima parte della ricostruzione», ma la coerenza della nuova stima con le misurazioni dirette della temperatura rende fiducioso il team sulla bontà del suo approccio.
La Zanna fa notare che «A rigor di logica, la tecnica è applicabile solo a traccianti come il carbonio di origine antropica che vengono trasportati passivamente dalla circolazione oceanica. Tuttavia, il caldo non si comporta in questo modo poiché influenza la circolazione cambiando la densità dell’acqua di mare. Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal modo in cui l’approccio funziona. Si apre un nuovo entusiasmante modo di studiare il riscaldamento dell’oceano, oltre a utilizzare le misurazioni dirette».
Questo studio fornisce una risposta a un importante gap nella conoscenza del riscaldamento oceanico, «Ma è solo un primo passo – avvertono gli scienziati – Per aiutare a prevedere i futuri modelli di riscaldamento e di innalzamento del livello del mare, è importante comprendere la causa dei cambiamenti della circolazione oceanica».