La stampa di destra italiana esulta, ma non ci ha capito nulla
Jim Skea è il nuovo presidente dell’Ipcc
«Rimangono buone ragioni per essere ottimisti nella battaglia contro il cambiamento climatico. Le misure stanno diventando anche sempre più convenienti»
[1 Agosto 2023]
Il fisico britannico Jim Skea è stato eletto presidente dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc). Da quasi 40 anni Skea si occupa della scienza climatica e ora guiderà l’Ipcc durante il suo attraverso il suo settimo ciclo di valutazione.
Al ballottaggio, Skea ha prevalso sulla brasiliana Thelma Krug con 90 voti contro 69. Al primo turno si erano presentati anche la sudafricana Debra Roberts e il belga Jean-Pascal van Ypersele.
In Italia (e solo in Italia) i giornali della destra negazionista hanno esultato per la nomina di Skea perché sarebbe una “colomba” del cambiamento climatico in quanto avrebbe detto che la catastrofe può essere ancora fermata, che poi è quanto detto nell’ultimo rapporto Ipcc che gli stessi giornali di destra italiani infamarono in ogni maniera accusandolo di catastrofismo e di essere stato redatto da una specie di spectre rossa di scienziati pazzi comunisti.
In realtà, Skea, nel suo discorso di accettazione ha subito chiarito che «il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale per il nostro pianeta. La mia ambizione è guidare un Ipcc che sia veramente rappresentativo e inclusivo, un Ipcc che guardi al futuro sfruttando le opportunità che abbiamo nel presente. Un Ipcc in cui tutti si sentano apprezzati e ascoltati. In questo, perseguirò tre priorità: migliorare l’inclusività e la diversità, proteggere l’integrità scientifica e la rilevanza politica dei rapporti di valutazione dell’Ipcc e fare un uso efficace della migliore scienza disponibile sul cambiamento climatico. Le mie azioni come presidente dell’Ipcc garantiranno la realizzazione di queste ambizioni».
D’altronde, Skea non è certo un arruffapopolo negazionista come chi maldestramente cerca di tirarlo da una parte dalla quale si tiene molto lontano; 69 anni, è professore di energia sostenibile all’Imperial college di Londra. Durante il sixth assessment cycle, Skea è stato co-presidente del Working group che si occupava di valutare la possibile mitigazione del cambiamento climatico. La maggior parte della sua pluridecennale carriera l’ha dedicata a garantire che le sfide del cambiamento climatico vengano comprese e che vengano intraprese azioni per evitarle. L’esatto contrario di quel che fanno i giornali di destra negazionisti che spargono fake news climatiche a piene mani e che ora hanno addirittura cercato di “arruolare” chi le combatte.
Tutto nasce da un’intervista a Der Spiegel nella quale Skea ha detto che non bisogna dare eccessiva importanza all’obiettivo nominale della comunità internazionale di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius rispetto all’era preindustriale: «Non dovremmo disperare e cadere in uno stato di shock se le temperature globali dovessero aumentare a questo livello. Il mondo non finirà se si riscalda di più di 1,5 gradi. Sarà comunque un mondo più pericoloso. Superare quel limite porterebbe a molti problemi e tensioni sociali, ma ciò non costituirebbe comunque una minaccia esistenziale per l’umanità».
In una successiva intervista all’agenzia tedesca DPA, Skea ha spiegato perché: «Se si comunica costantemente il messaggio che siamo tutti destinati all’estinzione, questo paralizza le persone e impedisce loro di prendere le misure necessarie per tenere sotto controllo il cambiamento climatico». Esattamente il contrario di quel che (non) vuole fare la destra negazionista europea.
Invece, Skea ha detto a Der Spiegel che «rimangono buone ragioni per essere ottimisti nella battaglia contro il cambiamento climatico. Ogni misura che prendiamo per indebolire il cambiamento climatico aiuta. Le misure stanno diventando anche sempre più convenienti. Un obiettivo a breve termine dovrebbe rimanere l’espansione dell’elettricità rinnovabile per ridurre le emissioni derivanti dalla generazione di elettricità da combustibili fossili e dai veicoli con motore a combustione interna. A lungo termine, probabilmente non potremo fare a meno di soluzioni tecnologiche come la cattura sotterranea di CO2».
Per Skea un impegno difficile da realizzare potrebbe rivelarsi la necessità di cambiare lo stile di vita delle persone: «Nessuno scienziato può dire alla gente come vivere o cosa mangiare. L’astinenza individuale è buona, ma da sola non porterà il cambiamento nella misura in cui sarà necessario. Se vogliamo vivere in modo climaticamente più consapevole, abbiamo bisogno di infrastrutture completamente nuove. Le persone non andranno in bicicletta se non ci sono piste ciclabili».
Per questo, Skea vuole far in modo che l’Ipcc possa fornire consigli migliori e più mirati a gruppi specifici di persone – come urbanisti, proprietari terrieri e imprese – su come agire per combattere il cambiamento climatico: «Si tratta di persone reali e delle loro vite reali, non di astrazioni scientifiche. Dobbiamo arrivare al loro livello». E durante il suo mandato spera anche di fare progressi su come e dove e quanto efficacemente vengono spesi i finanziamenti climatici per affrontare il problema a livello globale: «Ci sono abbastanza soldi nel mondo, la sfida è farli affluire nei posti giusti».
Non si riesce proprio a capire per cosa esulti la destra italica. Probabilmente fa solo confusione per non ammettere l’evidenza, pronta a cambiare parere non appena Skea presenterà il nuovo rapporto Ipcc.