Anbi: «Senza riserve di neve in montagna ed in assenza di significative piogge, come è probabile nei mesi estivi, c'è da attendersi solo un costante aggravarsi della situazione»
La siccità ha già distrutto circa un terzo di molte produzioni di cibo italiano
Coldiretti: «Siamo di fronte a un impatto devastante sulle produzioni nazionali con danni che superano i 3 miliardi di euro»
[15 Luglio 2022]
Dopo l’area mediterranea, con l’Italia purtroppo in prima fila, la siccità si sta allargando a macchia d’olio sul resto d’Europa: dopo Spagna, Francia e Portogallo ora colpisce duro anche in Germania, come segnala l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche attingendo ai dati dell’European drought observatory.
«Senza riserve di neve in montagna ed in assenza di significative piogge, come è probabile nei mesi estivi, c’è da attendersi solo un costante aggravarsi della situazione idrica del Paese – spiega Massimo Gargano, dg dell’associazione che riunisce i Consorzi di bonifica a livello nazionale – È evidente che ad una situazione d’emergenza si risponde con provvedimenti straordinari, ma ciò non incide sugli interventi necessari a far sì che gli eventi non si ripetano. Persiste invece un ingiustificato scollamento tra affermazioni di principio e scelte politiche conseguenti. Ogni giorno che passa non solo aumenta l’esposizione del Paese alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma riduce le possibilità di utilizzare compiutamente le risorse del Next Generation Eu, che prevede la realizzazione e rendicontazione delle opere entro il 2026 con una determinante verifica sugli iter procedurali a fine 2023».
In compenso gli effetti della siccità si sentono già tutti, anche sulla produzione di cibo: dalla Coldiretti – ovvero la più grande organizzazione degli agricoltori italiani – afferma che «con il crollo delle riserve di acqua nazionali a causa della siccità i campi sono allo stremo e hanno già perso in media 1/3 delle produzioni nazionali dalla frutta al mais, dal frumento al riso, dal latte alle cozze e alle vongole».
Più nel dettaglio, Coldiretti registra cali nella produzione primaria italiana del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta di oltre 1/5 delle produzione di frumento tenero, del 30% del riso, del 15% per la frutta, ma anche un -20% per cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po.
«Siamo di fronte a un impatto devastante sulle produzioni nazionali con danni che superano i 3 miliardi di euro», affermano gli agricoltori.
E con l’Italia che è dipendente dall’estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo, il rischio è un aumento delle importazioni dall’estero con un ulteriore aggravio di costi.
«Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione – conclude il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – C’è necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare».