L’uragano Dorian devasta le Bahamas, ma Trump sposta i finanziamenti per combattere gli uragani alla detenzione dei migranti
Venti a 297 chilometri all’ora spazzano l’isola di Abaco: l’uragano più violento di sempre
[2 Settembre 2019]
L’Uragano Dorian sta devastando le ricche e turistiche Bahamas e il National Hurricane Center (NHC) Usa ha descritto come «catastrofiche le condizioni nell’Isola di Abaco, nel nord-est dell’Arcipelago. L’NHC ha lanciato un drammatico appello agli abitanti di Abaco «Cercate un rifugio subito! E’ una situazione estremamente pericolosa che vi mette in pericolo di vita». Si prevede una mareggiata catastrofica con onde tra i 5 e i 7 metri di altezza.
Il dipartimento dei vigili del fuoco e la protezione civile di Hope Town hanno confermato che l’uragano – il più violento che abbia mai colpito le Bahamas – è ormai diventato di categoria 5, con venti a velocità superiore ai 297 chilometri all’ora e che ci sono già molte case distrutte e tetti scoperchiati. Secondo i meteorologi Dorian ha toccato terra nelle Bahamas con una forza che uguaglia e supera il record per gli uragani nell’Atlantico, stabilito nel 1935. Dorian continuerà a spazzare le Bahamas con venti fortissimi e piogge torrenziali per almeno 30 ore. The Weather Channel avverte che attualmente l’uragano si sta muovendo su Ábaco e continuerà a spostarsi verso ovest, per poi girare verso nord, e raggiungere gli Usa. Quindi «Gli abitanti lungo la costa est della florida devono restare vigili». L’uragano, che è molto lento, potente e che scarica enormi quantità di pioggia, dovrebbe raggiungere gli Usa e colpire Florida, South Carolina, North Carolina, Georgia e Alabama. Se gli Usa continentali trattengono il respiro, Dorian ha già colpito due territori Usa: Puerto Rico, che aveva dichiarato lo stato di emergenza, e le Isole Vergini americane con forti piogge e inondazioni.
Mentre le Bahamas pregano e gli Usa si preparano ad affrontare gli impatti di Dorian, l’ennesimo uragano mostro, il presidente statunitense Donald Trump tra trasferendo 271 milioni di dollari della Federal Emergency Management Agency (Fema) al finanziamento dei sui centri di detenzione dei migranti.
Dopo aver offerto l’immunità ai membri della sua amministrazione che violano le leggi per finanziare il muro di frontiera con il Messico, trump ha ordinato l’esproprio di terreni privati e di violare le leggi ambientali che impediscono di costruire il muro. Il direttore esecutivo di Sierra Club, Michael Brune, ha commentato: «A quanto pare, Donald Trump violerà qualsiasi legge, sprofonderà più in basso possibile, compreso mettere in pericolo la gente che presume di proteggere nel suo disperato intento di imporre la sua agenda di odio e divisione. Mentre un pericoloso uragano si avvicina alle coste degli Stati Uniti, Trump arraffa fondi per l’emergenza per spenderli per separare le famiglie che cercano rifugio in questo Paese, proprio come fecero generazioni prima di loro. Trump dovrebbe concentrarsi sulle vere emergenze invece che sulla sua odiosa e pericolosa emergenza falsa».
I fondi della Fema vengono tagliati anche se Puerto Rico e alcuni Stati Usa sono in ritardo negli sforzi di ripristino dopo i devastanti uragani degli ultimi due anni.
Con Dorian – passato da tempesta tropicale a uragano – che si avvicina lentamente agli Usa, il 28 agosto Trump non aveva trovato di meglio che twittare che, «come al solito», Puerto Rico avrebbe probabilmente dovuto affrontare un evento climatico estremo a due anni dall’uragano Maria che ha devastato l’Isola che è territorio Usa. Trump ha aggiunto: «Fema e tutti gli altri sono pronti e faranno un ottimo lavoro. Quando lo avranno fatto, fateglielo sapere e ringraziateli, non come l’ultima volta. Questo include l’incompetente sindaco di San Juan!» I portoricani hanno ripetutamente criticato Trump per la gestione post-uragano e la sindaco di San Juan Carmen Yulín Cruz è una delle leader della protesta.
Mentre riduce Dorian a una baruffa politico-amministrativa e continua imperterrito nel suo negazionismo climatico, Trump twitta: «Ancora un’altra grande tempesta diretta a Puerto Rico. Finirà mai?» Non finirà certo con la rottamazione delle politiche climatiche di Barack Obama e con l’uscita degli Usa dall’Accordo di Parigi.
A giugno, durante un’audizione parlamentare, l’amministratore delegato della Fema, Peter Gaynor ha ammesso che, con la stagione degli uragani nell’Atlantico già in corso, l’agenzia è «A corto di qualche migliaio di dipendenti». La cura dell’Amministrazione Trump ha prodotto il taglio di mille posti di lavoro alla Fema e il negazionismo climatico dei suoi nuovi dirigenti sta causando incertezze nei suoi interventi.
Del taglio annunciato da Trump, 155 milioni di dollari verranno sottratti direttamente alla Fema e alla Guardia costiera Usa e a altri enti che collaborano con l’agenzia per affrontare gli uragani e le loro conseguenze.
Il taglio e il trasferimento dei finanziamenti ad altre agenzie è stato incredibilmente giustificato dai repubblicani statunitensi con «L’assenza di nuovi eventi catastrofici significativi», smentiti subito da Dorian che, con il suo arrivo, sta terrorizzando la costa est Usa, compresi gli elettori repubblicani.
La portavoce democratica alla Camera, Nancy Pelosi ha definito la decisione «incredibilmente spericolata» e il leader della minoranza democratica del Senato Chuck Schumer ha criticato le priorità della Casa Bianca: <Togliendo questi fondi essenziali per la prevenzione delle catastrofi e per i lavori di ripristino, si minacciano le vite delle persone e si indebolisce la capacità del governo di aiutare gli americani dopo le catastrofi naturali». ONG come Amnesty International hanno definito «scandalose» le decisioni dell’amministrazione Trump.