Appello al governo italiano prossimo presidente di turno del G7
Save the Children: l’accordo Cop28 contribuirà a proteggere i diritti dei bambini, ma è necessario fare di più per una transizione giusta
Azione contro la Fame: passi avanti ancora insufficienti per mezzi di sussistenza e giustizia climatica
[14 Dicembre 2023]
Commentando i risultati della COP28 Unfccc conclusasi ieri a Dubai, Save the Children, «L’accordo che sancisce la “transizione dai combustibili fossili” va nella giusta direzione, ma è ben lontano dalla rapida eliminazione dei combustibili fossili necessaria per garantire una giusta transizione per i bambini a livello globale. Il tempo delle mezze misure è finito». Gli ultimi dati di Save the Children mostrano un quadro drammatico: Nel 2022 gli eventi climatici estremi hanno spinto più di 27 milioni di bambini alla fame, con un aumento del 135% rispetto al 2021,
La produzione e la combustione di combustibili fossili sono i maggiori responsabili del cambiamento climatico e per questo Save the Children ha sperato in azioni più incisive durante la COP28 e ha esortato i leader mondiali a «Intensificare le azioni e le ambizioni nazionali per garantire un futuro sicuro e sostenibile alle bambine e ai bambini, a partire dai Paesi ad alto reddito e dagli emettitori storicamente maggiormente responsabili. Senza un fronte unificato contro la crisi climatica, questi numeri sono destinati ad aumentare, gettando ombre sulla vita dei bambini oggi e in futuro».
L’Organizzazione per i diritti dell’infanzia evidenzia che «L’adozione del Fondo per le perdite e i danni per sostenere i Paesi a basso e medio reddito che subiscono perdite e danni causati dal cambiamento climatico è stata concordata il primo giorno del vertice delle Nazioni Unite sul clima, ma è necessario fare di più per mobilitare risorse urgentemente – in questo senso abbiamo apprezzato l’impegno dell’Italia a stanziare 100 milioni di euro per questo fondo – e per garantire che il Fondo protegga i bambini di oggi e di domani».
Intervenendo alla COP28, Michael, un 15enne del Malawi, ha raccontato che «Nel mio Paese molte persone, compresa mia madre, non possono permettersi di acquistare il biogas per cucinare. Quindi, dobbiamo affidarci al carbone e alla legna da ardere. Se vogliamo che Paesi come il Malawi passino al biogas, dovrebbero essere sostenuti con risorse per diminuirne il costo» e la sua connazionale e coetanea Faith, ha aggiunto che «I bambini delle comunità colpite dai cicloni dovrebbero essere sostenuti meglio, con fondi per promuovere scuole più sicure e resilienti, in grado di adattarsi agli impatti climatici».
Ma Save the Children fa notare che «L’importanza dell’accesso ai finanziamenti per il clima da parte delle comunità locali così come l’inclusione del rispetto dei diritti umani sono drammaticamente marginali nel nuovo accordo. Anche le promesse di finanziamenti per il clima sono state tristemente insufficienti alla COP28. I Paesi ricchi e quelli storicamente maggiormente responsabili delle emissioni devono urgentemente fare da apripista per fornire le enormi somme necessarie in finanza climatica per sostenere i bambini e le comunità locali nei Paesi a basso e medio reddito ad adattarsi ai cambiamenti climatici».
I bambini sono raramente invitati ai negoziati sul clima, ma la COP Unfccc di quest’anno ha visto un aumento positivo della partecipazione dei minori, con almeno 40 bambini accreditati nella “zona blu”, l’area che ospitava i negoziati formali. Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare per garantire che la COP sia uno spazio sicuro, significativo e accessibile per i bambini e dove la 13enne sud-sudanese Naomi ha raccontato: «Sono venuta alla COP28 per rappresentare la voce dei senza voce, i bambini del mio Paese. Il cambiamento climatico sta colpendo duramente i bambini del Sud Sudan. Sta causando inondazioni in diverse aree e i bambini devono spostarsi da un luogo all’altro, perdendo il diritto alla protezione e all’istruzione. Ecco come il cambiamento climatico sta annullando i progressi compiuti e impedendo lo sviluppo del nostro Paese. Abbiamo bisogno di una forte azione climatica adesso».
Save the Children accoglie positivamente l’inclusione di un dialogo tra esperti sugli effetti sproporzionati del cambiamento climatico sui bambini, che assicura loro finalmente uno spazio nell’agenda della COP e spera che «Questo sia solo il primo passo verso un processo COP che dia priorità ai diritti, ai bisogni, alle voci e all’equità dei bambini».
Inger Ashing, direttrice generale di Save the Children International. ha commentato: «L’accordo che sancisce la transizione dai combustibili fossili può essere solo un punto di partenza per proteggere le bambine e i bambini che continuano a sopportare il peso della crisi climatica, una crisi che non è opera loro. Anno dopo anno, bambini come Naomi, Faith e Michael raccontano l’impatto della crisi climatica sulle loro vite. Immaginate un mondo in cui la vostra casa, la vostra scuola e i mezzi di sussistenza della vostra famiglia vengono spazzati via. È una dura realtà che i bambini in prima linea a causa della crisi climatica stanno affrontando oggi. E’ giunto il momento di stare dalla parte dei più piccoli e di porre la loro voce al centro di ogni aspetto dei processi decisionali e finanziari per il clima. I governi di tutto il mondo devono prendere a cuore questa decisione e accelerare verso un futuro più verde, più sicuro e più sostenibile per i nostri figli. Dobbiamo agire ora, la vita dei nostri bambini dipende da questo».
Un’altra ONG internazionale, Azione contro la Fame, ha ricordato che «Agire sulla crisi climatica significa anche contribuire ad invertire la rotta di una crisi alimentare globale che vede 783 milioni di persone lottare contro la fame ogni giorno. La COP28 è stata un’occasione di assumere impegni concreti, che potessero – direttamente o indirettamente – contribuire a contrastare fame e malnutrizione nel mondo. Vale la pena chiedersi se, dopo due settimane trascorse tra negoziazioni e colpi di scena, questa occasione sia stata effettivamente colta».
Per il direttore di Azione contro la Fame Simone Garroni, «Nonostante i passi avanti compiuti a Dubai verso l’abbandono dell’uso dei combustibili fossili e verso una giustizia climatica a sostegno dei Paesi più colpiti da una crisi che non hanno contribuito a causare, i risultati di questa COP sono ancora insufficienti. Accogliamo con favore i progressi fatti ma questi non bastano per fermare il riscaldamento climatico, né per garantire il diritto al cibo per le popolazioni più vulnerabili, non supportate da un’adeguata finanza climatica da parte dei Paesi responsabili dell’inquinamento globale».
Le dichiarazioni adottate dai Capi di Stato sull’alimentazione e l’agricoltura, su clima e salute, e su soccorso, ripresa e pace hanno affrontato alcuni degli argomenti chiave inclusi nelle richieste avanzate da Azione contro la Fame nella lettera appello al Governo italiano in vista della COP28, tra cui un maggior accesso ai finanziamenti climatici da parte delle comunità colpite, una transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili, e la garanzia di accesso ad acqua pulita e servizi igienico sanitari. Ma Garroni fa notare che «Queste dichiarazioni non sono vincolanti, quindi non impongono obblighi agli Stati, e non introducono nuovi obiettivi più ambiziosi di quelli già annunciati in precedenza. Non sono quindi sufficienti per affrontare gli impatti devastanti della crisi climatica sulla sicurezza alimentare e nutrizionale di milioni di persone. E’ necessario dare nuovo impulso al percorso negoziale sull’agricoltura avviato dalle precedenti COP, per rendere concreta una trasformazione equa e sostenibile dei sistemi agroalimentari, ascoltando le voci di coloro che sono colpiti dalla fame e dall’insicurezza alimentare ed attingendo ad approcci inclusivi e trasformativi come l’agroecologia».
Secondo Azione contro la Fame sono insufficienti anche i finanziamenti promessi per il Fondo per le perdite e danni, incluso l’impegno preso dal Governo italiano di contribuire al Fondo con 100 milioni di euro, «Senza dimenticare che i leader dei Paesi del Nord globale dovranno garantire che vengano affrontati i problemi legati alla gestione di questo Fondo da parte della Banca Mondiale, e che le comunità colpite possano accedere direttamente ai finanziamenti».
Di fronte ai risultati di una COP28 che considera non all’altezza delle aspettative, e in vista della Presidenza italiana del G7 a partire da gennaio 2024, Azione contro la Fame rinnova il suo appello al Governo italiano, sostenuto da più di 2.000 firmatari, chiedendo di: promuovere azioni urgenti per un maggiore e più efficace utilizzo dei finanziamenti climatici; una transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili; la realizzazione del diritto di tutte le persone all’acqua.
Garroni conclude: «E’ in gioco la vita di milioni di persone: si tratta di preservare i mezzi di sussistenza e la resilienza delle comunità più colpite e vulnerabili, alle quali è nostra responsabilità assicurare giustizia climatica e, in ultima istanza, garantire il diritto a una vita libera dalla fame».