La sicurezza degli edifici e delle infrastrutture Ue è minacciata dai cambiamenti climatici. Il caso Italia
Il vero motore del processo di corrosione delle strutture sarà l’aumento di temperatura, più che l’umidità
[15 Ottobre 2020]
Lo scientific network on adaptation of structural design to climate change, istituito nel 2017 il Joint research centre (Jcc), il servizio scientifico interno della Commissione Europea, ha pubblicato due nuovi report che si concentrano uno sulla definizione delle azioni termiche sulle strutture (Thermal design of structures and the changing climate) e l’altro sulla loro corrosione nel contesto di un clima che cambia (Expected implications of climate change on the corrosion of structures) e dai quali emerge che «La crescita delle temperature attesa in Europa nei prossimi 50 anni accelererà il processo di corrosione degli edifici ed esporrà le strutture a maggiori stress, minando la sicurezza delle costruzioni».
I ricercatori della divisione Regional Models and geo-Hydrological Impacts (REMHI) della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Fondazione CMCC) sono coautori di due studi e confermano che «Anche gli edifici e le infrastrutture devono adattarsi al clima che cambia. Adeguarne gli standard di progettazione rappresenta uno strumento chiave per migliorare la resilienza del territorio europeo e per garantire la sicurezza delle costruzioni, che saranno sottoposte nel prossimo futuro ai cambiamenti attesi nelle variabili atmosferiche e ad una maggiore frequenza e intensità del verificarsi di eventi estremi».
Nell’ambito dei due studi, gli scienziati della Fondazione CMCC, grazie ai risultati delle proiezioni incluse nell’ensemble Euro-Cordex, hanno analizzato le variazioni di temperatura e altre variabili atmosferiche previste nei prossimi 50 anni, periodo che rappresenta, generalmente, la durata di vita utile di una struttura costruita oggi.
Il primo studio, utilizzando come scenario di riferimento il più pessimistico (RCP8.5), cioè quello che prevede per il futuro una crescita delle emissioni di gas serra ai ritmi attuali, ha approfondito il caso studio dell’Italia, rilevando «sull’intero territorio nazionale un incremento consistente della temperatura al 2070».
Uno degli autori dello studio, Guido Rianna della CMCC, spiega che «Avendo come riferimento i livelli massimi e minimi di temperatura che ci si aspetta possano verificarsi almeno una volta in 50 anni, abbiamo riscontrato un aumento consistente sia nella temperatura massima – in alcune zone d’Italia anche di 6° C – che in quella minima – con variazioni fino agli 8° C nelle catene montane. Se l’aumento della temperatura minima può rappresentare un effetto secondario per gli edifici, che si troveranno ad essere sottoposti a temperature meno rigide di quelle attuali e quindi a meno stress, l’incremento della temperatura massima attesa potrebbe invece comportare la necessità di una revisione degli standard di costruzione per garantire la sicurezza delle opere, come nel caso delle dilatazioni termiche a cui sono soggetti i manufatti lineari come ponti e viadotti».
Il secondo studio, condotto su scala europea, analizza la variazione della temperatura e dell’umidità relativa al 2070 per comprendere in che misura queste variabili atmosferiche possano incidere in futuro sulla corrosione degli edifici. «Temperatura e umidità relativa, aumentando, hanno infatti la capacità di accelerare il processo di corrosione delle strutture in acciaio o delle barre d’acciaio presenti all’interno del cemento armato – ricordano i ricercatori – minandone l’azione di resistenza e quindi mettendo a repentaglio la sicurezza degli edifici».
Rianna evidenzia che «Le simulazioni ci dicono che la temperatura nei prossimi 50 anni è destinata ad aumentare in maniera significativa in tutta Europa, seppur con differenze regionali. L’entità di tale incremento varia dai 3 ai 5 gradi in media, e dipende dagli interventi di mitigazione dei cambiamenti climatici che saranno adottati».
Gli autori del secondo studio aggiungono che «Anche in questo caso può rendersi necessaria una revisione degli Eurocodici, affinché i prossimi standard tengano conto dell’accelerazione del processo di corrosione nelle costruzioni indotta dai cambiamenti climatici e prevedano accorgimenti per limitarla. Le variazioni di umidità relativa, emerge dallo studio, non sono invece significative, a indicare che il vero motore del processo di corrosione delle strutture su scala Europea sarà rappresentato dall’aumento di temperatura, più che dall’umidità».
Paola Mercogliano, direttrice della divisione REMHI della Fondazione CMCC, conclude: «Questi studi fanno pare di una serie di ricerche mirate a supportare la definizione e revisione degli standard di costruzione europei più adatti al mondo del futuro. Dopo aver analizzato, in passato, l’azione del manto nevoso e, in questi recenti studi, l’azione termica, il prossimo passo sarà studiare l’azione del vento. Il nostro obiettivo finale è quello di supportare decisori politici e costruttori con servizi e informazioni che possano permettere l’aggiornamento degli attuali standard di costruzione considerando le diverse azioni atmosferiche e le diverse tipologie costruttive e permettendo l’implementazione di efficaci politiche e azioni di adattamento».