Israele taglierà l’85% delle emissioni entro il 2050
Gli ambientalisti: abbandonare le politiche fossili di trivellazione del Mediterraneo
[26 Luglio 2021]
Il nuovo governo di coalizione israeliano ha annunciato che Israele ridurrà le emissioni di carbonio dell’85% rispetto ai livelli del 2015 entro la metà del secolo.
Secondo il primo ministro Naftali Bennett «La decisione aiuterà il Paese a passare gradualmente a un’economia low-carbon».
Gli obiettivi comprendono la riduzione della stragrande maggioranza delle emissioni dei trasporti, delle centrali elettriche e dei rifiuti urbani.
Ma gli ambientalisti israeliani chiedono obiettivi più ambiziosi per le energie rinnovabili e maggiori incentivi economici per un vero cambiamento di paradigma.
Solo la settimana scorsa <, Greenpeace Israel ricordava che «Negli ultimi mesi, un comitato interministeriale guidato dal direttore generale del ministero dell’energia Udi Adiri (comitato adiri) ha commissionato un programma per incoraggiare nuove esplorazioni di petrolio e gas nelle acque della Zona economica esclusiva israeliana e denunciava come particolarmente scandaloso il riferimento alla crisi climatica come «finestra di opportunità limitata» per la vendita di gas per l’esportazione, a causa della transizione dei Paesi del mondo verso un’economia low-carbon».
Le dichiarazioni del governo Bennet arrivano mentre il team di Greenpeace Israel sta lavorando per formulare osservcazioni al ministero dell’energia contro quel documentoe gli ambientalisti dicono che «Questa procedura “democratica” sembra essere solo apparente. Questo perché come parte della legislazione di bilancio (legge sugli accordi) il governo ha incorporato la maggior parte delle raccomandazioni delle conclusioni del comitato Adiri, tra le quali incoraggiare l’esplorazione di gas e petrolio attraverso esorbitanti benefici fiscali per le compagnie fossili, la più significativa delle quali è che la spesa per la perforazione a secco (cioè la perforazione senza gas) può essere coperta deducendo le tasse dalla perforazione esistente. Sì, avete sentito bene, se la Chevron o la Delek cercano gas e petrolio nel mediterraneo e non trovano carburante, allora noi, cioè il pubblico israeliano, copriremo le loro spese attraverso un meccanismo in cui il governo riscuoterà meno tasse dai profitti di Tamar e Whale Rig».
Greenpeace Israel avverte il governo che «L’emergenza climatica non lascia più spazio a una politica titubante e obbliga il governo israeliano a scegliere per sempre una parte: essere parte del problema o partecipare alla soluzione».
E Bennett ci prova, assicurando che gli obiettivi di taglio delle emissioni porteranno a «Un’economia pulita, efficiente e competitiva» e «Metteranno Israele in prima linea nella battaglia contro il cambiamento climatico».
Con i nuovi obiettivi Israele si allinea con l’Accordo sul clima di Parigi del quale è firmatario e che non ha abbandonato nemmeno al tempo di Donald Trump. Israele finora si era prefissato l’obiettivo provvisorio di ridurre le emissioni del 27% entro il 2030.