La scomparsa di Saleemul Huq Obe, rivoluzionario del clima e difensore dei poveri

Il suo lavoro per garantire che l’adattamento e le perdite e i danni siano aspetti fondamentali della risposta climatica non ha eguali

[2 Novembre 2023]

Il 28 ottobre, a Dhaka, è scomparso a 71 anni il professor Saleemul Huq, direttore dell’International Centre for Climate Change and Development (ICCCAD) un gigante dell’ambiente e del cambiamento climatico, insignito nel 2022 dell’Order of the British Empire dalla Regina Elisabetta per i suoi servizi nella lotta al cambiamento climatico internazionale e in riconoscimento del suo lavoro per sviluppare competenze sul clima in Bangladesh, nel Regno Unito e in tutto il mondo.

Saleem era un esperto dei legami tra cambiamento climatico e sviluppo sostenibile, in particolare dal punto di vista dei Paesi in via di sviluppo più vulnerabili. E’ stato una voce costante a favore dell’azione climatica e della giustizia per il Sud del mondo, è stato l’autore principale dei capitoli del terzo, quarto e quinto assessment reports dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Professore all’Independent University del Bangladesh e consigliere del Least Developed Countries (LDC) Group all’Unfccc, Huq ha pubblicato centinaia di articoli scientifici e divulgativi e nel 2022 è stato nominato da Nature – che lo ha definito «Un rivoluzionario del clima» – e come uno dei suoi 10 migliori scienziati.  Ha fondato il gruppo di ricerca sui cambiamenti climatici dell’International Institute for Environment and Development (IIED) e ne è stato il primo direttore e poi scienziato senior fino al 2021.

Ricordandolo, il direttore esecutivo dell’IIED Tom Mitchell ha detto che «Non c’era nessuno come Saleem e ricorderò la sua combinazione unica di calore umano, generosità di spirito, abilità accademica ed enorme fermezza nella scienza climatica. Solo pochi mesi fa ero con Saleem a Dhaka a discutere del nostro lavoro di collaborazione su perdite e danni, nel suo ruolo di direttore dell’ICCCAD. Lascia un’eredità incredibile a tutti noi con il suo lavoro e il suo spirito nella lotta contro il cambiamento climatico, e ci mancherà profondamente».

Anche per la direttrice senior per l’impatto strategico dell’IIED, Clare Shakya, «E’ una perdita enorme. Saleem ha dato un contributo enorme alla giustizia climatica a livello globale e in particolare per i Paesi più poveri e meno sviluppati. I suoi sforzi per garantire che l’adattamento e le perdite e i danni siano aspetti fondamentali della risposta climatica non hanno eguali. Era l’uomo più umanamente caloroso e ha condiviso la sua saggezza con tutti noi. Ha sostenuto la giustizia climatica e ha detto la verità al potere. La famiglia di Saleem è nei nostri pensieri».

Huq è stato uno dei pochi ad aver partecipato a tutte le 27 conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed era noto per la sua comunicazione chiara e le sue opinioni forti. E’ stato componente essenziale  chiave del comitato consultivo della COP28 che si terrà negli Emirati Arabi Uniti e che in un comunicato ha scritto che «Il mondo ha perso un visionario la cui eredità di azione per il clima guiderà e ispirerà le generazioni a venire». La riunione pre-COP del G77 e la riunione ministeriale sul clima e lo sviluppo sono iniziate con un minuto di silenzio in sua memoria.

E’ stato anche il fondatore, alla COP8 di Delhi e dei Development and Climate Days event che si svolgono durante le COP Unfcc e che quest’anno celev brano il loro 20esimo anniversario.

Il campione britannico del cambiamento climatico Nigel Topping si è detto scioccato e rattristato: «Saleem era un amico e mentore che ha fatto più di chiunque altro per incoraggiarmi ad andare oltre la mitigazione e lavorare sulla resilienza».

Joydeep Gupta, direttore per il South Asia di Third Pole, editor dell’India Climate Dialogue e coordinatore per l’India dell’Internews Earth Journalism Network, lo ricorda così: «Saleemul Huq, che ha portato all’attenzione mondiale la necessità di adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e di pagare per le perdite e i danni subiti dalle persone, è morto a Dhaka la notte del 30 ottobre. Aveva 71 anni; lascia la moglie, un figlio e una figlia. Per tre decenni, Huq è stato senza dubbio il principale sostenitore dei Paesi più poveri nei negoziati sul clima delle Nazioni Unite. Questo si basava sulla sua vasta ricerca tra le comunità colpite dal clima in molti Paesi in via di sviluppo. Durante la sua lunga esperienza all’International Institute for Environment and Development, un think tank con sede a Londra, a partire dal 2001 Huq ha aperto la strada al concetto di adattamento basato sulla comunità (CBA). Questo concetto si concentra su come le comunità siano nella posizione migliore per decidere come adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici e su come sia dovere di esperti, agenzie finanziarie e governi seguire l’esempio fornito dalle comunità che sperimentano gli impatti sul campo».

Nel 2009, Huq si è trasferito a Dhaka, la capitale del Bangladesh, dove ha fondato l’ICCAD, del quale è stato direttore fino alla sua morte e attraverso il quale ha ampliato la portata dell’analisi costi-benefici e ha raccolto ulteriori prove sulle perdite e danni, lavoro di cui era stato pioniere all’interno dell’IPCC.

I Paesi ricchi si sono sempre concentrati sulla mitigazione delle emissioni di gas serra come strumento per combattere il cambiamento climatico e anche oggi la mitigazione ottiene la stragrande maggioranza dei finanziamenti per il clima. Fin dagli anni ’90, Huq continuava a dire che l’adattamento agli impatti del cambiamento climatico era altrettanto importante perché gli impatti stavano già colpendo le persone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. E’ stato il leader di coloro che hanno inserito l’adattamento nell’agenda climatica globale.

Ma Gupta evidenzia che «Huq poteva vedere i limiti dell’adattamento, soprattutto perché il cambiamento climatico continuava ad accelerare. Al vertice sul clima delle Nazioni Unite a Doha nel 2012, ha avanzato il concetto che chi inquina deve pagare per le perdite e i danni subiti dalle persone colpite dal clima. Questo ha fatto suonare un campanello d’allarme nelle nazioni sviluppate che temevano una valanga di cause di risarcimento nei tribunali. Ma Huq e i suoi colleghi hanno continuato a produrre prove di perdite e danni e sono rimasti fermi nel corso degli anni, anche se sono stati avvertiti privatamente dai delegati degli Stati Uniti e dell’Ue durante i negoziati per l’accordo sul clima di Parigi del 2015 che la loro insistenza nell’includere la questione delle perdite e dei danni potrebbe far fallire l’intero accordo. Tuttavi, lui e i suoi colleghi hanno insistito e alla fine è stato incluso».

Oltre ad essere un accademico e un attivista, Huq era un negoziatore abile e paziente. per 10 anni ha continuato a spingere per un fondo per risarcire le persone colpite da perdite e danni fino a quando non è stato finalmente accettato alla COP27 Unfccc del 2022 in Egitto, nonostante la forte resistenza dei Paesi ricchi guidati dagli Usa. Ma le pressioni statunitensi hanno poi bloccato  I successivi negoziati per l’istituzione del fondo: gli Usa vogliono che il fondo venga gestito dalla Banca Mondiale, mentre tutti i Paesi in via di sviluppo vogliono che sia collocato sotto il controllo delle Nazioni Unite.

Gupta conclude il suo ricordo rivelando che «Huq ha espresso apertamente il suo disappunto all’interno dei circoli climatici, ma non ha rilasciato una dichiarazione ufficiale nella speranza che il prossimo incontro dedicato alle perdite e ai danni, all’inizio di novembre, potesse risolvere la questione. Nonostante i negoziati globali ad alto rischio in cui è stato coinvolto, Huq non ha mai perso di vista l’adattamento basato sulla comunità ed è stato la forza trainante dietro le conferenze periodiche che hanno riunito i principali professionisti della CBA (Cost-benefit analysis, ndr). Il mio ultimo incontro con lui è stato all’ultimo meeting CBA dal 22 al 25 maggio a Bangkok. Con il suo caratteristico sorriso e il suo tipico modo pacato, mi ha salutato in bengalese, “Kemon achho” (come stai)? E si è subito passati a discutere di nuove tecniche di adattamento, di nuovi studi, di nuovi articoli. Per molti di noi nello spazio climatico, Huq lascia dietro di sé questa ricca eredità di suggerimenti da seguire, mentre è andato avanti».