Nuove disuguaglianze, in Italia solo l’1% dei poveri ha accesso all’aria condizionata
Cmcc: «Il suo impatto sulle bollette è notevole e tende a rafforzare le disuguaglianze tra chi può permettersi di usarla e mantenerla e chi no»
[31 Agosto 2023]
Le lunghe ondate di calore che hanno attraversato l’Italia anche quest’estate hanno riportato in auge l’uso dell’aria condizionata, con tutte le criticità – ambientali e socioeconomiche – che questo si porta dietro.
Come spiega il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, infatti, i consumi energetici «in crescita per il raffrescamento aumentano la povertà energetica e le disuguaglianze tra Paesi e al loro interno».
Secondo le proiezioni di Enrica De Cian, professoressa di Economia all’Università Ca’ Foscari Venezia e research scientist al Cmcc, entro il 2050 almeno l’80% del 10% delle famiglie più ricche del mondo avrà l’aria condizionata, contro il 2%-23% del 10% delle famiglie più povere.
«L’impatto dell’aria condizionata sulle bollette è notevole e tende a rafforzare le disuguaglianze tra chi può permettersi di usarla e mantenerla e chi no», argomenta De Cian in un’intervista a Le Monde, dopo un’intensa attività di ricerca scientifica sul tema.
Già oggi, in Italia il 39% della popolazione ha accesso all’aria condizionata, ma questo vale solo per l’1% di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà. E la situazione rischia di peggiorare.
Come evidenziano gli studi del Cmcc, in uno scenario di intenso riscaldamento globale, già nel 2050 ben 462mila famiglie italiane – per quasi la metà in Sicilia – rischiano di scendere sotto la soglia della povertà energetica legata alla spesa elettrica per il raffrescamento (una famiglia è considerata in condizioni di povertà energetica se la spesa energetica per il riscaldamento e il raffrescamento supera il 10% del proprio reddito o della propria spesa totale).
Al contempo, se l’energia elettrica necessaria al funzionamento dei condizionatori non arriverà da energie rinnovabili (che nel 2022 hanno coperto solo il 31% della domanda elettrica italiana e il 18,5% di quella di energia primaria), il rischio più che concreto è di alimentare un circolo vizioso: usare fonti fossili alimenta il riscaldamento globale, che a sua volta accelera la domanda di raffrescamento.
Che fare, dunque? È urgente accelerare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili, introducendo al contempo un quadro fiscale nazionale a sostegno: «Oltre ai ben noti co-benefici in termini di riduzione dei possibili impatti del cambiamento climatico – osservano nel merito sempre dal Cmcc – l’introduzione di una tassa sul carbonio può ridurre la povertà energetica legata all’elettricità per 88.000 nuclei familiari rispetto al precedente scenario. Politiche di redistribuzione del gettito generato particolarmente progressive potrebbero raggiungere risultati ancora migliori».