Per i senatori l’Italia non è in emergenza climatica. La Lega negazionista e le promesse mancate del M5S

Dure critiche da Fridays For Future Italia, Tes e LeU. “Giudizio Universale” contro l’inerzia climatica del governo

[6 Giugno 2019]

Dopo il voto sul clima in Senato con il quale la maggioranza Lega – Movimento 5 Stelle ha deciso di continuare a stare nella retroguardia europea, non accettando di dichiarare l’emergenza climatica come hanno già fatto i due governi di centrodestra di Gran Bretagna e Irlanda, il commento più duro arriva forse dai giovani di Fridays For Future Italia che ieri erano a protestare davanti a Palazzo Madama e che scrivono su Facebook: «In Senato, per festeggiare come si deve la Giornata dell’Ambiente , ricordata in tutti i meravigliosi interventi, NON è stata dichiarata Emergenza Climatica. Anzi, sono stati respinti tutti gli emendamenti che promuovevano date e paletti certi alla decarbonizzazione dell’Italia, a favore dei soliti impegni blablabla per l’ambiente. Ottimo. Si vede che nessuno di quelli che ha votato contro ha dei figli. Si vede che nessuno nel governo vive in Italia – dove la T media è aumentata non di +1,1 come la media globale, ma di +1,58°C. Si vede che nessuno di voi penserà di essere ancora vivo nel 2030. Buona giornata dell’Ambiente».

Eppure, poche ore prima i deputati M5S in commissione Ambiente avevano proclamato: «Oggi celebriamo la giornata mondiale dell’Ambiente: tema di quest’anno è l’inquinamento atmosferico, per il quale questo Governo ha firmato, proprio ieri, il Protocollo d’intesa AriaPulita con cui stanzia 400 milioni di euro all’anno, per il triennio 2019-2021. Risorse che andranno a finanziare un programma nazionale di contenimento dell’inquinamento atmosferico, con 400 milioni di euro dei quali quasi la metà per le quattro regioni del bacino padano le più colpite in Europa. Solo in Italia muoiono 90mila persone all’anno per lo smog e tante altre si ammalano, generando un costo sanitario di circa 70 miliardi all’anno. Per il Movimento 5 Stelle il contrasto ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico rappresentano pilastri fondamentali. Sono i fatti a dimostrare che siamo e saremo in prima linea in queste battaglie. In meno di un anno abbiamo aumentato i canoni di concessione alle trivelle, fermato 157 permessi di ricerca di idrocarburi e bloccato 8 nuovi pozzi di petrolio, nonché gli incentivi agli inceneritori, segno concreto del cambio di passo che vogliamo dare al Paese. Stiamo lavorando per convertire l’Italia all’economia circolare, dove i rifiuti diventano una preziosa risorsa. Stiamo combattendo per liberare il mare dalle plastiche e con il Salvamare avremo un nuovo strumento importante per farlo. Tante cose sono state fatte e su molte altre stiamo lavorando».

Poi, in evidente polemica con l’alleato leghista i deputati pentastellati aggiungevano: «Mettiamo in chiaro una cosa: noi siamo per i sì, sì al diritto alla salute, sì ad un Ambiente sano per noi e per i nostri figli. Questo è quello che vogliamo e per cui stiamo lavorando. Tutto si può fare, ma sempre tenendo ben chiaro che la tutela dell’Ambiente non può essere sottovalutata per nulla al mando. Purtroppo la situazione di emergenza ambientale che ereditiamo ci obbliga a prendere decisioni diverse dal passato, che forse possono suonarci scomode, ma la rivoluzione verde che perseguiamo deve passare da questo cambiamento. La nostra visione del futuro è fondata su un progresso economico e sociale che vadano di pari passo con la tutela dell’Ambiente. La riconversione ecologica dell’economia è già in atto grazie a tutti i ministri del Movimento 5 Stelle impegnati a gettare le basi per un’Italia sostenibile, per un futuro più vivibile, meno inquinato e pronto a contrastare i cambiamenti climatici».

Evidentemente il M5S della Camera non ha avvertito quello del Senato se, come denuncia in una nota la presidente del gruppo Misto al Senato, la senatrice di Liberi e Uguali Loredana DePetris, «è gravissimo che nella giornata mondiale dell’Ambiente risuonino nell’aula del Senato discorsi quasi negazionisti, che si accodano alle posizioni più antiscientifiche pur di chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Siamo addirittura alle battute da bar, con senatori che, confondendo meteo e clima, sostengono che non c’è nessun riscaldamento globale dal momento che “a maggio ha fatto freddo”. La realtà, confermata praticamente dall’intera comunità scientifica, è che la principale emergenza del pianeta, la minaccia più prossima e più distruttiva, è rappresentata dai cambiamenti climatici. Per affrontare una situazione già così compromessa non si può più perdere tempo, giocare con le parole, nascondersi dietro posizioni negazioniste e antiscientifiche. Bisogna agire, dichiarare lo stato d’emergenza, assumere decisioni conseguenti e farlo tempestivamente. La maggioranza ha invece deciso di approvare una mozione annacquata, parolaia, del tutto inadeguata, che rifiuta persino la richiesta minima di eliminare i sussidi per le energie fossili. E’ il contrario esatto di quello che sarebbe necessario e urgentissimo fare».

Di fronte a un quadro del genere, nel quale l’annunciata rivoluzione ambientale del M5S è annacquata e spenta dal negazionismo climatico trumpiano/salviniano, sembra una stonatura quanto scrive il ministro dell’ambiente Sergio Costa sulla sua pagina Facebook: «Chi mi conosce sa benissimo una cosa che dico da sempre: l’ambiente non ha colori politici, il figlio di chi è di destra respira la stessa aria di chi è di sinistra». Ieri in Senato ha prevalso la (neo)destra e a dettare la linea climatica del governo è stata la Lega.

Ma lo smussamento degli angoli di Costa – che sorvola sul voto in Senato – non convince per niente Tes – Transizione ecologica solidale, il think tank fondato e presieduto dall’ex ministro dell’Ambiente e della Giustizia Andrea Orlando. Infatti il direttore di Tes Michele Fina sottolinea che «le forze di maggioranza hanno scelto proprio la Giornata Mondiale dell’Ambiente per bocciare la mozione sull’emergenza climatica, che avrebbe permesso di utilizzare 50 miliardi tra contributi europei e fondi nazionali per fronteggiare sia le misure di adattamento che quelle di mitigazione del caos climatico nel nostro Paese. La bocciatura non deve costituire la pietra tombale su questa proposta, che deve essere ripresa e approfondita, diventare patrimonio comune. Si tratta infatti di un tema che dovrebbe andare ben al di là degli equilibrismi politici. La sicurezza climatica riguarda tutti noi, nessuno escluso. Per questo continueremo a operare sia in Parlamento che nelle amministrazioni locali perché si giunga al di là delle constatazioni politiche, a un cambio di direzione in tutti i settori della nostra economia. I soldi, come abbiamo visto, ci sono, occorre spenderli per rilanciare la mobilità low carbon, l’economia circolare, le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica. Continueremo a lavorare per creare una rete di enti locali che vogliono impegnarsi nel contrasto al caos climatico attraverso la diffusione di buone pratiche e promuovendo, da protagonisti, un’attività di sensibilizzazione verso i propri cittadini ma anche verso il Governo e il Parlamento».

I senatori del Governo del cambiamento probabilmente non sanno niente della campagna “Giudizio Universale-Invertiamo il processo, avviata ieri e che precede il deposito, previsto in autunno, della prima causa legale intentata in Italia contro lo Stato per l’inazione di fronte ai cambiamenti climatici.

I promotori spiegano che «si tratta di una campagna promossa da movimenti, associazioni e centinaia di singoli cittadini, nata per preparare il terreno ad un processo senza precedenti in Italia, che ha l’obiettivo di chiedere ai giudici di condannare lo Stato per la violazione del diritto umano al clima, Il  livello della minaccia rappresentata dagli stravolgimenti climatici e la debolezza delle misure messe in atto dagli Stati destano una crescente preoccupazione nell’opinione pubblica, che si organizza attraverso mobilitazioni sempre più intense a livello internazionale».

“Giudizio Universale-Invertiamo il processo” ricorda che «il movimento per la giustizia climatica rappresenta oggi uno dei fenomeni più rilevanti sulla scena internazionale, denunciando senza sosta l’immobilismo dei poteri pubblici nella protezione dei diritti umani connessi al Clima. Da questo punto di vista, l’Italia non fa eccezione. Il nostro Paese ha obiettivi di riduzione delle emissioni scarsamente ambiziosi e non in linea con le raccomandazioni espresse dalla comunità scientifica per centrare l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro la soglia prudenziale dei +1,5 gradi. Serve un deciso cambio di passo per invertire la rotta nei prossimi undici anni, o gli scompensi climatici porteranno enormi aree del pianeta a subire l’impatto sempre più grave e frequente di fenomeni estremi come inondazioni, ondate di caldo, alluvioni e siccità. A soffrirne maggiormente- si legge ancora- saranno le comunità più deboli ed emarginate, ma anche il mondo occidentale è destinato a fare i conti con pesanti perdite economiche e con ricadute sociali, sanitarie e ambientali. Anche in Italia, infatti, si rischia un innalzamento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), che può provocare l’aumento della frequenza degli eventi meteorologici estremi (ondate di calore, siccità, episodi di precipitazioni intense) e una riduzione delle precipitazioni medie annue e dei flussi fluviali».

I promotori della campagna concludono: «Di qui nasce il boom di contenziosi – ad oggi più di mille in tutto il mondo – che vedono la società civile in oltre 25 Paesi portare alla sbarra lo Stato, le imprese o singoli progetti dal forte impatto sul Clima. In Olanda, nel 2015, un migliaio di persone hanno fatto causa allo Stato per le scarse politiche climatiche, vincendo il ricorso in primo e in secondo grado con sentenze di condanna che impongono al governo di rivedere i suoi piani. È giunto il momento di fare lo stesso in Italia. In autunno, il deposito dell’atto di citazione sancirà l’avvio del primo climate case mai intentato nel nostro Paese: la campagna ‘Giudizio Universale’ è patrimonio di tutte le organizzazioni e i movimenti sociali impegnate in questi mesi contro i cambiamenti climatici, e vuole essere un ulteriore strumento di pressione per il nostro governo in vista della prossima Conferenza Mondiale sul clima, in Cile, per fare in modo che la Cop di Santiago non sia l’ennesima occasione sprecata».

Intanto la maggioranza di governo l’occasione l’ha sprecata direttamente in Senato.