Riceviamo e pubblichiamo
La crisi climatica cambia il pianeta e i bambini
Limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1.5°C riduce del 45% l’esposizione dei nuovi nati a ondate di calore, del 39% a siccità, del 38% a inondazioni, del 28% a perdita di raccolti e del 10% a incendi
[31 Gennaio 2024]
All’interno della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP28) si è tenuta la riunione dell’unione interparlamentare globale per mobilitare gli sforzi a tutti i livelli sul fenomeno del cambiamento climatico e le sue ripercussioni negative.
L’esito finale ha portato ad un documento programmatico sul tema. Come rappresentante della delegazione italiana ho presentato un emendamento alla dichiarazione finale nella parte relativa ai soggetti vulnerabili, che è stato recepito.
L’emendamento riguardava l’impegno parlamentare nel cercare strategie e approcci per tutelare i bambini nella lotta al cambiamento climatico. La motivazione è nata dal rapporto The Climate Changed Child, realizzato dall’Unicef che ci esorta a riflettere sul collegamento fra cambiamento climatico e i bambini e dall’audizione tenuta in commissione ambiente alla camera dei deputata da me fortemente richiesta.
Dai dati riportati risulta chiaro che i bambini crescono in un ambiente purtroppo inquinato e questo si ripercuote fin dal concepimento sulla suo sano sviluppo, ma fin ora i bambini sono stati trascurati nella lotta al cambiamento climatico, pochi sono i finanziamenti per il clima provenienti dai principali fondi multilaterali che sostengono progetti che includono attività a favore dei bambini.
Si evidenzia inoltre che pochissimi piani di risposta al cambiamento climatico menzionano la salute materna o infantile.
La crisi climatica è innanzitutto una crisi intergenerazionale dei diritti dei minori, riconosciuti dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC).
Gli eventi estremi causati dai cambiamenti climatici sono in aumento per numero e intensità in tutto il mondo, agiscono come moltiplicatore di minacce e colpiscono prima e in maniera maggiore i bambini e le bambine, in particolare i più vulnerabili e indifesi, quelli che vivono in contesti caratterizzati da presenza di conflitti armati e sociali o in aree a rischio emergenza alimentare o catastrofi, e che subiscono discriminazioni basate su genere, disabilità, origine indigena o situazione di sfollamento
Leggere la sfida ambientale e la crisi climatica nell’ottica dei diritti dell’infanzia significa quindi riconoscerla come crisi intergenerazionale, i cui effetti colpiscono in misura maggiore le giovani generazioni presenti e future.
Secondo la ricerca pubblicata da Save the Children nel 2021 e condotta insieme ai ricercatori climatici della Vrije Universiteit Brussel, un bambino nato nel 2020 sarà colpito in media dal doppio di incendi, 2.6 volte in più da siccità, 2.8 volte in più da inondazioni di fiumi e dalla perdita dei raccolti agricoli, e sarà esposto ad ondate di calore eccessive 6,8 volte di più rispetto ai loro nonni (anno di nascita 1960).
I bambini sono più esposti alle infezioni e alle malattie connesse agli impatti di fenomeni climatici estremi. Ad esempio, le alluvioni possono aumentare il rischio di contrarre malattie per l’acqua contaminata o malattie trasmesse dagli insetti (malaria). I minori sono più sensibili al caldo estremo perché il loro meccanismo di termoregolazione non è ancora pienamente sviluppato e soffrono maggiormente di asma o altri problemi respiratori che aumentano drasticamente in caso di tempeste di sabbia o aumento delle temperature.
Al contrario, limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1.5°C rispetto ai livelli preindustriale – come stabilito dall’Accordo di Parigi – ridurrà del 45% l’esposizione dei nuovi nati a ondate di calore, del 39% a siccità, del 38% ad inondazioni, del 28% a perdita di raccolti e del 10% a incendi
Ma vediamo nello specifico:
Il diritto al cibo (art. 27 CRC): secondo il World Food Programme, gli impatti concatenati della crisi climatica, dei conflitti e degli shock economici stanno mettendo a dura prova la capacità delle famiglie di accedere al cibo, con il risultato che 345 milioni di persone in 82 paesi dovranno affrontare una grave insicurezza alimentare nel 2023, più del doppio rispetto al 2020.
Fino a 60 milioni di minori in tutto il mondo stanno attualmente affrontando la malnutrizione acuta, con almeno 13,6 milioni di bambini che ne soffrono in modo grave.
La riduzione dei raccolti, le fluttuazioni dei prezzi agricoli, e un impoverimento della dieta alimentare può esacerbare forme di malnutrizione, rachitismo e carenza di micronutrienti nei bambini con impatti diretti sul loro futuro (in termini di sviluppo cognitivo, apprendimento, salute)
Il diritto all’educazione (art. 28 CRC): si calcola che i pericoli ambientali legati al cambiamento climatico, i disastri naturali e le epidemie, siano responsabili della mancata istruzione di oltre 37 milioni di bambini ogni anno, I danni alle scuole causati da eventi estremi si traducono quindi in un incremento di rischi per la salute e rappresentano una minaccia allo sviluppo cognitivo dei bambini e quindi al raggiungimento del loro pieno sviluppo.
Il diritto a una casa sicura (art. 27 CRC): secondo il rapporto dell’IPCC il clima e i fenomeni metereologici estremi stanno spingendo sempre più persone ad abbandonare le loro case in Africa, Asia, Nord, Centro e Sud America. Nell’ultimo decennio, gli sfollamenti dovuti a condizioni meteorologiche estreme sono aumentati costantemente e sono diventati più ricorrenti e prolungati. Nel 2022, disastri legati a eventi climatici estremi hanno causato 32,6 milioni di sfollati interni, segnando la cifra più alta in un decennio e rappresentando un aumento del 41% rispetto alla media annuale degli ultimi dieci anni.
Il diritto alla partecipazione (art. 12 CRC): secondo l’articolo 12 della CRC, i minori hanno il diritto di esprimere liberamente la propria opinione sulle questioni di loro interesse e di essere ascoltati dagli adulti in tutti i processi decisionali che li riguardano.
Per quanto riguarda le tematiche ambientali, il diritto alla partecipazione dei minori è riconosciuto dalla risoluzione del Consiglio dei Diritti Umani 45/30 “Rights of the child: realizing the rights of the child through a healthy environment” del 2020, che esorta gli Stati a creare opportunità per la partecipazione inclusiva e significativa di bambini e bambine, in accordo con le loro capacità evolutive, ai processi decisionali che riguardano l’ambiente e che influiscono sul loro sviluppo e sopravvivenza.
In conclusione, politiche di decarbonizzazione possono fare la differenza tra la vita e la morte, tra un futuro o un disastro, per i bambini del pianeta.
di Patty L’Abbate, vicepresidente della commissione Ambiente alla Camera dei deputati