Lo scandalo dei sussidi alle fonti fossili: in Italia nel 2014 spesi 17,5 miliardi di euro pubblici
[15 Dicembre 2014]
La Conferenza delle parti dell’Unfccc a Lima non si è certo conclusa come speravano gli ambientalisti, ma Legambiente non molla la presa e rilancia con il dossier Stop sussidi alle fonti fossili presentato proprio mentre si svolgevano le ultime convulse trattative alla Cop20 di Lima.
Il rapporto mette in fila sussidi e esenzioni al trasporto, sussidi diretti alle centrali da fonti fossili, sconti e esenzioni per le imprese energivore, finanziamenti per strade e autostrade, sussidi alle trivellazioni, «Per una spesa pubblica, di cui non si fa parola nel dibattito politico italiano, stimata da Legambiente in 17,5 miliardi di euro nel 2014». Eppure gli ambientalisti mettono nero su bianco «Le principali voci di sussidi alle fonti fossili nel nostro paese, con tanto di importi e riferimenti di legge, per evitare che, in Italia, si continui a negarne l’esistenza» e denunciano che «Nel documento di Strategia Energetica Nazionale approvato nel 2013, il tema dei sussidi alle fonti fossili addirittura non compare. Ed è n silenzio inaccettabile perché l’argomento merita invece trasparenza da parte del governo, dell’Autorità per l’energia e della neonata Autorità dei trasporti».
Il rapporto disegna il quadro dei sussidi alle fonti fossili in Italia: Autotrasporto: 1.582 milioni in esoneri delle accise, 250 in sussidi per il settore, nel 2014. Trasporto aereo, marittimo, altro: 4 miliardi di euro nel 2014 in esoneri dalle accise. Centrali da fonti fossili (Cip6): 2.099 milioni nel 2013, tra il 2001 e il 2013 42.310 milioni di euro. Centrale a carbone nel Sulcis: Quando pronta beneficerà di 63 milioni di euro l’anno per 20 anni. Centrali nelle isole minori: 80 milioni di euro nel 2013, 630 nel periodo 2000-2013. Esenzioni imprese energivore: 1.660 milioni nel 2014, 8.090 tra il 2000 e il 2013. Rigassificatore di Livorno: Stima di 70-90 milioni di euro all’anno. RIU impianti da fonti fossili: Secondo Conti Ex Ad Enel pari a 2 miliardi di euro l’anno. Strade e autostrade: 4.150 milioni nel 2014.Trivellazioni: 1.900 milioni nel 2013 da royalties inferiori ad altri Paesi.
Il presidente nazionale del Cigno Verde, Vittorio Cogliati Dezza, sottolinea che «E’ inaccettabile che nel nostro paese la contabilità dei sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili non esista e che vi sia una censura su questi numeri da parte del governo e dell’Autorità per l’energia, che in questi anni hanno avuto ben altro atteggiamento nei confronti degli incentivi alle fonti rinnovabili. Persino nei report internazionali la nostra situazione viene rappresentata come quella di un paese che ignora i dati o li censura».
Anche in vista dell’accordo sulla lotta al riscaldamento globale che i Paesi del mondo dovrebbero firmare nel 2015 a Parigi, Cogliati Dezza chiede al governo Renzi «un’operazione di trasparenza e poi di avere il coraggio e la lungimiranza di mettersi a capo di una coalizione internazionale per cancellare questi sussidi. Decidere di annullarli rappresenta una straordinaria occasione sia per dimostrare che si vuole sul serio fare della green economy la strada maestra per uscire dalla crisi che per far giocare all’Europa un ruolo da protagonista nell’impegno contro i cambiamenti climatici».
Legambiente ricorda cosa ha detto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, alla Cop20 di Lima: «Esiste ancora una possibilità di restare al di sotto della soglia dei 2 gradi di aumento della temperatura. Abbiamo un anno per esercitare la nostra azione collettiva ed essere all’altezza delle nostre responsabilità di fronte al cambiamento climatico». Nonostante il flop della Cop20 Unfccc l’appello di Ban riguarda secondo Legambiente «Una scelta indispensabile per fermare i cambiamenti climatici è quella di eliminare tutti i sussidi per le fonti fossili. Perché la combustione delle fonti fossili è la causa principale dei cambiamenti del clima ed è semplicemente assurdo che beneficino di sussidi l’estrazione e il consumo di petrolio, carbone, gas quando oggi le fonti rinnovabili sono una concreta e sempre più conveniente alternativa».
Il dossier sottolinea che «Per un Paese importatore di fonti fossili come l’Italia, poi, questi sussidi sono ancora più assurdi. La spesa nazionale per l’approvvigionamento di energia dall’estero, costituita dal saldo fra l’esborso per le importazioni e gli introiti derivanti dalle esportazioni, nel 2013 è stata pari a 55,8 miliardi di euro (era di 64,8 miliardi nel 2012 e 62,7 nel 2011). Risorse pubbliche tali da meritare di entrare pienamente nel dibattito affinché si possano riorientare verso interventi realmente utili, capaci di contribuire alla sicurezza del territorio con interventi di adattamento ai cambiamenti climatici e di aiutare le famiglie attraverso l’efficienza energetica. Invertendo un trend che ha visto la spesa annua delle famiglie per l’elettricità passare dal 2003 a oggi da 338 a 521 euro, con un aumento quasi del 54%. In particolare, è lievitata la voce legata al prezzo delle fonti fossili, passata da 106,6 euro a 293,96. Negli ultimi due anni, però, tutta l’attenzione mediatica e politica si è concentrata sul peso crescente della componente legata agli incentivi alle rinnovabili. Fonti energetiche che – contrariamente a quelle fossili che inquinano l’aria, danneggiano la salute e sono la principale causa dei cambiamenti climatici – contribuiscono a ridurre i gas serra e stanno dando prova di funzionare davvero, visto che nei primi 10 mesi del 2014, con 87 TWh generati, hanno garantito in Italia il 34% della domanda dei consumi elettrici e raggiunto il 39% della produzione netta».
Tutti i principali network ambientalisti chiedono di abolire i sussidi alle fonti fossili. chiedono e di accelerare sulla decarbonizzazione delle economie. Fatih Birol, il capo economista dell’International Energy Agency (Iea) ha detto che «La cancellazione dei sussidi alle fonti fossili potrebbe garantire metà degli obiettivi di riduzione dei gas serra necessaria a contenere l’aumento di temperatura globale di 2°C: un taglio di 750 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 (5,8%) al 2020». Invece sono le fonti fossili che continuano a ricevere foti sussidi, 5 volte maggiori di quelli alle fonti rinnovabili. L’Iea dice che «Nel 2013 sono andati alle fonti fossili, in sussidi al consumo, 550 miliardi di dollari, secondo un andamento crescente negli anni (544 nel 2012, 523 nel 2011 e 412 nel 2010) e contro i 120 andati alle rinnovabili». La stessa agenzia ha individuato nei vari Paesi ben 250 differenti meccanismi per finanziare le fonti fossili direttamente o indirettamente e stima che, «Nel caso in cui non si intraprendono azioni urgenti e concreti, i sussidi alle fonti fossili potranno toccare nei prossimi anni quota 660 miliardi, lo 0,7% del Pil mondiale». Mentre, tenendo conto anche delle esternalità negative non compensate, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato in 1.900 miliardi di dollari i sussidi per le fonti fossili a livello mondiale nel 2011.