La Libia e l’uragano Daniel, Wwf: la peggiore combinazione di crisi climatica e malgoverno del territorio

L’Onu fornisce aiuti e schiera il team di risposta ai disastri. Aiuti anche dall’Italia

[14 Settembre 2023]

Secondo il Wwf «Il ciclone Daniel è stato il sicario, ma i mandanti delle devastanti alluvioni che hanno provocato migliaia e migliaia di vittime in Libia (cifre sconvolgenti) sono il cambiamento climatico, la cattiva o inesistente pianificazione del territorio e la mancanza di sistemi di allerta. Il ciclone Daniel imperversa nel Mediterraneo da giorni, ha provocato alluvioni epocali in Grecia, dove ha messo KO un quarto della produzione agricola del Paese, in Turchia e in Bulgaria. Ma in tutti questi Paesi, il numero delle vittime è stato comunque relativamente limitato perché hanno funzionato i sistemi di allerta. In Libia, la furia del ciclone è stata alimentata da un mare da mesi molto caldo e in più, con le strutture estremamente carenti e il territorio edificato in modo non pianificato, è intervenuto su una situazione molto fragile».

Dal 2014, la Libia ricca di petrolio è gas è divisa in due in territori comntrollati ad ovest da un governo ad interim riconosciuto a livello internazionale che opera dalla capitale Tripoli e un altro a est, mentre molti gruppi armati che operano in tutto il paese, ritagliandosi aree di controllo in mano a bande criminali, jihadisti, milizie tribali e trafficanti. I due governi libici i hanno firmato un cessate il fuoco nel 2020, ma le rivalità politiche continuano a dividere l’ex colonia italiana

E il Wwf collega il Medican e Daniel al riscaldamento globale che si fa sentire con ancora più forza nel Mediterraneo: «Siamo in attesa dell’esame da parte degli scienziati per stabilire di preciso il ruolo avuto dal cambiamento climatico nell’intensità estrema del ciclone, ma è comunque certo che il mare estremamente caldo nelle acque superficiali sia l’energia cui il ciclone ha attinto per rafforzarsi».

L’associazione ambientalista ricorda che «La maggior parte dei libici vive in aree costiere a rischio di inondazioni con l’innalzamento del livello del mare. Quanto accaduto in Grecia, Bulgaria, Turchia e da ultimo in Libia è proprio la rappresentazione della portata della minaccia rappresentata dalla crisi climatica: gli effetti sconvolgenti colpiscono tutti, ma per i più fragili diventa una tragica e devastante trappola mortale. Purtroppo, la morsa delle catastrofi climatiche miete vittime soprattutto tra chi non ha soldi per case solide e lontane da aree a rischio scavando un inesorabile spartiacque tra ricchezza e misera, vita e morte: una forbice sempre più aperta che segna il destino tra chi sopravviverà e chi si gioca la vita. Sappiamo già che tutto questo spingerà un‘umanità sempre più disperata a giocarsi il tutto per tutto per tentare di sopravvivere e dare un futuro alla propria famiglia. Non dobbiamo quindi stupirci se le migrazioni umane continueranno con sempre più disperazione a bussare alle nostre porte, con il loro carico di sofferenza e dolore. Quelle porte non potranno che essere aperte nella consapevolezza che chi fugge è vittima delle nostre azioni e dei nostri consumi».

L’analisi del Wwf termina con un appello alle imprese italiane: «Ci auguriamo che le aziende italiane che oggi sfruttano le risorse naturali libiche, innanzi tutto gas e petrolio, conclude il WWF, devolvano tutto il ricavato, almeno dell’ultimo anno, nei soccorsi diretti alla popolazione, affidandoli ad agenzie Onu e ONG attendibili per fare in modo che arrivino davvero alle persone che ne hanno bisogno».

E il sistema dell’On sta fornendo aiuti alle aree della Libia orientale colpite dalle inondazioni e un team di valutazione dei disastri è stato schierato per supportare la risposta del governo dell’Est del Paese e le operazioni di soccorso. L’ufficio del portavoce dell’Onu specific ache «Le operazioni di ricerca e salvataggio sono in corso attivamente, guidate da agenzie nazionali, militari, dalla Mezzaluna Rossa libica e da volontari locali».

La coordinatrice residente e umanitaria in Libia, Georgette Gagnon, ha incaricato team di risposta alle emergenze di supportare le autorità e i partner locali. Un team  dell’United Nations  Disaster Assessment and Coordination (UNDAC) è stato schierato per supportare le operazioni di risposta e di soccorso.

Il coordinatore dei soccorsi d’emergenza dell’Onu, Martin Griffiths, ha annunciato uno stanziamento iniziale di 10 milioni di dollari del Central Emergency Response Fund  (CERF) per sostenere le persone colpite dalle inondazioni.

Il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Türk, ha dichiarato: «Sono profondamente addolorato per il fatto che migliaia di vite siano state spazzate via in modo così brutale nella Libia orientale, e che così tante altre persone abbiano perso i loro cari, le loro case, le loro comunità e l’accesso ai bisogni primari. La tempesta Daniel è l’ennesimo promemoria letale dell’impatto catastrofico che il cambiamento climatico può avere sul nostro mondo. Invito tutti gli attori politici libici a superare gli stalli e le divisioni politiche e ad agire collettivamente per garantire l’accesso agli aiuti. Questo è il momento dell’unità di intenti: tutte le persone colpite devono ricevere sostegno, senza guardare ad alcuna affiliazione. E’ importante che venga prestata particolare attenzione per garantire la protezione dei gruppi in situazioni vulnerabili, che sono resi ancora più a rischio a seguito di un simile disastro. I diritti umani devono essere al centro della risposta a questa situazione straziante. Dobbiamo investire in prevenzione e resilienza. Sono solidale con il popolo libico e porgo le mie più sentite condoglianze a coloro che piangono perdite insostituibili».

Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha detto ai giornalisti che «Le Nazioni Unite sono pronte a lavorare in ogni modo possibile con i partner per aiutare a fornire assistenza di emergenza a coloro che ne hanno così disperatamente bisogno».

Il World Food Programme (WFP) ha inviato la sua prima spedizione di assistenza alimentare in Libia dopo il Medicane Daniel e nei prossimi giorni punta raggiungere più di 5.000 famiglie le cui vite sono state sconvolte dal crollo delle dighe colpite dall’uragano. L’agenzia Onu sottolinea che «Interi quartieri di Derna sono scomparsi, insieme ai loro residenti, travolti dall’acqua dopo il crollo delle due vecchie strutture, creando una situazione catastrofica e fuori controllo». Derna è la città più colpita, mentre sono state colpite anche Albayda, Almarj, Bengasi, Bayada, Al Owailia, Taknes (AlJabal Al Akhdar), Talmeitha, Tobruk, Toukra, Shahat e Sousa.

Ieri il  WFP e il partner cooperante LibAid hanno iniziato a distribuire razioni di cibo, che includono zucchero, pasta, riso, farina di frumento, concentrato di pomodoro, fagioli bianchi e olio da cucina a centinaia di famiglie in 16 località di Bengasi, lla capitale del governo orientale della Libia. Oltre 2.000 persone colpite dalla tempesta e sfollati fuggiti da Derna a Bengasi hanno già ricevuto cibo e le distribuzioni sono in corso.  Il WFP assisteva già più di 52.000 persone con aiuti alimentari e in denaro in Libia, tra cui sfollati interni, rimpatriati e migranti nelle aree urbane.

Ieri, il ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, ha firmato la dichiarazione dello stato di mobilitazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile a supporto della Libia, colpita il 10 settembre da eccezionali eventi. In una nota il ministero spiega che «Il passaggio dell’uragano Daniel nella zona orientale del Paese ha infatti causato la perdita di migliaia di vite umane, numerosi dispersi, l’esondazione di corsi d’acqua, il collasso di dighe, lo smottamento di versanti, allagamenti, movimenti franosi, l’isolamento di alcune località, molteplici evacuazioni e gravi danni alla rete dei servizi essenziali. Il provvedimento consente l’immediata mobilitazione di risorse nazionali a supporto delle autorità locali di protezione civile e autorizza il Dipartimento a coordinarne l’invio, in previsione della dichiarazione dello stato di emergenza. L’attivazione del sistema a livello nazionale arriva in risposta alla richiesta di supporto avanzata dalle autorità libichez.

Sul territorio libico è già operativo dal 12 settembre, un advance team, coordinato dal Dipartimento, con il compito di acquisire tutte le informazioni necessarie all’organizzazione degli interventi. I tre voli con il carico di aiuti italiani hanno fraggiunto la Libia e la nave San Marco che trasporterà a Derna ulteriore personale, materiali e mezzi, a supporto della popolazione gravemente colpita.