L’idrato di metano non è la pistola fumante del cambiamento climatico nell’Artico
L'aumento del flusso di metano dai fondali è cominciato migliaia di anni fa
[23 Agosto 2017]
L’idrato di metano sotto i fondo dell’oceano è stato ritenuto molto sensibile alle temperature oceaniche in aumento. Ma il nuovo studio “Seepage from an arctic shallow marine gas hydrate reservoir is insensitive to momentary ocean warming”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori giudato dal Centre for Arctic Gas Hydrate (Cage) dell’UiT The Arctic University of Norway, dimostra che il riscaldamento a breve termine dell’oceano artico non interessa le enormi quantità di idrato di metano stoccate nelle profondità artiche.
Al Cage sottolineano che «L’ipotesi Clathrate (hydrate) gun ha sollevato controversie fin da quando è stata presentata nel 2003». Infatti si pensava che gli idrati di metano – depositi di acqua congelata contenenti gas metano che si trovano sotto il fondo marino – potrebbero sciogliersi a causa del riscaldamento globale che sta fcendo aumentare le temperature dell’Oceano Artico. Secondo questa ipotesi, questa fusione potrebbe avvenire molto rapidamente, entro la durata del tempo di una vita umana, liberando grandi quantità di idrato e rilasciando metano nell’atmosfera. Il che comporterebbe un’enorme emissione di metano – un potente gas serra – che accelererebbe ulteriormente il riscaldamento del pianeta.
«Questa ipotesi drammatica ha ispirato la fantascienza e gli scienziati dicono al Cage – spingendo quest’ultimi a studiare ulteriormente la sensibilità degli idrati». Il nuovo studio ha scoperto che l’ipotesi della pistola fumante dell’idrato sembra sempre più improbabile, almeno per quanto riguarda un sito specifico che è stato studiato nell’Oceano Artico, un’area in folte riscaldamento.
Il principale autore dello studio Wei-Li Hong del Cafe, che attualmente lavora al Geological Survey of Norway, spiega che «Il riscaldamento della temperatura a breve termine ha un impatto limitato sulla stabilità del gas di idrato. Dimostriamo che il riscaldamento può avere un impatto significativo sui gas degli idrati nel fondo marino solo quando la temperatura dell’oceano aumenta costantemente per diversi secoli».
Hong e il suo team hanno riportato un aumento del flusso di metano sotto grossi accumuli di idrati in un’area chiamata Storfjordrenna, nel Mare di Barents, vicino alle isole Svalbard. Questi pingos di gas di idrato emettono tutti metano in maniera abbondante.
Ma secondo Hong, «Anche se l’area è poco profonda e potenzialmente sensibile al cambiamento della temperatura, questi sfiati non si intensificano a causa del riscaldamento temporaneo. L’aumento del flusso di metano è cominciato diverse centinaia e migliaia di anni fa, che è ben prima di qualsiasi inizio del riscaldamento nell’Oceano Artico sui quali altri hanno speculato».
Lo studio si è basato sulla misurazione della chimica dell’acqua nei sedimenti della zona e delle rocce di carbonato createsi attraverso un processo chimico nelle aree dove viene emesso il metano e, naturalmente, sono stata misurate le temperature dell’acqua. Utilizzando questi dati, è stato realizzato un modello sperimentale.
Gli scienziati del Cage dicono che durante il secolo scorso, la temperatura l’acqua del fondale nella zona di studio ha oscillato stagionalmente da 1,8 a 4,6 gradi Celsius. Anche se queste oscillazioni si sono verificate abbastanza spesso, hanno influenzato solo gli idrati di gas che erano più bassi di 1,6 metri sotto il livello del mare. Gli idrati vengono alimentati da un flusso di metano proveniente da stoccaggi più profondi. Dato che durante l’ultima era glaciale questa zona era completamente ricoperta di ghiacci, questi gas si sono compatti in uno strato di idrato sotto la pressione e temperature fredde della calotta glaciale. Gli idrati possono essere stabili nei primi 60 metri di sedimenti.
Hong conclude: «I risultati del nostro studio indicano che l’immensa fondale con pennacci (di metano) presente in questa zona è il risultato di uno stato naturale del sistema. Comprendere come il metano interagisce con altri importanti processi geologici, chimici e biologici nel sistema Terra è essenziale e dovrebbe essere all’attenzione della nostra comunità scientifica».