I leader militari a Trump: il cambiamento climatico è una minaccia alla sicurezza Usa
43 esperti militari e della difesa: il riscaldamento globale dovrebbe andare oltre la politica
[18 Novembre 2016]
Come scrive Erika Boltad su Climate Wire, probabilmente finirà nel trituratore di documenti, ma il Center for climate & security, un think tank bipartisan di esperti di difesa ed ex leader militari, ha inviato al team di transizione di Donald Trump un briefing book che invita il presidente eletto a «considerare il cambiamento climatico come una grave minaccia per la sicurezza nazionale».
Il documento del Center for climate & security sostiene che «Il cambiamento climatico rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale e la sicurezza internazionale», e che gli Stati Uniti dovrebbero avere una politica globale per affrontarlo. Le raccomandazioni, già presentate all’inizio dell’anno, sono stati sviluppate da questo gruppo nonpartisan del quale fanno parte 43 esperti di alto livello del complesso militare statunitense, della sicurezza nazionale e dell’intelligence, compresi gli ex comandanti Usa per il Pacifico e il Comando Centrale.
La Boltad spiega che il briefing book sostiene che «il cambiamento climatico rappresenta un rischio significativo e diretto per l’addestramento, le operazioni e la strategia militare», e leader militari dicono che «dovrebbe trascendere la politica». Per il Center for climate & security è un problema che va oltre la protezione delle basi militari dall’innalzamento del livello del mare e invitano Trump a ordinare al Pentagono di valutare «scenari climatici catastrofici, a tracciare i trend dgli impatti climatici e a collaborare con le comunità civili». Il documento sostiene che «Il cambiamento climatico può far aumentare la probabilità di conflitti internazionali o civili, il fallimento degli Stati, le migrazioni di massa e l’instabilità nelle aree strategicamente importanti in tutto il mondo».
Siamo agli antipodi di quanto crede Trump, che non ha mai ritenuto il cambiamento climatico una minaccia alla sicurezza nazionale Usa e, anzi, lo ha definito una “bufala” inventata dai cinesi per danneggiare l’economia statunitense.
Eppure molti leader militari dicono che la necessità di affrontare i cambiamenti climatici e puntare sulle energie rinnovabili hanno reso le loro forze armate e i loro uffici più resilienti e che, partendo dalla riduzione delle emissioni si è arrivati a una nuova cultura del combattimento più agile perché è meno dipendente dai combustibili fossili. I capi militari Usa dicono che «Riducendo l’impronta di carbonio, diventiamo un combattente nella guerra a l’aumento delle temperature globali».
Ma è una Guerra che i repubblicani non hanno mai voluto combattere, non considerando il cambiamento climatico un problema di sicurezza nazionale.
Bisognerà vedere, quando si sarà insediato alla Casa Bianca, cosa ne farà Trump di iniziative come la direttiva esecutiva dello scorso gennaio con la quale il Dipartimento della difesa ha richiesto alle agenzie del Pentagono di tenere in considerazione il cambiamento climatico e di valutare i suoi effetti nello sviluppo di piani e procedure di attuazione. A settembre, il presidente Usa Barck Obama ha ordinato alle agenzia federali che si occupano di difesa e intelligence di prendere in considerazione gli effetti di un pianeta che si surriscalda per attuare e progettare le politiche nazionali, i piani e le dottrine della sicurezza.
Il briefing book Center for climate & security chiede che 20 agenzie federali «collaborino per assicurarsi che i decisori abbiano le migliori informazioni disponibili sugli impatti dei cambiamenti climatici e sulle loro potenziali minacce alla sicurezza nazionale». Si tratta di agenzie come la Nasa e la National oceanic and atmospheric administration, che raccolgono osservazioni scientifiche sul clima – quelle che Trump definisce “bufale” cinesi – oppure la Cia, la National security agency e il Dipartimento della difesa, che analizzano l’intelligence e sviluppano la politica della sicurezza nazionale Usa.
Ma i militari Usa dovranno fare i conti con i repubblicani che dopo Camera e Senato hanno conquistato anche la Casa Bianca e che si sono sempre mostrati scettici riguardo ai legami tra cambiamento climatico per la sicurezza nazionale. L’estate scorsa, i deputati repubblicani hanno votato gli stanziamenti per la difesa ma hanno bocciato il provvedimento che autorizzava il Dipartimento della difesa a spendere soldi per combattere i cambiamenti climatici, compresi i progetti per il carburante verde che stanno molto a cuore ad alcuni militari.
E dopo un memo emesso dalla Casa Bianca a settembre sullo stesso tema, il repubblicano texano Lamar Smith, presidente della Commissione scienza, soazio e tecnologia della Camera Usa, ha scritto alla national security adviser, Susan Rice, chiedendo che l’Amministrazione Obama mostrasse le prove «della sua asserzione che il cambiamento climatico è una minaccia alla sicurezza nazionale».
Probabilmente Trump e il su staff di ecoscettici ideologici non ascolteranno i militari preoccupati per la sicurezza statunitense, ma è probabile che molti di loro saranno rimossi e finiranno in pensione a scrivere briefing book , sperando che li legga almeno che verrà dopo Trump.