L’ansia climatica fa bene all’azione climatica
Sebbene l'ansia per il clima tra gli adulti sia bassa, potrebbe essere un importante motore dell'azione climatica come la riduzione dei rifiuti
[5 Settembre 2022]
Lo studio “Climate anxiety: What predicts it and how is it related to climate action?”, pubblicato sul Journal of Environmental Psychology è primo in assoluto a indagare dettagliatamente sull’ansia climatica tra la popolazione adulta del Regno Unito e suggerisce che, «Sebbene i tassi siano attualmente bassi, i timori delle persone per il futuro del pianeta potrebbero essere un importante fattore scatenante per agire quando si tratta di adattare i nostri stili di vita ad alto contenuto di carbonio per diventare più ecologici».
L’interesse per il clima o l’eco-ansia, definito dall’American Psychological Association come la paura cronica del destino ambientale che deriva dall’osservazione degli impatti dei cambiamenti climatici, è aumentato negli ultimi anni. L’ansia climatica è particolarmente diffusa tra i giovani di tutto il mondo ma Il nuovo studio, realizzato da un team di ricercatori britannici delle unicversità di Bath, Surrey, Cardiff e di Climate Psychologists, ha raccolto le opinioni di 1.338 adulti del Regno Unito in due punti temporali (nel 2020 e nel 2022) per approfondire la prevalenza dell’ansia climatica, fattori che la predicono e se potrebbe prevedere i cambiamenti comportamentali individuali e l’azione climatica.
Il team giudato dal Centre for climate change and social transformations dell’università Bath, evidenzia che «Nonostante oltre tre quarti dell’opinione pubblica del Regno Unito abbia dichiarato di essere preoccupata per il cambiamento climatico, solo il 4,6% del pubblico ha riferito di aver sperimentato ansia per il clima nel 2022 (solo leggermente superiore rispetto al 2020, quando lo aveva segnalato il 4%). Le persone più giovani e quelle con ansia generalizzata più elevata avevano maggiori probabilità di provare eco-ansia».
E lo studio sottolinea che «Tuttavia, l’ansia climatica non è sempre stata un aspetto negativo; per molti potrebbe essere una forza motivante per agire per ridurre le emissioni. Questo includeva il risparmio energetico, l’acquisto di oggetti di seconda mano, il prestito, l’affitto o il riutilizzo di oggetti. I cambiamenti nello stile di vita come la riduzione del consumo di carne rossa non erano correlati all’ansia climatica, nonostante fossero altamente efficaci per ridurre le emissioni».
Significativamente, lo studio ha rilevato che «L’esposizione ai media, ad esempio le immagini televisive di tempeste o l’infuriare di ondate di caldo, piuttosto che le esperienze personali e dirette degli impatti climatici predicevano l’ansia climatica». Gli autori affermano che «Per le organizzazioni responsabili della comunicazione del cambiamento climatico ci sono importanti implicazioni di questi risultati».
La pubblicazione dello studio coincide con quella del nuovo documento informativo “The road to net zero: UK public preferences for low-carbon lifestyles” del Center for climate change & social transformations che è incentrato sulle preferenze dell’opinione pubblica britannica per gli stili di vita low-carbon. Un’analisi che suggerisce che «I cambiamenti nello stile di vita (ad esempio, la riduzione dell’uso dell’auto o il consumo di meno carne) sono sempre più visti come fattibili e desiderabili».
La principale autrice dello studio, la psicologa ambientale Lorraine Whitmarsh dell’università di Bath, ha spiegato che «Con l’aumento della copertura mediatica degli impatti climatici, come la siccità e gli incendi nel Regno Unito e le devastanti inondazioni in Pakistan, l’ansia climatica potrebbe aumentare. I nostri risultati suggeriscono che questo può spronare alcune persone ad agire per aiutare ad affrontare il problema, ma sappiamo anche che ci sono ostacoli al cambiamento di comportamento che devono essere affrontati attraverso una maggiore azione del governo».
Nello studio, gli autori sottolineano l’importanza dei media come forza motivante per i cambiamenti dello stile di vita richiesti durante la decarbonizzazione e suggeriscono che «I media e il discorso pubblico sull’ansia climatica hanno il potere di creare una visione positiva per un futuro più verde e più pulito, che sia significativamente meno dipendente dai combustibili fossili».
Una delle autrici dello studio, Lois Player del Dipartimento di Psicologia dell’università di Bath, conclude: «I nostri risultati suggeriscono che i media potrebbero svolgere un ruolo importante nel creare un cambiamento comportamentale pro-ambientale positivo, ma solo se comunicano con attenzione la realtà del cambiamento climatico senza indurre un senso di disperazione».