La Lombardia che voleva ospitare la Cop 2020 Unfccc boccia la risoluzione su cambiamenti climatici
Legambiente: «La politica non può prendere in ostaggio temi come l'ambiente, la salute, la sicurezza e la responsabilità verso le future generazioni»
[1 Marzo 2019]
Il 27 febbraio, 12 franchi tiratori della maggioranza di centrodestra hanno impedito al Consiglio regionale della Lombardia di approvare la risoluzione “misure regionali di mitigazione e contrasto ai cambiamenti climatici” della quale era relatore il leghista Riccardo Pase, presidente della commissione ambiente, che così è stata bocciata con 40 voti contrari e 33 favorevoli e un non votante. A quanto pare, 7 dei 12 franchi tiratori negazionisti climatici sono leghisti, 3 sono di Forza Italia e 2 di gruppi minori della maggioranza. Un bel problema e una bruttissima figura per il presidente della Regione, il leghista Attilio Fontana, che aveva appena inviato una lettera al governo di Rona (ex ladrona) perché candidasse la Lombardia ad ospitare la 26esima conferenza delle parti dell’United Nations framework convention on climate change del 2020, che dovrebbe essere il meeting climatico della svolta.
Si è trattata evidentemente di un’imboscata e di una prova di forza dell’ala negazionista/menefreghista climatica della Lega (ex nord) e di una parte dei rimasugli del centro-destra (che anni fa al senato presentò una mozione sull’inesistenza del cambiamento climatico), una fazione minimizzatrice che ha comunque nel capo della Lega e vicepremier Matteo Salvini – ammiratore di Donal Trump – il suo più sfrontato esponente.
Anche per questo, dopo il voto negazionista, Legambiente Lombardia ha scritto una lettera aperta a Fontana, al presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, all’assessore regionale all’ambiente e clima Raffaele Cattaneo e ai capigruppo in Consiglio regionale, nella quale si legge: «Avremmo potuto comprendere una bocciatura motivata dal sostegno ad un provvedimento diversamente ambizioso: ma così non è stato, si è trattato di una bocciatura che non può essere interpretata se non come disinteresse e rinuncia ad elevare il livello di ambizione della Lombardia nei confronti delle politiche climatiche. Un voto che lascia molto amaro in bocca, oltre ad un alto grado di inquietudine: non possiamo che dichiarare il nostro sconcerto a quei consiglieri, di maggioranza e di opposizione, che hanno deciso con il loro voto di respingere la risoluzione. Un giudizio negativo, il nostro, che acquisisce il senso più alto degli accordi di Parigi sul clima, con cui i Paesi hanno condiviso di vincolarsi reciprocamente ad una virtuosa competizione che elevasse le sfide e anticipasse gli obiettivi di riduzione delle emissioni, proprio a partire dai livelli nazionali e regionali delle responsabilità di governo. Il fatto che la Lombardia, regione tra quelle economicamente più sviluppate d’Europa, si astenga dal dichiarare i propri impegni climatici, è già un segnale estremamente negativo. Possiamo immaginare che a prevalere non sia stato il giudizio sul merito del provvedimento, ma un mero calcolo politico. Questo è ancora più grave».
La presidente regionale del Cigno Verde, Barbara Meggetto, lo denuncia senza troppi giri di parole: «La politica non può prendere in ostaggio temi come l’ambiente, la salute, la sicurezza e la responsabilità verso le future generazioni. Non lo può fare in virtù di interessi di parte o di calcoli strumentali. Prendiamo invece atto che in Regione Lombardia i consiglieri hanno più a cuore il posizionamento politico che non le sorti della comunità che rappresentano. E che il Consiglio Regionale non ha alcuna intenzione di assumere il cambiamento climatico come IL PROBLEMA da affrontare e risolvere, con soluzioni all’altezza della difficoltà della sfida per come oggi si pone. Certo, non è una risoluzione che cambia il clima. Sicuramente le prese di posizione orientano le politiche e rendono chiari i percorsi a tutti. In questo caso, navigare a vista andrà ancora una volta a discapito dell’ambiente: peccato, ancora un’occasione persa, in un momento in cui dovrebbe essere una priorità, per tutti e tutte, quella di riabilitare la politica e la rappresentanza istituzionale agli occhi di cittadini in crescente crisi di fiducia e di consenso».
Ora, Legambiente Lombardia chiede al Consiglio Regionale di «Cambiare passo e di sviluppare, nella dialettica tra i gruppi politici, un atteggiamento di responsabilità ed impegno verso i cittadini e il territorio, delineando una strategia in cui il Clima sia determinante per muovere le politiche di sviluppo della Regione. Solo così, anche l’eventuale candidatura ad ospitare la ventiseiesima Conferenza delle parti sul clima – in campo in questi giorni – potrà essere considerata un’opportunità per l’intero Paese e non semplicemente una boutade».