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Lotta ai cambiamenti climatici: a che punto sono le aziende italiane?

Rapporto Carbonsink e FEEM: la consapevolezza è in crescita ma il ritardo è grande
 |  Crisi climatica e adattamento

Durante le giornate della PreCOP26 Carbonsink e Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM)  hanno presentato a Milano, nell'ambito dell'iniziativa All4Climate- Italy2021 promossa dal Ministero della Transizione Ecologica, la terza edizione del rapporto “La percezione del rischio climatico delle società quotate al FTSE MIB e FTSE Italia Mid Cap” che fotografa le iniziative adottate dalle prime 100 società italiane per capitalizzazione per affrontare le tematiche legate al climate change e indaga il livello di consapevolezza e le policy aziendali in ambito climatico delle principali società italiane.

Lo studio presentato oggi si basa su una serie di indicatori relativi a cinque aree: Governance, Strategy, Risk & Opportunities, Metrics & Targets, Advocacy e dal rapporto emerge che «In termini generali la consapevolezza delle imprese italiane rispetto alla sfida climatica è cresciuta negli ultimi anni: oltre il 90% delle società osservate infatti riconosce che i cambiamenti climatici sono un tema rilevante e rendiconta la propria impronta carbonica Scope 1 e 2 (emissioni dirette e indirette derivanti dall’energia acquistata e utilizzata)».

Ma il margine di miglioramento per quanto riguarda obiettivi, strategie e strumenti operativi, soprattutto per le aziende a minor capitalizzazione, è ancora ampio: «Per esempio solo il 7% delle imprese FTSE Mid Cap ricorre all’analisi di scenario, strumento chiave per sviluppare una visione strategica dei rischi e delle opportunità associati al climate change. Tra le imprese quotate al FTSE MIB la quota sale al 36%.  Oltre il 60% delle società esaminate descrive i rischi climatici ai quali è esposta, ma solo 1 su 10 dichiara di quantificarne gli impatti finanziari».

Tra le società MIB, raddoppiano quelle che dichiarano obiettivi climatici in linea con l’Accordo di Parigi, ma, fanno notare Carbonsink e FEEM, «Con percentuali ancora basse rispetto all’urgenza della decarbonizzazione: tale percentuale infatti cresce dal 12% rilevato nell’edizione 2020 al 26%. Rappresenta solo il 7% invece per il segmento Mid Cap. Si registra una significativa differenza tra le società del FTSE MIB e quelle del FTSE Italia Mid Cap anche per quanto riguarda l’adozione di sistemi di remunerazione degli amministratori connessi al raggiungimento di obiettivi climatici: li prevede il 51% delle aziende MIB (contro il 44% dell’edizione 2020), solo il 12% tra le Mid Cap».

Per quanto riguarda le azioni più avanzate il rapporto evidenzia però che «Solo il 5% delle aziende analizzate dichiara di adottare strumenti di carbon pricing interno, ovvero di dare un valore economico alla CO2 per monitorare e adattare la propria strategia ai rischi ed opportunità legati alla transizione climatica. La percentuale sale al 10% nel campione FTSE MIB».

Redazione Greenreport

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