Ecco perché l’Oceano Antartico non si è riscaldato
L’acqua antica pre-industrializzazione risale dalle profondità e lo raffredda
[1 Giugno 2016]
Secondo lo studio “Southern Ocean warming delayed by circumpolar upwelling and equatorward transport”, finanziato dalla National Science Foundation e dalla Nasa e pubblicato su Nature Geoscience da un team di ricercatori dell’università di Washington e del Massachusetts Institute of Technology, «Le acque che circondano l’Antartide potrebbero essere uno degli ultimi luoghi di sperimentare il cambiamento climatico indotto dall’uomo». Lo studio rileva che «le correnti oceaniche spiegano perché l’acqua di mare è rimasta più o meno alla stessa temperatura, mentre la maggior parte del resto del pianeta si è riscaldata». Questa risalita di acqua antica e fredda spiega perché la superficie dell’Oceano antartico si è riscaldata solo di 0,02 gradi centigradi per decennio dal 1950, mentre la media mondiale è stata di 0,08°C.
Gli scienziati statunitensi avrebbero quindi risolto un enigma scientifico e un modello incoerente del riscaldamento globale spesso utilizzati dai negazionisti climatici e dicono che «La osservazioni e modelli climatici dimostrano che le correnti uniche intorno all’Antartide attirano continuamente dalla profondità fino alla superficie acqua vecchia di secoli: acqua marina che aveva avuto contatto con l’atmosfera terrestre prima dell’età industriale e che non ha mai sperimentato i combustibili fossili legati ai cambiamenti climatici».
Il principale autore dello studio Kyle Armour, della School of oceanography e Department of atmospheric sciences dell’università di Washington, sottolinea che «Con l’aumento di anidride carbonica ci si aspettava un maggior riscaldamento in entrambi i poli, ma lo abbiamo visto solo in uno dei poli, quindi deve essere in corso qualcos’altro. Abbiamo dimostrato che ci sono ragioni molto semplici e che l’eroe qui sono le correnti oceaniche».
I fortissimi venti occidentali che spazzano l’oceano intorno all’Antartide spingono verso nord le acque di superficie e questo provoca una risalita continua delle acque profonde. L’acqua delll’Oceano meridionale proviene da queste grandi profondità, e da profondità tali che ci vorranno secoli prima che tutta l’acqua che raggiunge la superficie abbia sperimentato il moderno riscaldamento globale. Anche altri luoghi negli oceani, come la costa occidentale delle Americhe e l’equatore, “pompano” acqua di mare fino a centinaia di metri di profondità, ma non ha lo stesso effetto. Armour, spiega che «L’Oceano meridionale è unico perché trasporta l’acqua da diverse migliaia di metri [fino a 2 miglia] L’acqua antica che sta venendo in superficie è davvero profonda, in tutto il continente. C’è molta acqua che arriva in superficie ed è acqua che non vede l’’atmosfera da centinaia di anni».
Infatti, l’acqua profonda che sta emergendo al largo dell’’Antartide era entrata in contatto con l’atmosfera terrestre secoli fa nel Nord Atlantico, poi era affondata e, dopo percorsi tortuosi attraverso gli oceani del mondo, sta riemergendo in Antartide, centinaia o anche migliaia di anni più tardi.
Il ritardo del riscaldamento dell’Oceano Antartico è uno dei fenomeni comunemente preso in considerazione dai modelli climatici globali ,ma fino ad ora il “colpevole” era stato – a quanto pare erroneamente – identificato nello sprofondamento dell’acqua “calda” superficiale verso il basso. Per tracciar il percorso fatto dal calore oceanico “scomparso”, lo studio ha utilizzato i dati provenienti dalle boe dl progetto Argo e altri strumenti e Armour, aggiunge: «La vecchia idea era che il caldo che si raccoglie in superficie sarebbe solo stato “miscelato” verso il basso e che questo sarebbe il motivo per il riscaldamento lento. Ma le osservazioni dimostrano che il caldo viene effettivamente portato via dall’Antartide, verso nord, lungo la superficie».
Nell’Atlantico, il flusso verso nord sulla superficie oceanica si fa strada fino a raggiungere l’Artico e lo studio ha utilizzato falsi colori in simulazioni per dimostrare che l’acqua di mare che ha sperimentato il maggior cambiamento climatico tende a raggrupparsi attorno al Polo Nord. Questo è un altro motivo per cui l’oceano e il ghiaccio marino dell’Artico stanno sopportando il peso del riscaldamento globale, mentre gran parte dell’Antartide ne sembra quasi immune.
«Gli oceani stanno agendo per rafforzare il riscaldamento nell’Artico, mentre smorzano il riscaldamento intorno all’Antartide – ha detto a Armour – Non si può confrontare direttamente il riscaldamento ai poli, perché sono al culmine di circolazioni oceaniche molto diverse». Non si sa se le acque fredde possono ritardare lo scioglimento dell’enorme calotta glaciale terrestre dell’Antartide e la principale preoccupazione riguarda proprio questo continente che potrebbe far considerevolmente aumentare il livello mondiale degli oceani. Colin Summerhayes dello Scott Polar Research Institute, che non ha partecipato allo studio, ha evidenziato che «Anche un leggero riscaldamento delle acque di 1° C sarebbe una cattiva notizia per le calotte glaciali intorno all’Antartide. Anche l’acqua che si raffredda è sufficientemente calda da far sciogliere il ghiaccio alla base delle calotte glaciali».
Lo studio è molto importante perché sapere dove va a finire il calore in più intrappolato dai gas serra e individuare il motivo per cui i poli si stanno riscaldando a ritmi diversi, contribuirà a prevedere meglio le temperature in futuro.
Armour conclude: «Quando sentiamo il termine “riscaldamento globale”, pensiamo al riscaldamento in tutto il mondo alla stessa velocità. Ci stiamo spostando lontano da questa idea di riscaldamento globale e più verso l’idea di modelli regionali del riscaldamento, che sono fortemente modellati dalle correnti oceaniche».