Per affrontare il cambiamento climatico bisogna ridurre le disuguaglianze
La promozione di comportamenti rispettosi del clima avrà più successo solo in società più eque dal punto di vista finanziario e lavorativo
[3 Gennaio 2024]
Secondo lo studio “Tackling Inequality is Essential for Behaviour Change for Net Zero”, pubblicato su Nature Climate Change dalla psicologa e zoologa dell’università di Cambridge Charlotte Kukowski e da Emma Garnett del Nuffield Department of primary health care sciences dell’università di Oxford, si evidenzia che «Affrontare la disuguaglianza è fondamentale per spostare il mondo verso il net zero, perché la disuguaglianza limita chi può adottare comportamenti low-carbon».
la Kukowski e la Garnett affermano che «Sono necessari cambiamenti in tutta la società se vogliamo mitigare il cambiamento climatico in modo efficace. Sebbene le persone benestanti abbiano un’impronta di carbonio molto elevata, spesso hanno i mezzi per ridurla più facilmente rispetto a chi ha un reddito più basso. Manca un riconoscimento politico delle barriere che possono rendere difficile per le persone passare a comportamenti più rispettosi del clima. I politici devono fornire pari opportunità per comportamenti low-carbon in tutte le fasce di reddito della società».
Lo studio, finanziato da Schweizerische Nationalfonds e Wellcome, definisce la disuguaglianza in vari modi: in termini di ricchezza e reddito, influenza politica, tempo libero e accesso a opzioni low-carbon come i trasporti pubblici e i sussidi per l’isolamento degli alloggi.
La Kukowsk evidenzia che «E’ sempre più riconosciuto che esiste una disuguaglianza in termini di chi causa il cambiamento climatico e chi ne subisce le conseguenze, ma viene prestata molta meno attenzione agli effetti della disuguaglianza nel modificare i comportamenti per ridurre le emissioni di carbonio. Le persone con redditi più bassi possono essere più limitate nelle cose che possono fare per contribuire a ridurre la loro impronta di carbonio, in termini di costi e tempi associati al fare le cose in modo diverso».
Le ricercatrici hanno scoperto che le disuguaglianze profondamente radicate possono limitare in molti modi la capacità delle persone di passare a comportamenti low-carbon e fanno l’esempio del Regno Unito dove isolare una casa può essere costoso e i sussidi governativi sono generalmente disponibili solo per i proprietari di case; gli affittuari hanno poco controllo sulle case in cui vivono. Il Regno Unito ha un gran numero di case vecchie e scarsamente isolate che richiedono più energia per essere riscaldate rispetto alle case di nuova costruzione. Le ricercatrici chiedono «Programmi governativi adeguati che rendano più fattibile per le persone appartenenti a gruppi a basso reddito ridurre le emissioni di carbonio della propria casa».
Anche le alternative alla carne a base vegetale attualmente tendono ad essere meno convenienti rispetto ai prodotti animali che stanno cercando di sostituire. Ma mangiare più cibi a base vegetale invece di carne e prodotti di derivazione animale è uno dei cambiamenti più efficaci che un individuo può apportare per ridurre la propria impronta di carbonio.
L’acquisto di un’auto elettrica o di una bicicletta elettrica rappresenta un costo iniziale notevole e le persone che non hanno un lavoro a tempo indeterminato spesso non possono beneficiare delle agevolazioni fiscali o dei finanziamenti disponibili attraverso i programmi dei datori di lavoro.
Altre opzioni di trasporto a basse emissioni di carbonio, come l’utilizzo del trasporto pubblico invece dell’auto privata, sono spessi impedite a molti dalla carenza di servizi, in particolare nelle zone rurali.
A volte le opzioni low-carbon sono più costose e questo le rende meno accessibili alle persone con redditi più bassi.
La Garnett riassume: «Se hai più soldi, probabilmente causerai più emissioni di carbonio, ma avrai anche maggiori probabilità di avere una maggiore capacità di cambiare le cose che fai e di ridurre quelle emissioni. Sono urgentemente necessari interventi mirati agli individui high-emitting, ma anche molte aree in cui esistono scelte low-carbon – come cibo e trasporti – necessitano che tutti siano coinvolti».
Le ricercatrici fanno notare che «Le campagne per incoraggiare le persone a passare a comportamenti low-carbon tendono a concentrarsi sul fornire informazioni. Anche se questo è importante per aiutare le persone a comprendere i problemi, possono esserci ancora molti ostacoli all’attuazione dei cambiamenti».
Per questo suggeriscono una serie di interventi politici, «Come la pianificazione urbana che includa piste ciclabili e per autobus e percorsi pedonali, aliquote fiscali progressive sulla ricchezza e sul reddito e opzioni di pasti low-carbon sovvenzionate dai datori di lavoro».