I risultati di uno studio che ha attraversato 15 anni e 20 Paesi, firmato da ricercatori Cmcc
La sostenibilità è di sinistra, secondo la scienza
I governi di destra sono tendenzialmente restii ad approvare leggi a sostegno del clima, quelli rossi hanno invece più probabilità di portarle a compimento
[25 Settembre 2017]
Politicamente parlando la sostenibilità è di sinistra, di centro o di destra? Nonostante qualcuno pretenda spiegare che oggi una simile distinzione tra parti politiche sia divenuta improvvisamente anacronistica, domande come questa continuano a interrogare non solo i cittadini alle prese con una scadenza elettorale, ma anche il mondo della ricerca scientifica, come mostra lo studio The political economy of energy innovation (L’economia politica dell’innovazione energetica, ndr), che ha molto d’italiano: tre dei firmatari fanno parte del Cmcc – il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici –, con il merito di indagare gli effetti di politiche ambientali, istituzioni, orientamento politico e azioni di lobbying sugli sviluppo dell’innovazione energetica.
Analizzando dinamiche reali susseguitesi in un arco di 15 anni (dal 1995 al 2010) all’interno di 20 Paesi del mondo, i ricercatori – come spiega il Cmcc – hanno fornito in primo luogo «una panoramica delle caratteristiche dell’innovazione in campo energetico, definita nell’articolo come quell’innovazione volta a migliorare l’efficienza energetica e/o a ridurre l’intensità di carbonio del settore energetico, come le energie rinnovabili o le tecnologie per una generazione più efficiente dell’energia. Scendendo nel dettaglio, i ricercatori hanno raccolto informazioni sui due indicatori d’innovazione più comunemente usati, vale a dire gli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&D) nei settori industriale ed energetico, in grado di dare una stima degli input d’innovazione, e i brevetti nel settore energetico, che misurano invece i risultati dell’innovazione».
I dati raccolti sono stati utilizzati per analizzare l’influenza dei fattori di economia politica sulle innovazioni relative all’energia, individuando alcune tendenze di fondo. Sono i governi di sinistra i «più propensi a stanziare risorse per il settore energetico», confortando alcune tesi già emerse in passato (Neumayer 2003; McCright e Dunlap 2011; Painter e Ashe 2012; Fankhauser et al. 2014): mentre i governi di destra sono tendenzialmente restii ad approvare leggi a sostegno del clima, i governi di sinistra hanno maggiori possibilità di portarle a compimento.
Non si tratta di un’assunzione scontata, di per sé. Lo sviluppo sostenibile è sinonimo di sviluppo equilibrato, che possa (e sappia) durare nel tempo: un interesse trasversale si direbbe, eppure i fatti mostrano che a perseguirlo con maggiore intensità è – in media – la politica di sinistra. La sostenibilità sociale è nel suo Dna e, a quanto pare, anche l’affinità con quella ambientale rientra maggiormente nelle sue corde. Certo, oltre al colore politico serve poi anche altro.
«Per promuovere un’economia più verde – concludono dal Cmcc – i Paesi dovrebbero combinare le loro politiche ambientali con un generale miglioramento della qualità delle istituzioni, tenere in considerazione l’influenza dell’orientamento politico dei governi sulle politiche ambientali e le implicazioni per l’economia dell’entità di quei settori a più alta intensità di energia».