Il pericolo viene dall’Antartide: il mare sommergerà coste e città più velocemente del previsto
Il livello del mare salirà di un metro entro il 2100 e di 3,6 m e più nel prossimo secolo
[1 Aprile 2016]
Da una cinquantina di anni gli scienziati guardano alla calotta glaciale dell’Antardide Occidentale come ad un spada di Damocle che pende sul destino della civiltà umana, legata ad un filo che si assottiglia mentre aumenta il riscaldamento globale. Ora lo studio “Contribution of Antarctica to past and future sea-level rise” pubblicato online su Nature dice che il livello del mare potrebbe salire di oltre 15 metri entro il 2.500, molto in termini di durata della vita umana, un soffio per i tempi geologici. Ma l’inizio del disastro potrebbe essere imminente.
Infatti, se le emissioni di gas serra continueranno a crescere, nei prossimi decenni si potrebbe innescare un collasso inarrestabile del ghiaccio dell’Antartide e il mare salirebbe di oltre un metro entro il 2100 e di 3m,6 metri e più entro il prossimo secolo, sommergendo città come Venezia, New York, Miami, New Orleans, Shanghai, Hong Kong e Sidney.
Uno degli autori dello studio, Rob DeConto, un geologo dell’università del Massachusetts-Amherst, spiega su Nature che «Questa è letteralmente una rimappatura di come il pianeta appare dallo spazio. La buona notizia, è che si prevede poco o nessun aumento del livello del mare provocato dallo scioglimento dell’Antartico se le emissioni di gas serra saranno ridotte abbastanza rapidamente da limitare l’aumento medio della temperatura globale di circa 2° C».
Nature sottolinea che questi risultati vanno ad aggiungersi ad un crescente mole di ricerche scientifiche che suggeriscono che il ghiaccio antartico è molto meno stabile di quanto si pensasse e ricorda che nel suo rapporto 2013 l’Intergovernmental Panel on Climate Change prevedeva che lo scioglimento dei ghiacci antartici contribuirebbe per pochi centimetri all’innalzamento del livello del mare entro il 2100. Ma, gli scienziati stanno comprendendo sempre meglio come l’oceano e l’atmosfera influenzano le dinamiche della calotta glaciale e le loro proiezioni sul futuro del continente ghiacciato dimostrano una velocità di fusione impressionante.
DeConto e l’atro autore dello studio, il paleoclimatologo della Pennsylvania State University David Pollard, hanno sviluppato un modello climatico che rappresenta la perdita di ghiaccio causata dal riscaldamento delle correnti oceaniche, che possono erodere dal basso la calotta glaciale, e dall’aumento delle temperature atmosferiche che sciolgono la calotta dall’alto. I laghi prodotti dal disgelo che si formano sulla superficie del ghiaccio spesso defluisco attraverso i crepacci nel ghiaccio e anche questo può innescare una reazione a catena che spezza gli strati di ghiaccio e porta al collasso di intere arre, creando giganteschi iceberg.
Essi hanno scoperto che, includendo tutti questi processi, che potrebbero meglio simulare i tasti di periodi geologici che hanno a lungo perplesso scienziati. Prima che l’ultima era glaciale iniziato 130,000-115,000 anni fa, per esempio, il livello dei mari erano più alti 6-9 metri rispetto ad oggi – ancora i livelli atmosferici di anidride carbonica sono stati inferiori di circa il 30%. E 3 milioni di anni fa, quando co 2 livelli più o meno eguagliati oggi, gli oceani potrebbero essere stati più alto 10-30 metri.
DeConto e Pollard hanno messo insieme la fisica dello scioglimento del ghiaccio provocata dal riscaldamento atmosferico e il collasso della banchisa, alla fine hanno testato il loro modello simulando le condizioni del passato e poi lo hanno utilizzato per proiettare il futuro innalzamento del livello del mare. E’ così che hanno scoperto che, con il passare del tempo, il riscaldamento atmosferico diventerebbe il principale motore della perdita di ghiaccio.
Per DeConto,«I nuovi risultati del modello sottolineano la scelta che l’umanità si trova ad affrontare». Se i suoi calcoli e quelli di Pollard sono giusti, questo processo di veloce disgregazione della banchisa antartica, seguito dal crollo del fronte della calotta interna, quando si innescherà, sarà quasi impossibile da fermare. «Una volta che l’oceano si sarà riscaldato – conclude DeConto – il ghiaccio non sarà in grado di recuperare fino a quando gli oceani non si raffredderanno di nuovo, un processo che potrebbe richiedere migliaia di anni. E’ un impegno davvero a lungo termine».