Per il Consiglio di Stato il Diesel+ di Eni è davvero “verde”

Nel mentre il Cane a sei zampe continua ad aumentare produzione e ricerca di combustibili fossili, nel primo trimestre di quest’anno utile netto adjusted a 1,58 mld di euro

[24 Aprile 2024]

A quattro anni dalla maxi multa da 5 mln di euro inflitta a Eni dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), poi confermata due anni fa dal Tar del Lazio, il Consiglio di Stato ha ribaltato le carte in tavola.

Il Consiglio di Stato ha infatti integralmente accolto il ricorso di Eni, con una sentenza che reputa infondate le accuse di ‘greenwashing’, secondo le quali Eni avrebbe messo in atto una pratica commerciale scorretta ai danni dei consumatori per la campagna pubblicitaria del carburante Eni

Diesel+, affermando che la miscelazione del 15% di Hvo (acronimo di olio vegetale idrogenato, un biocarburante) al tradizionale combustibile fossile lo renderebbe meno inquinante.

Citando il Consiglio di Stato, Eni rimarca come oggi sia finalmente riconosciuto che “non può dubitarsi, in linea di principio, della legittimità dell’impiego di claim ‘green’ anche in relazione a prodotti (come nel caso di specie un carburante diesel) che sono (e restano) in certa misura inquinanti ma che presentano, rispetto ad altri, un minore impatto sull’ambiente”.

Nel frattempo il cda del Cane a sei zampe ha approvato i risultati consolidati del primo trimestre 2024. Nonostante la flessione dei prezzi del gas naturale (circa -50% rispetto al primo trimestre 2023 al prezzo spot ai principali hub europei), la società a controllo statale ha traguardato un utile netto adjusted per il trimestre pari a 1,58 mld di euro.

Ha influito la crescita della produzione da combustibili fossili – 1,74 mln barili di olio equivalente al giorno (boe/g), +5% rispetto al primo trimestre 2023 –, trainata dall’entrata a regime di nuovi giacimenti e dall’acquisizione di Neptune Energy, incluse le attività in Norvegia acquisite da Vår Energi, dell’entrata a regime del progetto Baleine in Costa d’Avorio e del Mozambico.

Sempre nel primo trimestre 2024 l’attività esplorativa per combustibili fossili ha ottenuto nuovamente «eccellenti risultati» con 435 mln di boe di nuove risorse, grazie alla scoperta di Calao nel blocco CI-205 (Eni 90%) al largo della Costa d’Avorio e all’estensione della scoperta di Cronos nel Blocco 6 operato, al largo di Cipro.

«In data 23 aprile 2024, Eni – aggiungono dalla società – ha raggiunto un accordo per aggregare i propri asset di esplorazione e produzione situati in UK, esclusi quelli situati nell’East Irish Sea e quelli legati ai progetti Ccus, agli asset di Ithaca Energy […] L’operazione permetterà di creare sin da subito un gruppo aggregato più ampio e più solido, con una produzione nel 2024 superiore ai 100.000 boe/g e un potenziale di crescita organica della produzione unrisked fino a 150.000 boe/g a partire dall’inizio del prossimo decennio».

Solo un mese fa Eni aveva confermato di voler aumentare la produzione di gas e petrolio almeno fino al 2027, con buona pace della necessaria riduzione nell’impiego dei combustibili fossili per frenare la crisi climatica in corso.

Secondo l’ultimo bilancio di sostenibilità pubblicato da Eni (dati 2022), considerato l’intero ciclo di vita, le emissioni nette fino allo Scope 3 del Cane a sei zampe ammontano a 419 mln di ton di CO2eq l’anno, più di tutte le emissioni imputabili all’Italia, che ammontano (dati Ispra 2021) 390 mln di CO2 (considerando anche l’apporto Lulucf, ovvero uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura). Una realtà che purtroppo la sentenza del Consiglio di Stato non può cambiare.