Rotte marittime internazionali: gli inaspettati risultati dello scioglimento del ghiaccio marino artico
Si libereranno altre rotte “più ecologiche” che permetterebbero di aggirare la Russia.
[23 Giugno 2022]
Secondo uno studio, lo scioglimento del ghiaccio nell’Oceano Artico potrebbe creare nuove rotte commerciali nelle acque internazionali, riducendo l’impronta di carbonio dell’industria marittima e indebolendo il controllo della Russia sulle rotte commerciali attraverso l’Artico.
Con il cambiamento climatico che sta riscaldando rapidamente gli oceani del mondo, il futuro dell’Oceano Artico appare cupo. I modelli climatici mostrano che parti dell’Artico che una volta erano ricoperte di ghiaccio tutto l’anno si stanno riscaldando così rapidamente che entro appena 20 anni saranno prive di ghiaccio per mesi e mesi. Il cambiamento climatico dell’Artico metterà in pericolo innumerevoli specie che prosperano a temperature sotto lo zero e a rischio infrastrutture civili ed energetiche. Ma Vladimir Putin non ha mai fatto mistero di contare sul riscaldamento dell’Artico per accedere a risorse petrolifere e gasiere prima inarrivabili e, grazie allo scioglimento dei ghiacci marini, per sfruttare rotte commerciali marittime più brevi tra nord Europa e Asia. Ma oro emerge che il presidente russo potrebbe aver fatto male i suoi conti, visto che lo scioglimento dei ghiacci marini potrebbe liberare altre rotte “più ecologiche” che permetterebbero di aggirare la Russia.
A dirlo è il nuovo studio “The interaction of ice and law in Arctic marine accessibility”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) dai climatologi Amanda Lynch e Xueke Li della Brown University e da Charles Norchi, direttore dell’University of Maine School of Law, che prevede come lo scioglimento del ghiaccio nell’Oceano Artico potrebbe influenzare la regolamentazione delle rotte marittime nei prossimi decenni e secondo i ricercatori statunitensi «Entro il 2065 la navigabilità dell’Artico aumenterà così tanto da poter creare nuove rotte commerciali nelle acque internazionali, non solo riducendo l’impronta di carbonio del settore marittimo, ma anche indebolendo il controllo russo sul commercio nell’Artico».
La Lynch, che insegna scienze planetarie e ambientali alla Brown, evidenzia che «Non c’è scenario in cui lo scioglimento del ghiaccio nell’Artico sia una buona notizia. Ma la sfortunata realtà è che il ghiaccio si sta già ritirando, queste rotte si stanno aprendo e dobbiamo iniziare a pensare in modo critico alle implicazioni legali, ambientali e geopolitiche».
La Lynch, che studia i cambiamenti climatici nell’Artico da quasi 30 anni, ha lavorato con Xueke Li, un ricercatore post-dottorato dell’Institute at Brown for environment and society , per modellare 4 scenari di navigazione basati su 4 probabili risultati delle azioni globali per fermare il cambiamento climatico nei prossimi anni. Le loro proiezioni hanno dimostrato che, «A meno che i leader globali non limitino con successo il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius nei prossimi 43 anni, il cambiamento climatico aprirà probabilmente diverse nuove rotte attraverso le acque internazionali entro la metà di questo secolo».
Secondo Norchi, direttore del Center for Oceans and Coastal Law del Maine Law e visiting scholar al Watson Institute for International and Public Affairs della Brown «Tali cambiamenti potrebbero avere importanti implicazioni per il commercio mondiale e politica globale».
Norchi ha spiegato che «Dal 1982 la United Nations Convention on the Law of the Sea ha conferito agli Stati costieri artici un’autorità rafforzata sulle rotte marittime primarie. L’articolo 234 della Convenzione stabilisce che in nome della “prevenzione, riduzione e controllo dell’inquinamento marino provocato dalle navi”, i Paesi le cui coste sono vicine alle rotte marittime artiche hanno l’autorità di regolare il traffico marittimo della rotta, purché l’area rimanga ghiacciata, coperta per la maggior parte dell’anno. Per decenni la Russia ha utilizzato l’articolo 234 per i propri interessi economici e geopolitici. Una legge russa richiede che tutte le navi che passano attraverso la rotta del Mare del Nord siano pilotate da russi. Il Paese richiede inoltre che le navi di passaggio paghino pedaggi e forniscano un preavviso dei loro piani per utilizzare la rotta. La pesante regolamentazione è uno dei tanti motivi per cui le principali compagnie di navigazione spesso aggirano le pesanti normative e i costi elevati della rotta e utilizzano invece i canali di Suez e Panama, rotte commerciali più lunghe, ma più economiche e più facili. Ma mentre il ghiaccio vicino alla costa settentrionale della Russia inizia a sciogliersi, così sarà anche per la presa del Paese sulla navigazione attraverso l’Oceano Artico. Sono sicuro che i russi continueranno a invocare l’articolo 234, che cercheranno di sostenere con la loro forza. Ma saranno contestati dalla comunità internazionale, perché l’articolo 234 cesserà di essere applicabile se non ci sarà un’area coperta di ghiaccio per la maggior parte dell’anno. Non solo, ma con lo scioglimento dei ghiacci, il trasporto marittimo si sposterà fuori dalle acque territoriali russe e verso le acque internazionali. Se ciò accadrà, la Russia non potrà fare molto, perché il risultato è guidato dal cambiamento climatico e dall’economia marittima».
La Lynch ricorda che «Studi precedenti hanno dimostrato che le rotte artiche sono dal 30% al 50% più corte delle rotte del Canale di Suez e del Canale di Panama, con tempi di transito ridotti di circa 14 – 20 giorni. Ciò significa che se le acque artiche internazionali si scaldano abbastanza da aprire nuove rotte, le compagnie di navigazione potrebbero ridurre le loro emissioni di gas serra di circa il 24%, risparmiando anche tempo e denaro. Queste potenziali nuove rotte artiche sono una cosa utile da prendere in considerazione se ci si ricorda quando la nave Ever Given rimase bloccata nel Canale di Suez, bloccando un’importante rotta marittima per diverse settimane. La diversificazione delle rotte commerciali, soprattutto considerando le nuove rotte che non possono essere bloccate, perché non sono canali, conferisce all’infrastruttura marittima globale molta più resilienza. Ed è meglio fare domande sul futuro dello shipping adesso piuttosto che dopo, visto quanto tempo ci vuole per stabilire le leggi internazionali. Per mettere tutto nel giusto contesto, ci sono voluti 10 anni prima che i governi mondiali negoziassero la Convenzione sul diritto del mare».
I ricercatori sperano che lo studio contribuisca ad avviare colloqui sul futuro commerciale dell’Artico e a ulteriori studi che possano aiutare i leader mondiali a prendere decisioni informate sulla protezione del clima terrestre dai danni futuri.
La Lynch conclude; «Segnalare ora questi cambiamenti in arrivo potrebbe aiutare a impedire che emergano come una crisi che deve essere risolta rapidamente, cosa che quasi mai si risolve bene. Realizzare accordi internazionali con un po’ di previdenza e deliberazione è sicuramente un modo migliore per procedere»