Rapporto Fao: guerre e cambiamenti climatici aggravano l’insicurezza alimentare nel mondo
41 Paesi hanno bisogno di assistenza alimentare e la peste suina africana minaccia la sicurezza alimentare di moltissime persone
[5 Luglio 2019]
Secondo il rapporto “Crop Prospects and Food Situation” pubblicato dalla Fao, «I conflitti in atto e le condizioni di tempo asciutto restano le cause principali degli elevati livelli di insicurezza alimentare grave, che impediscono a milioni di persone la disponibilità e l’accesso al cibo».
La situazione risulta invariata rispetto al 2019 e continuano ad avere bisogno di assistenza alimentare esterna 41 Paesi, 31 dei quali sono africani: Afghanistan, Bangladesh, Burkina Faso, Burundi, Capo Verde, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Congo, Repubblica Popolare Democratica di Corea, Repubblica Democratica del Congo, Gibuti, Eritrea, Eswatini, Etiopia, Guinea, Haiti, Iraq, Kenya, Lesotho, Liberia, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambico, Myanmar, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Sierra Leone, Siria, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Uganda, Venezuela, Yemen e Zimbabwe.
La Fao sottolinea che in Africa «I danni causati dai cicloni e dalle scarse precipitazioni nel 2019 hanno causato notevoli insufficienze nella produzione agricola in Africa meridionale, con conseguente forte aumento del fabbisogno di importazioni di cereali. Nello Zimbabwe e nello Zambia i raccolti sono diminuiti per il secondo anno consecutivo, mentre gli Stati confinanti hanno registrato riduzione della produzione causata da condizioni meteorologiche avverse, tra cui i cicloni che hanno colpito il Mozambico. Nel 2019 è previsto un notevole peggioramento dell’insicurezza alimentare nello Zimbabwe, aggravata dai forti picchi dei prezzi degli alimenti di base e dalla crisi economica. All’inizio del 2019 circa 3 milioni di persone erano già considerate in stato di insicurezza alimentare. La grave siccità in Africa orientale ha avuto un impatto negativo sulla prima stagione di raccolti, comportando il degrado dei pascoli. Il rapporto indica che nel 2019 i principali cali di produzione cerealicola rispetto all’anno precedente, in termini relativi, sono attesi in Kenya, Somalia e Sudan, dove si prevedono raccolti inferiori alla media».
Per quanto riguarda la situazione in Asia (escluso il Medio Oriente) la situazione più critica sembra quella della Corea del nord dove «è prevista una produzione di grano e orzo al di sotto della media 2018/19 e si teme per le principali colture del 2019, che verranno raccolte a ottobre, a causa delle ridotte precipitazioni e della scarsa disponibilità di acqua per l’irrigazione. Secondo la recente Missione di valutazione rapida della sicurezza alimentare Fao/Wfp, oltre 10 milioni di persone, pari al 40% della popolazione totale, sono tuttora in stato di insicurezza alimentare e hanno urgente bisogno di assistenza alimentare.
I Medio Oriente, le condizioni meteorologiche sono state generalmente favorevoli alle colture, ma la FAo denuncia che «I conflitti in corso in Siria e nello Yemen continuano a ostacolare gravemente le attività agricole, riducendo la disponibilità di input agricoli e causando un aumentando dei costi di produzione. Nel periodo compreso tra dicembre 2018 e gennaio 2019, nello Yemen circa 15,9 milioni di persone – pari al 53% della popolazione – sono state colpite da una grave crisi di insicurezza alimentare acuta (fasi IPC 3 e superiori)».
In diversi Stati dell’Africa, tra cui la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, la situazione della sicurezza alimentare è disperata e, secondo il rapporto, questo è dovuto al «persistere di conflitti e instabilità. Nel Sud Sudan, in particolare, nel periodo maggio-luglio 2019 il numero di persone in stato di grave insicurezza alimentare è stato stimato in quasi 7 milioni – pari al 60% della popolazione».
Eppure nel mondo il cibo è – per ora – abbondante e le previsioni per i raccolti 2019 in America Latina ed Europa sono positive: «Si prevede che nel 2019 la produzione cerealicola in America Latina e Caraibi raggiungerà il livello record di 274 milioni di tonnellate – si legge nel rapporto – Questo aumento riflette principalmente la forte ripresa della produzione di mais in Sud America, in larga misura conseguente all’incremento delle piantagioni e agli ottimi raccolti. La produzione di grano del 2019 si appresta a una ripresa nell’Unione Europea, nella Federazione Russa e in Ucraina, prevalentemente grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli e all’incremento delle piantagioni».
Il rapporto include un’analisi sulla peste suina africana (ASF) – una malattia infettiva che colpisce maiali domestici e cinghiali – che «si sta diffondendo in Asia orientale e sudorientale, minacciando i mezzi di sostentamento e la sicurezza alimentare di milioni di persone che dipendono dalla suinicoltura. A metà giugno la malattia è stata segnalata in 32 su 34 distretti amministrativi in Cina e oltre 1,1 milioni di suini sono morti o sono stati abbattuti.La malattia è stata inoltre segnalata in Vietnam, Cambogia, Mongolia, nella Repubblica Popolare Democratica di Corea e nella Repubblica Popolare Democratica del Laos, colpendo milioni di maiali».
Il rapporto Fao spiega che «Uno dei fattori principali dell’epidemia è la struttura artigianale di gran parte del settore suinicolo in questa subregione. Ciò impedisce l’implementazione delle norme di biosicurezza, un’importante misura di controllo che può contribuire ad arrestare il diffondersi della malattia. Il commercio interregionale di prodotti a base di carne suina, che possono essere contaminati, ha ulteriormente contribuito all’elevata incidenza della stessa. Di conseguenza gli esperti zoosanitari ritengono che inevitabilmente la malattia si diffonderà oltremodo nei prossimi mesi. Ciò desta preoccupazioni per il sostentamento e la sicurezza alimentare dei vulnerabili agricoltori di sussistenza, in quanto sono privi delle competenze e delle risorse economiche per proteggere i loro allevamenti. Questi paesi hanno già segnalato che le perdite di animali hanno causato riduzioni nei redditi degli agricoltori. Il calo della produzione di carne suina e l’esaurimento delle scorte surgelate dovrebbero inoltre comportare l’impennata dei prezzi, mettendo a dura prova la sicurezza alimentare delle popolazioni più vulnerabili».