La tripla crisi dell’Africa occidentale aggravata dalla guerra in Ucraina

Il viaggio di Guterres nell’inferno del Sahel devastato da terrorismo, carestia e cambiamento climatico

[4 Maggio 2022]

Iniziando a Dakar, la capitale del Senegal, la sua prima visita in Africa dall’inizio della pandemia di Covid-19 e in occasione del mese sacro del Ramadan, il segretario generale dell’Onu António Guterres ha detto che «La guerra in Ucraina sta aggravando una tripla crisi alimentare, energetica e finanziaria in tutta l’Africa. Quando si parla del livello socio-economico, è impossibile non affrontare la guerra in Ucraina e il suo impatto sull’Africa».

Anche per il presidente del Senegal Macky Sall «La guerra in Ucraina è una tragedia umana che può avere un impatto drammatico sulle economie, soprattutto quelle dei Paesi in via di sviluppo».

Infatti, la guerra in Ucraina sta facendo salire i prezzi globali di cibo e carburante e l’Onu teme che l’aumento dei costi possa spingere più persone sull’orlo della fame e portare a instabilità politica e disordini sociali in alcune parti dell’Africa, dove i prezzi dei generi alimentari sono aumentati di un terzo rispetto allo scorso anno. Ma già prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina la combinazione di cambiamento climatico, guerre e pandemia di Covid-19 stava già avendo un impatto terribile sulla situazione socioeconomica in Africa, in particolare nel Sahel.

Guterres ha fatto notare che «E’ necessario costruire una vera equità vaccinale in tutto il mondo. E’ inaccettabile” che quasi l’80% degli africani non sia vaccinato contro il Covid-19. E’ un fallimento morale. I Paesi più ricchi del mondo e le aziende farmaceutiche dovrebbero accelerare la donazione di vaccini e investire nella produzione locale». L’aumento degli investimenti fa parte di una strategia globale per sostenere i Paesi in via di sviluppo che affrontano quelle che l’Onu ha definito «Crisi a cascata». A marzo Guterres ha istituito il Global Crisis Response Group on Food, Energy and Finance (GCRG) in risposta alla crisi causata dalla guerra in Ucraina e ora evidenzia che «L’invasione ha prodotto effetti allarmanti su un’economia mondiale già martoriata dal Covid-19 e dai cambiamenti climatici». Uno dei sei leader “champion” del GCR è  il presidente senegalese Sall che è anche presidente di turno dell’Unione Africana per il 2022. Il GCRG invita i Paesi a «Trovare modi creativi per finanziare i crescenti bisogni umanitari e di sviluppo del mondo e a donare generosamente e immediatamente i fondi che hanno già promesso».

Secondo Guterres, «E’ necessario assicurare un flusso costante di cibo ed energia in mercati aperti, eliminando tutte le restrizioni all’esportazione non necessarie. I Paesi devono resistere alla tentazione di accumulare e dare invece scorte strategiche e riserve aggiuntive ai Paesi che ne hanno bisogno». L’Onu stima che quest’anno 250 milioni di persone potrebbe cadere in condizioni di estrema povertà, a causa delle conseguenze della guerra  in Ucraina e il capo dell’Onu ha ricordato che «Le istituzioni finanziarie internazionali hanno un ruolo chiave da svolgere e devono urgentemente alleggerire il debito aumentando la liquidità e lo spazio fiscale, in modo che i governi possano evitare il default e investire in ammortizzatori sociali e sviluppo sostenibile per la loro popolazione».

Intanto, mentre la giunta militare golpista del Mali annuncia la rottura del patto militare con la Francia e accusa il corpo di spedizione militare francese di aver commesso abusi e atrocità e di aver consegnato una regione del Paese a una milizia jihadista. Mentre la Francia ribatte che sono  l’esercito del Mali e  i mercenari russi della Wagner  ad aver compiuto massacri nei villaggi ribelli…  arrivando in Niger Guterres ha denunciato che «Il numero

l numero degli attacchi terroristici nel  Sahel continua a crescere. La comunità internazionale deve rendersi conto che il terrorismo non è solo una questione regionale o africana, ma una minaccia globale». Poi ha ribadito la sua richiesta di maggiori risorse per affrontare il problema: «Pace, stabilità e prosperità in Niger e nell’intero Sahel rappresentano una priorità assoluta per le Nazioni Unite».

Il presidente del Niger Mohamed Bazoum ha fatto notare che «Il terrorismo è dinamico e si è evoluto. Dobbiamo adattare la nostra risposta».  L’ex Presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, ha accolto la richiesta del presidente dell’Unione Africana e del segretario generale dell’Onu di condurre una valutazione strategica congiunta UA-Onu sulla sicurezza nel Sahel, incentrata sullo sviluppo di raccomandazioni su come rafforzare la risposta internazionale alla crisi della sicurezza nel Sahel. La valutazione sarà effettuata in consultazione con la Communauté économique des États de l’Afrique de l’ouest (CEDEAO/ECOWAS) e il Segretariato congiunto G5-Sahel.

Guterres ha sottolineato che «L’insicurezza in Niger è alimentata da vari attori e, quando la violenza colpisce, le popolazioni civili sono spesso le prime vittime. Le cifre suggeriscono che quasi 8 vittime di attacchi su 10 sono civili».

In Niger – nonostante l’intervento dell’Unione europea e anche dell’Italia di sostegno e addestramento delle forze armate – è aumentata l’attività di gruppi armati estremisti che operano principalmente nelle regioni di Tillabéri, Tahoua e Diffa, nel nord-ovest, nel sud e nel sud-est del Paese. Nella regione di Maradi, nel sud, gruppi armati della confinante Nigeria sconfinano frequentemente per effettuare raid. Oltre ai jihadisti in Niger ci sono anche gruppi di banditi armati che rappresentano una minaccia significativa. Secondo il Global Terrorism Index, in nIger nel 2021 ci sono stati 588 morti per terrorismo, il più alto numero di vittime legate al terrorismo negli ultimi dieci anni. Tra il 2020 e il 2021. nella regione di Tillabéri i decessi sono più che raddoppiati.

L’insicurezza è solo una parte di quella che il segretario generale dell’Onu ha definito «Una crisi multidimensionale di straordinaria portata. Il cambiamento climatico, l’aumento dell’insicurezza alimentare, la malnutrizione e i prezzi dei generi alimentari record, alimentati dalla guerra in Ucraina, hanno tutti contribuito a bisogni umanitari senza precedenti».  L’Onu evidenzia che «Il numero di persone che affrontano una grave insicurezza alimentare è più che raddoppiato dal 2020 e nel 2022 il 15% dei 25 milioni di persone che vivono in  Niger avrà bisogno di assistenza umanitaria. In un Paese in cui l’80% della popolazione dipende dall’agricoltura per il proprio sostentamento, l’insicurezza e il cambiamento climatico hanno contribuito alla loro incapacità di nutrirsi. L’indice di sviluppo umano del 2019, che misura l’aspettativa di vita, l’istruzione e gli indicatori di reddito, ha classificato il Niger come il Paese meno sviluppato dei 189 Paesi nell’elenco».

Ma in una conferenza stampa tenuta a Niamey Guterres ha detto che «Nonostante le numerose sfide che il Niger deve affrontare, c’è ancora speranza. Le  Nazioni Unite devono essere all’altezza di quella speranza e aiutare i giovani nigerini, e in particolare le donne, ad accedere alle opportunità per creare un futuro migliore. Uno slancio positivo in Niger potrebbe portare a un circolo virtuoso di cambiamento nella regione».

Ma quel che Guterres ha visto poche ore dopo a Qullam no parla certo di speranza: file di ripari di fortuna ricoperti da teli sbiancati dal sole e sabbia sbattuta dai venti che si mimetizzano in un ‘ambiente grigio, polveroso e arido, con temperature che a mezzogigiorno hanno raggiunto i 44 gradi Celsius.  Il distretto di Ouallam, uno dei luoghi più caldi del Niger che è uno dei Paesi più caldi dell’Africa, dove la pioggia cade raramente e con parsimonia, è uno dei pochi posti dove comunità distrutte possono trovare rifugio dai crescenti atti di violenza e attività terroristiche.

Ouallam e altri due distretti vicini nel nord del Niger ospitano attualmente circa 28.000 persone che sono fuggite dalle loro case a causa di violenze etniche e terrorismo. Circa 8.000 rifugiati provengono dal vicino Mali e altri 20.000 sono sfollati da 18 villaggi e città vicine.

Uno di loro è Zakou Siddo, un insegnante fuggito dal villaggio di Mogodiougou, a circa 80 chilometri da Ouallam, e ha raccontato a UN News: «Quando il mio villaggio è stato attaccato il 14 novembre 2020, sono state uccise 12 persone. Il bestiame è stato rubato e i nostri depositi di grano e alcune case sono stati dati alle fiamme. Quindi, abbiamo deciso di fuggire a Ouallam, che è considerata sicura».

A Ouallam  vivono comunità di sfollati che hanno lasciato villaggi e città vuoti e le scuole incustodite. Molti bambini non vanno a lezione dal 2017.  Tra i rifugiati del Mali c’è Aminata Walet Issafeitane è presidente di un Comitato per i rifugiati delle donne a Ouallam, e che è fuggita dal suo Paese natale 10 anni fa e che racconta un’altra storia di furto e violenza: «Siamo un popolo nomade e pastorale e il nostro destino è cambiato quando i gruppi armati hanno rubato il nostro bestiame. Ci siamo trasformati in persone sedentarie; stiamo cercando di adattarci nonostante la grave siccità e la mancanza d’acqua che ci impedisce di coltivare cibo; i pochi animali che abbiamo ora non riescono a trovare pascolo. Questo ci fa soffrire tutti per la mancanza di cibo».

Ouallam e i distretti circostanti sono un microcosmo delle sfide che deve affrontare il Niger, un Paese senza sbocco al mare dove, secondo l’United Nations High Commissioner for Refugees, (UNHCR), «Circa 264.000 nigerini sono sfollati internamente a causa di una serie di fattori tra cui il deterioramento della sicurezza e gli effetti di condizioni climatiche mutevoli, pascolo eccessivo e deforestazione. In Niger ci sono anche oltre 250.000 rifugiati dai Paesi vicini. Solo nel marzo 2022, i partner dell’Onu hanno riferito che oltre 17.600 persone sono state sfollate in Niger, per lo più nigerini che tornavano a casa, ma anche rifugiati maliani.

Le agenzie Onu ei loro partner stanno fornendo una serie di supporto umanitario e allo sviluppo in tutto il Niger. L’UNHCR stima che «6,8 milioni di persone siano cronicamente insicure dal punto di vista alimentare e non abbiano abbastanza da mangiare, anno dopo anno. Le scarse precipitazioni e gli attacchi armati nelle aree di produzione agricola si sono combinati ancora una volta per ridurre e limitare la quantità di cibo coltivata dagli agricoltori. Nonostante la combinazione di crisi, il piano di risposta umanitaria del 2022 per il Niger è finanziato solo per l’8,7%».

Guterres, ha visitato gli sfollati ei rifugiati del Mali a Ouallam, per dimostrare la sua solidarietà e quella dell’Onu a coloro che sono stati cacciati dalle loro case e ha detto loro: «Farò tutto il possibile per sostenere il miglioramento delle vostre vite. Sarò il vostro portavoce e chiederò che la comunità internazionale non solo fornisca gli aiuti umanitari di cui avete bisogno, ma sostenga anche lo sviluppo, perché è con l’istruzione, la salute e la creazione di posti di lavoro che il terrorismo può essere sconfitto. Ci sono terroristi che dicono di agire in nome di Dio; è una falsa affermazione, in tutti i testi sacri dell’Islam c’è una condanna della violenza e di qualsiasi guerra condotta da un musulmano contro un altro musulmano». Poi ha fatto nuovamente appello alla comunità internazionale affinché sostenga il Niger: «Un Paese democratico con un buon governo ma che non è sufficientemente attrezzato per contrastare il terrorismo».

Più o meno la certificazione del fallimento dell’intervento europeo in un Paese che, pur ricco di risorse minerarie – a cominciare dall’uranio che alimenta le cengtrali nucleari francesi – è stato lasciato nella povertà più nera ed utilizzato come retrovia per cercare di contrastare la migrazione verso l’Europa, con il pessimo risultato di creare campi di immigrati e di favorire il declino socio-economico del Paese e il terrorismo islamista.