La Toscana nel rapporto “Il clima è già cambiato” di Legambiente

Una Regione a forte rischio dove ci sono alcune buone pratiche

[25 Novembre 2020]

Il rapporto “Il clima è già cambiato” presentato oggi dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente si occupa anche della Toscana, una regione dove «Sono numerose le aree urbane che hanno subito conseguenze a causa di eventi estremi temporaleschi, alluvioni e trombe d’aria, come confermato dai 4 eventi del 2020».

Il rapporto ricorda che «Il 23 Ottobre scorso, a Certaldo (FI), a causa delle intense piogge due automobili sono rimaste intrappolate nella morsa di acqua che ha totalmente riempito il sottopasso di via Caduti sul Lavoro, fortunatamente senza gravi conseguenze. Danni causati da una tromba d’aria a Borgo a Mozzano (LU), il 3 Ottobre, con rami pericolanti e strade interrotte dalla vegetazione. La situazione più critica si è registrata nella frazione di Piano della Rocca, dove il forte vento ha divelto alcuni alberi ed ha scoperchiato parzialmente tre tetti di altrettante abitazioni. A Rosignano Marittimo (LI), il 25 Settembre, il vento e la pioggia, in particolare sul litorale, hanno provocato danni, con vetri delle auto che sono andati in frantumi e tetti delle case scoperchiati. Colpita la zona del Lillatro, dove il maltempo ha fatto anche due feriti gravi. Infine a Carrara, il 3 Marzo 2020, sono caduti 135 milllimetri di pioggia in poche ore ed il vento, in alcune zone, ha superato i 110 chilometri orari. Sulla costa, la spiaggia è stata devastata dalla forza del mare e del vento. I danni più consistenti sono stati al bagno Sport: il tetto delle cabine è stato letteralmente scoperchiato e con esso sono andate distrutte canale. Lo scorso anno, il 6 Settembre, si sono verificati forti temporali costieri, che, nella zona di Massa hanno portato a strade allagate e disagi alla stazione ferroviaria all’altezza del sottopasso. Si sono verificati guasti temporanei agli impianti ferroviari nella stazione di Massa Zona, provocando rallentamenti alla circolazione dei treni regionali sulla linea La Spezia Centrale–Pisa Centrale. Il maltempo ha colpito Firenze, il 30 Agosto 2019, con un forte temporale che si è scatenato sulla città; i danni maggiori nella zona fra Gavinana e Bellariva dove si è verificata una vera e propria tromba d’aria che ha scoperchiato alcuni tetti. In precedenza, il 27 Luglio, una bomba d’acqua ad Arezzo aveva provocato la morte di un anziano».

Legambiente sottolinea che «Non va dimenticato quanto accaduto il 9 e 10 Settembre 2017, giorni che hanno drammaticamente segnato la città di Livorno. Un forte nubifragio portò l’esondazione dei fiumi dell’intero territorio circostante travolgendo la città, recando danni a molte famiglie e 9 vittime. In circa due ore furono oltre 250 i millimetri di pioggia caduti. L’allarme era in codice arancione, passando molto velocemente ad un’allerta di massimi livelli. In circa due ore sono infatti caduti sulla città di Livorno oltre 250 mm di pioggia. Si sono registrate 9 vittime in tutto».  Sempre a Livorno, il 4 Ottobre 2015, è stato pesantemente danneggiato il tempio ebraico, dove si sono infrante diverse vetrate della facciata con caduta di frammenti all’interno della struttura.

Il rapporto ricorda anche che  il nubifragio del 5 Novembre 2014a Carrara, «con la piena del fiume Carrione che attraversa la città nella bassa pianura alluvionale. Il fiume era stato arginato per evitare esondazioni in quanto il livello dell’acqua (durante le piene) si trova al di sopra della superficie del suolo urbanizzato. Un tratto di argine era stato ricostruito nel 2010 in maniera difforme dal progetto (con armatura insufficiente e senza fondazione). La ricostruzione dell’argine del fiume Carrione ad Avenza era stata prevista negli interventi post emergenza, in seguito all’alluvione del 2003. Legambiente era stata l’unica a denunciare l’inutilità di quell’opera, senza mettere in campo politiche che ridavano spazio al fiume attraverso delocalizzazioni o ripristino delle aree di esondazione. I lavori sono andati avanti e la costruzione dell’argine è diventata l’alibi per programmare nuove edificazioni nelle aree “messe in sicurezza”. Basti pensare che gran parte della piana attuale di Marina di Carrara è considerata ad elevato rischio idraulico e proprio qui il Comune prevede nuove costruzioni». Legambiente anche su questo chiede da tempo che «L’area sia invece vincolata e lasciata libera come area di esondazione naturale».

Il 28 Novembre 2012 allagamenti causati da piogge intense hanno portato alla chiusura della Statale Aurelia tra Massa e Sarzana. Intere zone abitate sono risultate allagate da mezzo metro di acqua. Ma « E’ del 25 Ottobre 2011 l’evento più grave e che ha devastato l’intero territorio della Lunigiana a causa dell’esondazione del fiume Magra con l’allagamento di buona parte di Aulla. Molti gli abitanti costretti a rifugiarsi su alberi, lampioni e nei piani alti delle abitazioni. Due le vittime, mentre tra le strutture colpite dall’esondazione del fiume ci furono la caserma dei Vigili del Fuoco, la sede del Comune (in cui due dei quattro piani sono stati sommersi), il presidio sanitario e la scuola materna e media. I danni sono stati molto ingenti: quasi 1.000 auto demolite, decine di negozi, 4 banche, l’agenzia delle entrate e l’INPS alluvionate; 1 scuola media e 3 edifici popolari da demolire. Il disastro purtroppo non era solo annunciato ma disegnato da ben 13 anni nelle mappe del rischio idraulico dell’Autorità di Bacino del Fiume Magra. Osservando la cartografia infatti è impressionante l’esatta sovrapposizione dell’area a “Rischio idraulico molto elevato” della mappa del Piano di assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino, disegnata in rosso nella cartografia, con la superficie coperta dall’acqua durante l’evento del 25 Ottobre ad Aulla».

A Grosseto, ed in generale il territorio maremmano, si ricorda «La piena dell’Ombrone del 2015, il 28 Agosto, quando la spiaggia di Marina di Grosseto è stata totalmente invasa da rami e tronchi, portati a riva dalla mareggiata dopo essere stati trasportati alla foce dalla piena. Eventi simili si sono susseguiti negli anni precedenti: il 14 Ottobre 2014 esonda il torrente Elsa, affluente dell’Albegna. Case e negozi allagati, poderi isolati e tantissime richieste d’aiuto. Due vittime. Il 5 Ottobre 2013 una serie di allagamenti dovute a forti precipitazioni provocano la chiusura di numerose strade, come la linea ferroviaria Grosseto-Siena. Due le vittime anche in questa occasione. Il 10 Novembre 2012 un forte nubifragio investe la città di Grosseto ed i territori meridionali della Maremma. Esondazione del fiume Albegna con i centri abitati di Albinia e Marsiliana allagati».

Negli ultimi 10 anni, a Firenze ci sono stati 6 casi di allagamenti e danni alle infrastrutture e sono state interrotte la metrotranvia e le linee ferroviarie.

Per quanto riguarda le trombe d’aria sembrano preferire le stesse aree: a Marina di Carrara e Marina di Massa tra il 2019 e il 2020  ci sono stati 3 eventi sulla costa, con 2 morti e danni ad alberghi e stabilimenti balneari. A Rosignano Marittimo  ci sono state 2 trombe d’aria, nel 2012 e 2020, sulla costa nei pressi dello stabilimento Solvay.

Ma la Toscana è citata anche tra i buoni risultati della prevenzione del rischio e il rapporto evidenzia che «Il caso di Pisa è tra gli esempi più evidenti e recenti, di come, con i dovuti interventi, si possano evitare impatti estremi per i territori e le città. Lo scolmatore di Pontedera ed il bacino di Roffia a San Miniato hanno permesso, infatti, di evitare una devastante alluvione nel novembre 2019, quando la piena dell’Arno ha minacciato la città toscana. In quell’occasione le cateratte dello scolmatore sono state aperte facendo defluire circa 550/600 metri cubi di acqua al secondo, che sono stati immessi in mare a Calambrone, al confine tra Pisa e Livorno. La cassa di espansione di Roffia, diventata di proprietà della Regione Toscana solamente tre giorni prima della piena, ha permesso di deviare circa 5 milioni di metri cubi d’acqua. L’opera, costata 17 milioni di euro, ha visto l’inizio dei lavori nel 2009 e, nonostante grandi difficoltà nella sua ultimazione, ha visto la conclusione a maggio 2019. Si tratta di un’opera tra le più strategicamente rilevanti tra quelle realizzate lungo l’asta del fiume Arno, sia per il volume invasabile, sia per la sua estensione e localizzazione, in prossimità di centri abitati. Il lago Roffia, tra l’altro, viene utilizzato per ospitare competizioni, nazionali ed internazionali, di canottaggio e canoa polo».

Tra le buone pratiche è citato anche «Un contributo limitato, ma comunque importante, è portato dall’installazione di semafori anti-allagamento in prossimità di sottopassaggi stradali. Già nel 2016, a Pontedera (PI), vennero terminati i lavori per l’installazione di semafori vicino tutti i sottopassaggi, in modo da segnalarne l’inagibilità in caso di allagamento».

Per le misure anti alluvione, a Firenze, dove sono frequenti i danni ai beni archeologici ed al patrimonio storico culturale delle città, il 5 ottobre 2019  si è tenuta un’esercitazione contro il rischio idraulico per il Museo Bardini: «Le autobotti hanno simulato un’ondata di piena riversando in poco tempo 45mila litri di acqua e testando la nuova protezione. Quest’ultima consiste in una diga mobile in pvc di 45 metri attivata dalla pressione dell’acqua che si aziona quando l’onda cresce. L’impianto funziona come una paratia, come una diga che si alza quando l’ondata cresce bloccandola e impedendo l’ingresso dell’acqua nell’edificio. É stato scelto il Bardini, che custodisce opere di Donatello e Della Robbia, perchè è vicinissimo all’Arno e già nel ’66 fu semidistrutto dall’acqua».

Per la Fitodepurazione,  che inizia ad essere una pratica diffusa, con 129 Comuni che vi hanno fatto ricorso, il rapporto cita «Dicomano (FI) che oltre ad aver inserito nel Regolamento Edilizio norme sugli impianti di fitodepurazione in maniera promozionale, ne ha realizzato uno nel 2003. L’impianto tratta i reflui dell’abitato di Dicomano per un totale di 3.500 abitanti. Tale impianto, del tipo multistadio, è attualmente funzionante e rappresenta il più grande impianto italiano di fitodepurazione applicata come trattamento secondario. Le superfici utilizzate in totale risultano essere di oltre 6.000 metri quadrati».

Uno degli aspetti a cui guardano molti dei Regolamenti Edilizi è quello dell’origine dei materiali impiegati ed il loro ciclo di vita ambientale ed energetico per la loro produzione. I Comuni che affrontano questo parametro sono 596, tra questi c’è Campi Bisenzio (FI) dove «viene richiesto di effettuare un inventario dei materiali e dei componenti da costruzione impiegati per la realizzazione di pareti esterne, copertura, solai finestre e strutture portanti; successivamente si calcola la percentuale dei materiali e componenti riciclabili rispetto alla totalità dei materiali impiegati nell’intervento. A tutto ciò si affianca una scheda dettagliata di analisi del ciclo di vita dei prodotti con: indicazioni sui possibili riutilizzi, quantità impiegate, specifica sui i motivi per cui il materiale non è eventualmente riciclabile, le fasi che possono essere critiche per l’utilizzo o la lavorazione di detto materiale. L’aspetto ancor più interessante di questo Comune riguarda le verifiche post operam richieste con una documentazione fotografica della posa in opera e delle principali fasi costruttive relative alla prestazione in esame».